Amorim nuovo re
HA VINTO A 36 ANNI CON LO SPORTING MODELLO MOURINHO I Leoni non conquistavano il titolo dal 2002 Ruben, ex tifoso e play del Benfica, racconta: «José crea legami unici con i suoi giocatori»
L’idolo «Mourinho ha capacità d’analisi e s’adatta ai rivali per vincere»
I suoi riferimenti «Amavo il Milan di Sacchi, poi il Napoli di Sarri e Jorge Jesus»
Jorge Jesus e Mourinho sono i suoi maestri ed esempi. Joao Pinto il suo idolo d’infanzia. Cristiano Ronaldo uno dei giocatori che più ammira degli ultimi 20 anni. Ma mentre CR7 continua a segnare e a correre a 36 anni, il coetaneo Ruben Amorim, nato solo 9 giorni prima, ha già fatto a tempo a vincere uno “scudetto”, con lo Sporting di Lisbona – club di Cristiano agli inizi -, appena alla seconda stagione da tecnico. Eppure i due non si sono mai incrociati in campo, ma hanno giocato insieme una decina di volte in nazionale. Amorim ha ridato un titolo ai Leoni dopo ben 19 anni. Era dai tempi di Boloni in panchina che non trionfavano, proprio l’uomo che fece esordire CR7 in biancoverde.
Stagione da record
Con Amorim stavolta lo Sporting ha fatto 82 punti (e mancano 2 turni ancora), mentre allora furono 75, e soprattutto è ancora imbattuto in Liga, come in Europa solo i Rangers, la Stella Rossa di Stankovic e lo Slavia Praga. Una stagione fantastica, con la miglior difesa, solo 15 gol subiti (23 il Benfica, e 29 il Porto, 2°) e il re dei bomber, Pedro Gonçalves detto Pote, 22 anni e 18 gol, preso dal Famalicão per 6 milioni e oggi ne vale almeno 15-20. E anche una Coppa di Lega portata a casa a gennaio in finale col Braga. Che è stato proprio il trampolino di lancio di Amorim tecnico. Lui, ex bandiera del Benfica, fra il 2008 e il 2015 - guidato per 5 anni da Jorge Jesus, che l’aveva lanciato per un biennio al Belenenses -, 10 titoli con le Aquile di Lisbona, aveva lasciato ad appena 31 anni nel 2016, per problemi alle ginocchia , dopo un’esperienza negativa in Qatar per 6 mesi.
Due anni di corsa
Ma la passione per il calcio era troppo forte. Così si mette a studiare, a prendere i vari diplomi per allenatore e nel 2018 gli offrono la panchina del Casa Pia di Lisbona, terza serie, che trascina in alto (verrà promosso). Ma lascia a gennaio 2019 perché la federazione lo squalifica (poi revocata) per aver dato istruzioni a bordo campo, senza avere il patentino. L’esperienza lo lancia. Il presidente del Braga Salvador gli affida la squadra B, in C, strappandolo all’Under 23 del Benfica che lo tentava. Amorim
mette di fila 8 successi in undici gare, tanto che il boss del Braga licenzia Ricardo Sá Pinto, tecnico della prima squadra all’ottavo posto, e chiama lui a fine dicembre. Amorim debutta a gennaio 2020 con un clamoroso 7-1 in casa del Belenenses, il suo primo club da centrocampista, il 25 gennaio vince la coppa di Lega sul Porto, e in 13 match raccoglie 10 successi, fa a tempo a battere le tre big lusitane e risale al 3° posto. Un fulmine.
Fino al 2024
Ecco che a marzo, con l’esplodere del Covid, il presidente dello Sporting Varandas lo vuole a Lisbona, 4° tecnico in stagione (il 18° in un decennio) e deve pagare 10 mln al Braga per averlo. Esordisce con un 2-0 all’Aves, con un 3-4-3 (o 34-2-1) suo marchio di fabbrica. In 11 turni raggiunge il “suo” Braga al 3° posto. E poi questa stagione il boom: 45 punti all’andata, 14 vittorie e 3 pari in 17 gare, record dal 1947; imbattuto in tutte le competizioni da 21 gare (16 vittorie), ultimo k.o. in coppa con il Maritimo a gennaio. E infine il titolo tanto atteso. Con tanto di rinnovo del contratto al 2024, con clausola rescissoria da 30 mln. «E non eravamo certo noi i favoriti - ha sottolineato Amorim - per i molti cambi in estate e per i tanti giovani in rosa. Porto e Benfica avevano il 40% delle chance, secondo i bookmakers, noi appena il 3%».
Oggi il derby
Uno Sporting con una rosa che vale la metà di quella delle due rivali (150 mln a inizio torneo) e ha 25 anni di età-media. Oggi alle 19 c’è il derby col Benfica, «la squadra che un giorno vorrei allenare e per cui tifavo da ragazzo», disse nel 2017. E la allena il suo maestro Jorge Jesus: «Quello che mi ha influenzato di più. Anche se è un tecnico che stanca: perché ti riempie di informazioni tattiche ed è un perfezionista». Come Mourinho, altro idolo: «Gran gestore di uomini, capace di creare legami unici coi giocatori. Amo la sua capacità di analisi dei rivali e sa adattarsi a loro per vincere», disse anni fa all’Expresso. Spiegando che Guardiola e il “futebol bonito” non fanno per lui. Anche se amava «il Milan di Maldini, Gullit, Savicevic e il Napoli di Sarri». Sentiremo ancora parlare di Ruben Amorim.