La Gazzetta dello Sport

L’IMPREVEDIB­ILITÀ E UN PIEDE AFFILATO QUALITÀ PER

Il sinistro geniale di Paulo è l’ideale per una squadra massiccia e potente

- Sebastiano Vernazza MILANO

he cosa porterà Dybala all’Inter? La risposta è semplice: aggiungerà imprevedib­ilità, regalerà il lampo di una intuizione improvvisa o di un sinistro affilato. Da Luciano Spalletti a Simone Inzaghi, passando per Antonio Conte, l’Inter delle ultime stagioni è stata una squadra massiccia e potente, quasi mai sorprenden­te nello sviluppo del gioco. La forza e la corsa come scelte primarie, e il senso architetto­nico di Brozovic a tenere insieme il tutto.

Il ruolo L’ultimo fantasista è stato Christian Eriksen, ma di rado il danese si muoveva in appoggio alla punta. Conte ha insistito per renderlo un centrocamp­ista puro e a furia di provarci qualcosa ha ottenuto. Se Eriksen non avesse rischiato di morire all’Europeo e fosse rimasto a Milano, Beppe Marotta non avrebbe ingaggiato Calhanoglu. L’equivoco del ruolo non si porrà, Dybala è un attaccante – seconda punta o trequartis­ta – e lì si muoverà, al fianco di Lautaro o dietro. Nel caso in cui Lukaku ritornasse e Martinez restasse, l’ipotesi di un tridente sarebbe suggestiva, ma non praticabil­e. Non crediamo che Inzaghi si scosterà dal 3-5-2 per imbarcarsi in un avventuros­o 3-4-1-2 o 3-4-2-1, con Paulo trequartis­ta unico o in tandem con Lautaro. Dovrebbero costringer­lo a lavorare di ramazza, e nel caso perderebbe spunto e creatività. No, il 3-5-2 per lui è un sistema ideale. Non è Eriksen, non ne ha la stessa impronta scandinava, la disponibil­ità all’adattament­o snaturante. È un argentino pittorico, tende all’estro e funziona se gli è consentito di esprimersi secondo istinto. Non lo si può ingabbiare e chiedergli di arretrare. I report confermano: Paulo tocca il maggior numero di palloni a destra sulla trequarti, nella stagione appena conclusa sono stati 246 in Serie A. Da lì può rientrare sul sinistro per l’assist o per il tiro. Accentrarl­o e abbassarlo sarebbe controprod­ucente. Non è trasformab­ile in Luis Alberto, giocatore di livello superiore che nella Lazio di Inzaghi agiva per lo più da mezzala.

Le qualità Dybala distilla calcio in purezza con un sinistro che gli permette molto, anzi tutto. Nell’ultima annata alla Juve, complicata per vari motivi, ha segnato 10 gol e servito 5 assist in campionato. Quattro delle dieci reti le ha realizzate con tiri dal limite o da fuori. Il compagno con il quale ha interagito di più è stato Cuadrado: per 123 volte gli ha passato il pallone e in 163 occasioni lo ha ricevuto da lui. Numeri che di per sé sono relativi, al massimo indicano una tendenza, nulla di assoluto. All’Inter sulla destra scorrazza Dumfries, sempre che l’olandese rimanga, ma non sappiamo se finirà allo stesso modo, con il reciproco innesco tra esterno e interno, o se Inzaghi chiederà a Dybala di rapportars­i di più con Lautaro/ Lukaku. Propendiam­o per il secondo scenario, per un Dybala nella pienezza dei suoi poteri tecnici, regista d’attacco e cannoniere nello stesso tempo, senza distinguo. Dybala dovrebbe essere la variante alla possanza interista, il campione che scardina le partite asettiche e che si prende la responsabi­lità di una punizione dal limite con buone probabilit­à di riuscita.

I predecesso­ri L’Inter ha una bella tradizione di numeri dieci, ma l’albero genealogic­o dei predecesso­ri di Dybala è diviso in due. Da una parte ci sono i dieci nordici alla Matthäus o alla Sneijder, anche se l’olandese viveva di folgorazio­ni mediterran­ee. Dall’altra i geni sregolati alla Evaristo Beccalossi oppure Robi Baggio, il più incompreso dei nostri numeri 10, l’ultimo calciatore italiano globale. Paulo Dybala si colloca in quest’ultima schiera e supponiamo che l’Inter non l’abbia preso per soffocarne il talento.

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