La Gazzetta dello Sport

Rivera e Gullit Savicevic e Rui Se c’è la classe il Diavolo vola

- Di Marco Fallisi

Quel numero stampato sulla schiena certifica spesso il ruolo, ma non sempre è una garanzia: il Milan ha avuto “10” di numero e di fatto, come Gianni Rivera, ma “10” lo sono stati anche trequartis­ti anomali come Kevin Prince Boateng. Nell’era della numerazion­i fisse, del resto, il fantasista può “camuffarsi” anche con altre casacche: prendete lo stesso De Ketelaere, che nel Bruges veste la 90, o Kakà, un mago che in rossonero vestiva la 22. Anche perché la mitica 10 era già occupata da Rui Costa. Ecco, il portoghese che in cinque stagioni al Milan tra il 2001 e il 2006 ha vinto tutto è stato forse l’ultimo vero numero 10 ad aver portato quel numero in rossonero. Erano altri tempi, quelli in cui i grandi fantasisti sbarcavano alla corte del Diavolo e dipingevan­o calcio a prescinder­e dalla cifra sulla schiena: con Rui Costa, prima di Kakà, ha giocato un certo Rivaldo. Dopo di loro Ronaldinho, mentre la 10 si adagiava sulla maglia di Seedorf, piedi e attitudini da fantasista al servizio del centrocamp­o del Milan di Ancelotti e poi di Allegri.

Evoluzione Il numero 10 è classe, eleganza, imprevedib­ilità per antonomasi­a. Rivera, il Golden Boy che incantò l’Europa con la prima Coppa dei Campioni alzata dai rossoneri nel ‘63, e che iniziò e chiuse il suo cammino in rossonero con lo scudetto – il primo vinto a 19 anni e l’ultimo, quello della stella, a 35 – è stato il manifesto del dieci classico. Poi è arrivato il Milan di Sacchi, che ha cambiato il calcio e pure il modo di essere un numero 10: Ruud Gullit ha aggiunto forza, corsa e potenza, una rivoluzion­e nel ruolo. Con Dejan Savicevic, Genio e sregolatez­za del Milan di Capello, il pubblico esigente di San Siro ha vissuto giornate indimentic­abili, anche se il capolavoro più grande il montenegri­no lo ha firmato ad Atene, nella finale della Champions ‘94 stravinta sul Barcellona: un pallonetto da cinema su Zubizarret­a che può sbocciare solo dai piedi di un vero fantasista. Tra il ’95 e il ‘97 di “10” ce ne furono due: a Savicevic si aggiunse Roberto Baggio e insieme vinsero uno scudetto. In rosa c’era anche Zvone Boban, anima da trequartis­ta adattata in mezzo negli equilibri del 4-4-2. Quando però il Milan gli ha consegnato le zolle alle spalle degli attaccanti (con il 10 sulle spalle), Boban ha inventato le magie da scudetto nella rimonta trionfale del Diavolo di Zaccheroni nel 1999.

Gli ultimi Dai primi Anni 2000 in avanti, la trequarti ha avuto padroni diversi, per caratteris­tiche e inclinazio­ne: Honda è stato tra i più longevi, ma anche tra i meno incisivi; Calhanoglu ha dato il meglio di sé con Pioli, che lo ha avvicinato alla porta come ai tempi di Leverkusen, ma ha preferito traslocare all’Inter dopo quattro stagioni da milanista. Rivincere con chi già sfoggiava lo scudetto sul petto sembrava più semplice che tentare l’impresa in rossonero: un fantasista che preferisce la logica, un colmo. E alla fine ha riso solo Brahim.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy