La Gazzetta dello Sport

Una piazza per Liedholm Il suo Milan della “stella” somiglia a quello di Pioli

- Di Alberto Cerruti

Il Milan di Pioli che sta sorprenden­do tutti è stato paragonato a quello di Zaccheroni, capace di vincere il penultimo scudetto del secolo scorso dopo aver ribaltato i pronostici dell’estate precedente. Maldini allora era il capitano di una squadra illuminata dalla classe di Boban (artefice con lui della ricostruzi­one rossonera) che soltanto tre anni prima, con Capello in panchina, era diventata campione d’Italia. Questo Milan, invece, insegue da undici stagioni lo scudetto, che nel 2011 fu il primo di Allegri e l’ultimo della coppia Berlusconi-Galliani. Per ritrovare un’attesa così lunga, bisogna risalire al 1979, l’anno della “stella”. E qui incomincia­no le analogie tra quel Milan di Liedholm e questo di Pioli.

Anche allora i rossoneri erano partiti a fari spenti, dopo il quarto posto del campionato precedente vinto dalla Juventus, alle spalle persino del Vicenza di “Pablito” e del Torino.

I nuovi acquisti De Vecchi, Novellino e Chiodi non sembravano in grado di garantire il salto di qualità e più in generale la gestione di Felice Colombo era troppo lontana a livello tecnico da quella di Franco Carraro, che aveva fruttato gli ultimi successi in Coppa dei Campioni e Coppa Interconti­nentale, prima di Berlusconi.

Al di là delle similitudi­ni in generale, ci sono altre e più importanti analogie in particolar­e tra i due Milan, a cominciare proprio dal carattere dei due tecnici. Nemmeno Liedholm, come Pioli, aveva mai vinto uno scudetto, ma soprattutt­o entrambi hanno uno stile raro nel mondo del calcio, con l’identico amore per il palleggio rivisto a Cagliari, in occasione dell’azione con dodici passaggi conclusa dal gran gol di Bennacer. A proposito, un centrocamp­ista con lo stesso numero 4 di De Vecchi, che segnò la decisiva doppietta nel 2-2 in rimonta contro l’Inter nel girone di ritorno. Era il Milan dell’ultimo Rivera, che giocò soltanto 13 partite su 30 frenato dagli infortuni come

I leader del 10o scudetto Gianni Rivera e Nils Liedholm il capitano e l’allenatore del Milan campione d’Italia nel 1978-79

Ibrahimovi­c, in cui il compianto terzino Maldera anticipò le volate sulla sinistra del suo erede Theo Hernandez firmando nove reti. E soprattutt­o, come quello di Pioli, era un Milan che vinse più in trasferta che in casa, ugualmente capace di mandare in gol quasi tutti i giocatori, perché furono dieci i marcatori, dal vice-capitano Bigon (12) alle riserve Minoia e Boldini (1). Tra i pochissimi incapaci di segnare almeno una volta c’era Baresi, al suo primo anno da titolare ad appena 18 anni. Un altro pezzo pregiato di quel Milan rimasto nella società rossonera come Maldini, guarda caso anche lui lanciato da Liedholm, di cui si è parlato nei giorni scorsi per altri motivi. Malgrado l’assurda opposizion­e dei negazionis­ti di turno, nel centenario della nascita, prima dell’estate verrà intitolata all’indimentic­abile “Barone” la piazza della chiesa di Cuccaro Monferrato, dove tra l’altro si celebrò il suo funerale nel 2007. E quel giorno Liedholm sarebbe il più felice di tutti se il Milan di Pioli riuscisse a imitare il suo, continuand­o a sorprender­e fino in fondo.

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