La Gazzetta dello Sport

Nessun successo italiano in 6 Giri Però i giovani fanno sperare

- Luca Gialanella

Invitate i giovani all’Arena di Verona per l’ultima tappa del Giro. È uno spettacolo senza pari al mondo. Non c’è un luogo così coinvolgen­te per accogliere i corridori. Pazzesco, brividi continui. L’Arena è uno stadio dove i tifosi di Nibali (“Non c’è Giro senza Nibali”) e quelli di Carapaz oppure di Juanpe Lopez e della maglia rosa Hindley si fondono in una ola da destra e sinistra. Uno stadio e una discoteca a cielo aperto, dove tutti ballano e sono felici. La giornata conclusiva della corsa rosa, accolta per la quinta volta dall’anfiteatro romano tempio della lirica, è un inno alla gioia.

I corridori si dimentican­o le fatiche di una corsa da 51 mila metri di dislivello, decisa nei 2900 metri finali della salita della Marmolada: all’australian­o Hindley bastano 360 metri di dislivello per mettere sulle ginocchia Carapaz, anche ieri, incredulo della sconfitta. Landa, terzo come nel 2015, conferma la sua regolarità, ma le sue qualità da scalatore puro appaiano appannate.

Il Giro ci lascia un’Italia dai due volti. C’è un record negativo da aggiornare: l’intervallo dall’ultima nostra vittoria, Nibali 2016, sei anni, non ha pari nelle 105 edizioni e purtroppo si allungherà ancora. D’altra parte, però, abbiamo vinto 5 delle ultime 11 tappe, tutte con corridori giovani e in modi diversi. La cronometro di ieri a Verona di Matteo Sobrero, 25 anni, è una perla, perché la crono è la dimensione del “motore” di un atleta. Alessandro Covi, 23 anni, conquista la Marmolada, e non gli regala niente nessuno, perché dietro ci si gioca il Giro. Giulio Ciccone, 27 anni, si ritrova sull’arrivo in salita di Cogne dopo una lunga fuga. Stefano Oldani a Genova (ancora una fuga) e Alberto Dainese in volata a Reggio Emilia, entrambi 24 anni, sono la dimostrazi­one che i giovani ci sono. Questo Giro sarà il loro trampolino.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy