L’Italia alla ricerca del gol perduto PUNTE
SEGNANO CON IL CONTAGOCCE E MAI CON LE SERVE UNA SVOLTA Immobile e Belotti sono a secco da un anno. In attesa di Scamacca e Raspadori, rimediano i centrocampisti, Barella in testa
Il problema del gol esiste e Roberto Mancini non lo nasconde sotto il tappeto. Ne ha parlato anche dopo il buon pareggio con l’Inghilterra: «Dobbiamo migliorare soprattutto quando attacchiamo. Non possiamo sbagliare certi gol». Facile trovare dei numeri per illustrare l’emergenza. In 4 delle ultime 7 partite, l’Italia non ha trovato la porta; 4 match a secco, come nelle precedenti 45 gare. Il dato dà la sensazione di una frenata brusca, ma in realtà, in tutta la gestione Mancini la produzione di gioco, in media ottima e abbondante, non ha mai trovato giusta corrispondenza nelle reti fatte. Le statistiche dicono che questa Nazionale è seconda per media-gol solo a quella di Vittorio Pozzo, ma è un effetto ottico dovuto alle facili goleade. Conta di più un altro rilievo: i due centravanti del quadriennio, Ciro Immobile e Andrea Belotti, non sono ancora arrivati in doppia cifra e sono stati raggiunti a quota 8 da un mediano: Nicolò Barella. Il 16 giugno sarà passato un anno dall’ultimo gol azzurro di Immobile (Svizzera), mentre l’anniversario dell’ultimo di Belotti è caduto il 28 maggio (San Marino). Nelle ultime 10 partite azzurre abbiamo segnato 10 gol, di cui 2 soli con un attaccante di ruolo: la doppietta di Raspadori alla Turchia.
Aiuto, mamme Se andiamo a sbirciare le ultime 10 partire delle nazionali top, scopriamo che 10 gol li ha segnati Mbappé da solo e che la Francia ne ha vendemmiati 27 in tutto (6 Benzema). La Spagna 15 con i 6 di
GLI AZZURRI
Sarabia e i 4 di Morata e Ferran Torres. L’Inghilterra 14, con Kane in doppia cifra (10). Meno spumeggiante la Germania (11) che comunque ha un paio di attaccanti a quota 4: Werner e Muller. In prima linea stanno tutti meglio di noi. E se, invece di una comparazione in orizzontale, affondiamo in verticale nella storia, non ci tiriamo su il morale. Prendiamo Arrigo Sacchi. Nelle ultime dieci partite (novembre 1995-novembre 1996), la sua Nazionale segnò 19 gol, tutti con attaccanti: 5 Casiraghi, 4 Ravanelli, 3 Del Piero, Chiesa e Zola, più un autorete. Fotografia molto diversa da quella attuale. E se a questa Treccani del gol, aggiungiamo quella del Trap al Mondiale 2002 (Vieri, Inzaghi, Totti, Del Piero, Del Vecchio, Montella) arriviamo alla prima diagnosi del problema. Detto con la massima gentilezza, perché le mamme italiane restano le più adorabili: sono venuti al mondo meno talenti offensivi o forse i vivai sono stati meno bravi ad educarli. Una contingenza storica particolare. Se nel campionato 2005-06, anno del nostro ultimo Mondiale vinto, 8 centravanti delle prime 10 squadre erano italiani, con le eccezioni di Trezeguet (Juve) e Adriano (Inter), nel campionato appena concluso 8 dei centravanti delle prime 10 erano stranieri, con l’eccezione di Immobile (Lazio) e Belotti (Torino).
Aspettando Scamacca
Contro questa realtà deve combattere Mancini. Se non siamo in Qatar è perché abbiamo sbagliato troppi gol, da Basilea a Palermo. L’appello del c.t. a Coverciano è suonato come un S.O.S.: «Scamacca ha giocato nel club, ma non ha esperienza internazionale. Mi auguro che salgano dalla Serie B giovani bravi e si mettano a segnare». Scamacca ha fatto bene con la Germania, meno con l’Inghilterra. Come ha spiegato Mancini, «ha tutto per diventare un grande centravanti, tecnica e fisico». Oltre all’esperienza, gli mancano personalità, furore e fiducia che potrà acquisire con i primi gol azzurri e, ancora di più, con il passaggio in un grande club e l’abitudine a sfide stellari. Ma è giovane, 23 anni, e resta il miglior profilo su cui lavorare. L’auspicio di un balzo di club e di personalità vale anche per Raspadori. E poi la speranza che qualche altro giovane, da Pinamonti a Gnonto, a Sebastiano Esposito, si trasfiguri nella farfalla che non è ancora. Nell’attesa, Mancini fa gol con il reparto migliore: la mediana. Del cannoniere Barella abbiamo detto. Pellegrini ne ha già segnati un paio in questo secondo ciclo. Un paio a testa ne segnarono i ritrovati Pessina e Locatelli all’Europeo. Tonali ha firmato tre gol-scudetto. Tutti i mediani hanno gol nei piedi. Il gioco del commissario tecnico agevola i loro inserimenti. Non è un caso che, contro l’Inghilterra, le occasioni migliori siano capitate a Frattesi, Tonali e Pessina. Ma è gente che corre e quindi va messo in conto che possano non avere al tiro la lucidità degli specialisti. Con i ritorni di Chiesa e Berardi e la crescita di Spinazzola, migliorerà la rifinitura e la vita delle punte. Domani riprendiamo la caccia al gol, in Germania, la terra in cui Mancini segnò la rete più importante della sua breve e avara carriera azzurra. Per vincere da c.t. ciò che gli è sfuggito da calciatore, ha bisogno che i ragazzi segnino per lui.