Era una mezzala e riparava tetti: la lunga ascesa con testa e rabbia
La strada che da Rivoli, uno degli ultimi comuni della città metropolitana di Torino, porta a Via Garibaldi, la via pedonale che apre le porte delle zone nobili sabaude, di piazza Castello e Palazzo Madama, è tutta dritta. Un’unica linea retta, senza curve, ma molto lunga: è corso Francia, quasi 12 chilometri, il corso rettilineo più lungo d’Europa. Federico Gatti è nato a Rivoli e presto arriverà a un’altra nobile torinese, la Signora bianconera. Anche la sua strada è stata lineare, un’ascesa continua ma lunghissima, dalla Promozione alla Serie A senza saltare un passaggio. Le cose con i settori giovanili (Torino e Alessandria) non erano andate bene, con i grandi invece prendono subito un’altra piega. Gatti è un centrocampista centrale della formazione Juniores del Pavarolo quando una di quelle crisi economiche non rare nel calcio “minore” porta alla partenza di quasi tutti i titolari. A Pavarolo promuovono i giovani, l’allenatore di allora sposta il “ragazzone” difensore centrale, cambiandogli probabilmente la carriera.
La lunga strada
A quel tempo il calcio non è tutto, per Federico: quando ha 17 anni e prospettive sportive non proprio “azzurre”, il padre finisce fra i disoccupati. I lavoretti giovanili, per l’uomo che la Juventus acquisterà a gennaio 2022 per 10 milioni di euro, devono diventare una fonte di ingressi fissa per la famiglia: Gatti fa il muratore, il serramentista,
lavora ai mercati generali e si ritrova anche a riparare tetti. Come in tante storie di sport americano, quelle che piacciono agli sceneggiatori di Hollywood, le difficoltà diventano uno stimolo, la differenza nello stile di vita rispetto a compagni di squadra e avversari si trasforma in spirito di rivalsa. Le sveglie all’alba, il freddo sui tetti, aiutano vedere le cose in prospettiva: quando scende in campo, negli allenamenti serali, Gatti lo fa con la voglia di divertirsi e con un po’ di rabbia da sfogare. Diventa un marcatore ruvido, roccioso, pronto alla lotta e alla marcatura
Quanti lavori
spigolosa. «Chiellini è il calciatore a cui mi ispiro, per la sua mentalità: anche lui non molla mai» ha detto qualche mese fa, prima di sapersi juventino, in un’intervista alla Gazzetta. Sale di livello, migliorandosi passo dopo passo e non accusando mai il colpo: nel 2018 è al Verbania, conquistando la Serie D dall’Eccellenza. Nell’agosto del 2020 lo compra la Pro Patria (prima dell’interruzione per Covid Federico si è fatto notare in Serie D): 100mila euro. Un anno di C e la quotazione raddoppia: 200mila e passaggio in B al Frosinone. La lunga strada è quasi alla fine, già si vedono i quartieri nobili. E le tappe sono sempre più corte: dopo sei mesi è già uomo mercato, per le squadre si Serie A. Arriva la chiamata della Juventus, poi in questi giorni anche la Nazionale con un’ulteriore accelerata. Gatti ormai è un giocatore completo, affidabile, pronto ai test al livello più alto. A 24 anni da compiere fra un paio di settimane Federico sembra essere arrivato in tempo per riempiere il vuoto lasciato da Chiellini: come lui è vecchio stampo, come lui ama presentarsi, di tanto in tanto, in zona gol in area avversaria. La grinta, l’irruenza e la voglia mostrata ampiamente alla fine del debutto azzurro, però, a volte nascondono anche doti tecniche non trascurabili. Non sono quelle che lo hanno portato dal Mancio: «Quello che ti fa emergere è la testa, non basta giocare bene».
Gavetta Ha scalato tutti i gradini dall’Eccellenza alla Serie A, sempre più in fretta
Ha fatto il muratore, il serramentista, ha lavorato ai mercati generali