«Juve, vado e to Rno»
BONUCCI MIO EREDE TORINO? CASA MIA» Il difensore dovrebbe continuare nella Mls: «Il mio addio al club servirà per il salto di qualità dei ragazzi»
«GIUSTO LASCIARE
Il cielo sopra piazza San Carlo è di un azzurro limpido e brillante e fa pendant con il colore della maglia che Giorgio Chiellini indosserà per l’ultima volta. Meno di dieci giorni fa capitan Chiello ha salutato la Juventus e i suoi tifosi a Firenze, nella città in cui conobbe la Serie A, e a Londra,nello stadio in cui un anno fa ha vissuto la sua gioia più grande, il trionfo all’Europeo, mercoledì dirà addio alla Nazionale. «Quando ho saputo di Italia-Argentina a Wembley ho pensato che fosse un regalo del destino — racconta il difensore —. Un’ultima opportunità, la passerella finale contro Messi, che è uno dei più forti della storia del calcio. Sono pronto a godermi questa partita e dopo Juve-Inter è il mio unico pensiero, perché voglio farla ad alto livello. Wembley è un posto simbolico, s’affrontano i campioni d’Europa contro quelli del Sudamerica. Senza questa occasione avrei lasciato in Turchia, nella tristezza di Konya, perché la Nations League appartiene al nuovo ciclo».
3 Ripartiamo da Wembley e dalla magica notte dell’11 luglio: mai avuto paura di perdere la finale? «Ricordo che all’intervallo, anche se eravamo sotto di un gol, dissi ai miei compagni di stare tranquilli, di giocare e di tenere palla. Ero sicuro che se non ci fossimo esposti al loro contropiede l’avremmo ripresa. Noi eravamo sereni e sentivamo la loro paura».
3Dopo l’Europeo ha mai pensato di ritirarsi?
«A dicembre 2020, quando arrancavo e faticavo per recuperare dall’infortunio al crociato e non sapevo nemmeno se sarei riuscito a strappare la convocazione, un pensierino lo avevo fatto. Mi dicevo: “Arrivo all’Europeo e poi smetto”. L’emozione del trionfo invece mi ha dato la spinta giusta per provare ad arrivare fino al Mondiale».
La domanda però è inevitabile: il Chiellini visto nelle ultime partite non farebbe comodo ancora a Juve e Nazionale?
3 «Quest’anno ho giocato le gare che avevo messo in conto, una ventina circa, e sono felice di averle fatte al livello che desideravo. Non mi sentivo così bene da prima dell’infortunio, però penso che sia il momento giusto, perché il crollo arriva in un attimo e sia la Juve sia la Nazionale hanno bisogno che qualcuno riempia il vuoto lasciato da me: servirà a far fare il salto di qualità ai giocatori più giovani».
3Che cosa si è rotto dopo l’Europeo?
«Abbiamo cannato la prima partita con la Bulgaria, che è arrivata troppo presto. Io avevo 20’
nelle gambe, i giovani al massimo una partita e mezzo. Quel pareggio ha compromesso tutto il percorso e poi siamo arrivati ai match decisivi senza giocatori importanti. La Nazionale ha un bacino ampio ma in una squadra che ha già le sue alchimie le assenze le paghi. Il successo di Wembley è stato inebriante, forse abbiamo pagato anche quello. In Portogallo potevamo anche perdere, ma dovevamo arrivarci. La sconfitta con la Macedonia non è accettabile».
3Con Mancini si può aprire un nuovo ciclo?
«E’ l’uomo giusto per portare avanti questo progetto, valorizzando ancora di più i ragazzi, che ci sono già ma adesso aumenteranno. La crescita è fisiologica e loro hanno bisogno di tempo: penso a Locatelli, che se avessimo fatto l’Europeo nel 2020 non avrebbe mai giocato, invece è stato importante. Prendete Tonali: da un anno all’altro è diventato un altro giocatore. Io avevo visto qualcosa dentro di lui fin dalla prima volta che venne convocato in Nazionale, sono contento che sia venuto fuori».
3Bastoni è l’erede azzurro? «Alessandro è mancino come me e sta diventando sempre più forte a livello internazionale, deve solo avere il tempo di maturare e imparare dai suoi errori, come ho fatto anche io. I frutti del lavoro fatto nei settori giovanili negli ultimi 10 anni si vedono: i difensori a livello tecnico hanno una base altissima, però non bisogna
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perdere le caratteristiche che ci hanno sempre distinto, come la capacità di marcare».
3Bonucci invece erediterà la doppia fascia, Juve e Nazionale.
«Leo vive ora quello che ho passato io con Gigi: la gioia di raggiungere il traguardo sognato ma anche la consapevolezza che gli mancherà un sostegno. Io, Buffon, Bonucci e Barzagli siamo tutti diversissimi, ma il pregio di ognuno è stato amare i difetti degli altri, accettarli e mascherarli. Siamo stati bravi a completarci, ognuno di noi ha beneficiato della presenza altrui in campo e fuori. Senza gli altri accanto siamo stati meno forti».
3 Lippi, Donadoni, Prandelli, Conte, Ventura, Mancini: da chi
ha imparato di più?
«Ho preso qualcosa da ognuno di loro. Marcello mi fece esordire in azzurro, aveva qualità che rivedo ora in Ancelotti e Allegri, due tecnici che hanno scritto pagine importanti di storia. Aveva una lettura della partita che non s’insegna. Donadoni è stato sottovalutato e facilmente dimenticato: ha pagato il carattere introverso. Prandelli mi ha insegnato i tempi del calcio, abbiamo fatto un biennio di alto livello prima dell’Europeo, Mancini mi ha sorpreso: da avversario era tosto, lo vedevo scontroso e poco empatico. Invece mi ha colpito la sua umanità e l’abilità nel trasferire fiducia e sicurezza. Avevamo appena mancato il Mondiale e lui ci disse subito che dovevamo puntare a vincere l’Europeo».
Italia-Argentina come chiusura un regalo del destino La passerella finale contro Messi...
L’attaccante che l’ha fatta soffrire di più?
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Per Leo è come me con Buffon: gioia per la fascia ma gli mancherà un sostegno
«Suarez mi ha sempre fatto impazzire, in campo ma anche di piacere. Ci giocai contro la prima volta nel 2010, quando era all’Ajax, e ho visto subito qualità da attaccante vero. Affrontarlo è stimolante, ha una malizia e una scaltrezza non comuni, devi inventarti sempre qualche escamotage per fermarlo».
3 Il compagno che l’ha sorpresa di più in allenamento?
«Io sono sempre stato innamorato di Cassano. E’ un talento pazzesco, gli sono mancate la costanza e la pazienza: purtroppo sono doti che non gli appartengono. Mi sono sempre trovato bene con lui, pur in mezzo a tutte le sue esuberanze».
3Che cosa le mancherà di più? «La quotidianità dello spogliatoio. Io sto benissimo in mezzo ai giovani, anche se a mia moglie pare impossibile che io possa essere in sintonia con persone che hanno 15-20 anni meno di me. Mi hanno trasmesso un’energia pazzesca e tanta spensieratezza. Chi è riuscito a farsi contagiare dalla leggerezza dei giovani ha vissuto meglio il post carriera».
3 A proposito, che farà Chiellini da grande? La rivedremo presto in Mls?
«Dalla Juve ho avuto tanto e ho dato anche tanto. Mi piacerebbe fare un’esperienza più leggera, anche di vita, per staccare la spina e tornare più carico. Fare il dirigente è molto impegnativo, bisogna prepararsi e studiare. Torino ormai è casa per la mia famiglia, torneremo sicuramente a vivere qui».
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