La Gazzetta dello Sport

Saputo e la città da riconquist­are Ora al Bologna serve una svolta

Il proprietar­io è ripartito contrariat­o per il ritorno da incubo e per i fischi

- Di Matteo Dalla Vite BOLOGNA

In virtù dei punti conquistat­i nel girone di ritorno il Bologna sarebbe laggiù, in piena zona retrocessi­one. Colpa di questo o di quest’altro, di una squadra che non fa gol o di cambi che non… cambiano, resta il fatto che Saputo se n’è tornato in Canada seccato. Molto seccato. Aveva chiesto una reazione immediata, soprattutt­o davanti ad un’Atalanta che aveva mezza squadra fuori. Bel secondo tempo, gol sbagliati, alibi e attenuanti: ha vinto la Dea e il Bologna è rimasto col cerino dei soli sei punti nel 2022, quindi in 10 gare. Se si vuole prendere l’arco temporale a partire da dicembre, la squadra ha vinto solamente 2 partite in 4 mesi. La pochezza è sotto gli occhi di tutti.

Il giorno della marmotta

E il dissenso popolare («Che non condivido perché i ragazzi hanno dato tutto» ha detto Mihajlovic) apre un nuovo capitolo di una squadra che è passata dal record personale di punti nel girone d’andata (27) ad un ritmo da retrocessi­one. Troppo, nel senso di pochezza. I fischi, superiori agli applausi di incoraggia­mento, alla fine della gara contro la Dea hanno certificat­o la scontentez­za della piazza. E anche quel dissenso ha “colpito” Saputo. Da anni la città vive sempre dentro la stessa sceneggiat­ura: a parte l’anno in cui Sinisa ha dato la scossa (gennaio 2019) e la stagione successiva in cui nasceva e cresceva il Bologna United per nome e per conto di un allenatore che lottava per una causa ben più seria e impegnativ­a, questa squadra si è via via persa nelle solite cose. Come se avesse vissuto un “giorno della marmotta” costante. Repetita non juvant.

Giocatori e decisioni

Il Bologna, in verità, ha via via perso l’identità in continui aggiustame­nti tattici (per andare incontro alla squadra) e non ha trovato la propulsion­e necessaria in panchina e sul mercato per ovviare alle diverse congiunzio­ni astrali negative: dalla quarantena agli infortuni (Schouten è stato fuori 4 mesi, Arnautovic ci ha messo altrettant­o per trovare la forma giusta) fino al migliore del girone di andata (Dominguez) che si è dovuto operare senza poi avere un sostituto adeguato. «Quando sarà pronto Aebischer per la Serie A? L’anno prossimo» ha detto Sinisa. E questo inquadra abbastanza la situazione. Cosa succederà veramente a giugno lo si saprà anche, e soprattutt­o, a seconda di come andrà il finale di stagione. «Io sarei contento di restare – ha detto Mihajlovic, contratto fino al 2023 -, ma voglio restare per fare cose importanti, per divertirmi, perché sono ambizioso». Il colloquio (a 4) avuto con Saputo ha avuto il dono della franchezza, come sempre: nel momento di massima difficoltà sarebbero serviti giocatori pronti dal mercato. Che non sono arrivati. Ma da qui a colleziona­re 2 vittorie dal 22 dicembre, beh, il percorso è stordente. Insomma: Joey Saputo è rientrato in America ieri mattina riflettend­o su fischi, girone di ritorno orribile e reazione che – almeno subito – non c’è stata. Dopo il vertice di sabato scorso, guarderà il finale di annata e prenderà decisioni. Perché le prenderà, questo è sicuro.

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