La Gazzetta dello Sport

Il piccolo genio CAPUOZZO

SULLE ALI DI «DUE GIORNI SENZA SONNO ORA CI RISPETTERA­NNO»

- Di Simone Battaggia

Il ragazzo che ha scosso il rugby europeo è tornato a casa, a Grenoble. Ha il telefono stracolmo di messaggi e una discreta lista di interviste da fare. Tutti vogliono Ange Capuozzo, l’estremo che sabato, allo scadere di Galles-Italia, si è inventato una meta — poi realizzata da Padovani - che ha dato agli azzurri una vittoria che nel Sei Nazioni mancava da 36 incontri e che ha dimostrato a tutti che il rugby è intelligen­za, genio, coraggio e non soltanto forza. Per un mondo abituato da più di vent’anni a fisici mostruosi, agli autoscontr­i, vedere un ragazzino di 22 anni e di 71 kg che spacca in due la difesa del Galles è stata una boccata d’aria fresca, oltre a un godimento estetico. L’elezione a giocatore del 5° turno del Torneo è solo l’ultima conferma.

Ange, Come sta?

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«Bene. Sono state 40 ore di festa, abbiamo celebrato un momento speciale e bello. Sono tornato a Grenoble domenica sera con la famiglia. Ora dovrò pagare da bere a tutti. Prima voglio dormire. Negli ultimi due giorni praticamen­te non ho chiuso occhio, ero troppo agitato».

3Domanda di storia. Cosa avvenne nella sua città il 22 marzo 1997, esattament­e 25 anni fa?

«Lo so, l’Italia batté per la prima volta la Francia, 32-40, e dimostrò di meritare il Sei Nazioni. Papà c’era, si ricorda bene».

3 Si è reso conto che la vittoria di sabato a Cardiff ha un valore simile per il rugby italiano?

«È stata una vittoria fondamenta­le per la credibilit­à e il rispetto a livello internazio­nale. Da tempo la nostra immagine era debole. Serviva una grande partita, una prestazion­e bella, una di quelle gare che meriti di vincere dall’inizio alla fine. È importante anche esserci riusciti alla fine del Torneo. Contro la Francia avevamo giocato bene nel primo tempo, contro la Scozia abbiamo mostrato delle cose belle nel secondo. Vincere però fa una differenza enorme».

3 In quell’ultima azione, mentre correva con la palla in mano, ha avuto per un attimo la tentazione di piegare verso l’interno, di andare lei a prendersi la gloria in mezzo ai pali?

«No. Passare il pallone a Edoardo è stata la cosa normale. Non ero sicuro di arrivare in fondo da solo, c’era un ultimo difensore da battere, avrebbe potuto placcarmi. Per rispettare il gioco era importante fare quel passaggio, anche perché la corsa di Edoardo Padovani in sostegno era perfetta».

E quindi ha puntato la bandierina per attrarre l’uomo e per liberare Padovani.

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Nel Sei Nazioni contro il Galles il 22enne ha dato all’Italia una vittoria dopo 7 anni: «Grande partita, prevista dalla mia famiglia» Con Emma Ange Capuozzo, 22 anni, con la fidanzata francese Emma: era presente a Cardiff

«Esattament­e. Non si poteva fare in altro modo, soprattutt­o con sei punti da recuperare».

3C’era anche la sua fidanzata Emma, a Cardiff?

«Sì, lei con i miei genitori, mia sorella, zii, cugini e amici. C’era tutta la famiglia».

3Dopo le due mete in mezz’ora contro la Scozia aveva detto che la sua partita non era stata perfetta. Come valuta gli 80 minuti col Galles?

«Questa volta mi sono sentito molto più calmo, concentrat­o, sono entrato in partita prima. La performanc­e collettiva della squadra è stata buona, anche in questo caso non perfetta ma comunque buona. Così individual­mente è stato più facile».

3Ha

già vinto una partita al Sei Nazioni. Quali altri sogni ha, in maglia azzurra?

«Giocare di nuovo, solo questo. E poter cantare ancora l’inno».

3Ma la medaglia di uomo del match che Josh Adams le ha offerto alla fine della partita, alla fine è rimasta a lei?

«No, ce l’ha lui. Il suo gesto è stato davvero di classe, già il fatto che me l’abbia offerta è stato importante. L’uomo del match è lui ed è giusto che la tenga lui».

3Quali erano i suoi idoli rugbistici, quando era bambino? «Ne avevo due. Sireli Bobo, l’ala figiana di Biarritz, e poi Christophe Dominici. Due ali».

3Domanda del diavolo. Un ragazzo formato in Italia sarebbe riuscito a “leggere” la difesa e a trovare lo spazio per quell’attacco come ha fatto lei?

«Assolutame­nte sì. Quando ho guardato le immagini del rugby italiano, ho sempre visto che c’erano tanti atleti che possono fare la differenza. E poi è vero che sono nato in Francia, ma sono italiano. Quell’azione da meta è nata da un giocatore italiano».

È vero che suo padre ha scommesso con gli amici che lei diventerà il miglior marcatore di sempre dell’Italia?

3 «No. Però mio zio prima della partita ha mandato un messaggio sul gruppo whatsapp di famiglia: “Al 78’ sarà 20-20 e poi Ange segnerà la meta della vittoria”. Io ho risposto “Ok, lo spero”».

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 ?? IPP ?? L’uomo del destino Ange Capuozzo, 22 anni, qui mentre segna una delle due mete nella gara d’esordio in azzurro, il 12 marzo a Roma contro la Scozia (22-33)
IPP L’uomo del destino Ange Capuozzo, 22 anni, qui mentre segna una delle due mete nella gara d’esordio in azzurro, il 12 marzo a Roma contro la Scozia (22-33)

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