40 anni Mondiali DALLA POLONIA A SUPER PABLITO E L’ITALIA DIVENTÒ UN CAPOLAVORO
Il 14 giugno 1982 la prima partita in Spagna: lo 0-0 contro Boniek fu l’inizio, poi il silenzio stampa, il tris al Brasile, il trionfo di Madrid
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omani saranno quarant’anni. Quarant’anni esatti dal 14 giugno 1982, l’inizio di un’avventura passata alla storia del nostro calcio che ha rappresentato una svolta anche per l’intero Paese. Nessuno lo poteva immaginare e invece, alle 17.15 di quel pomeriggio, lo stadio “Balaidos” di Vigo nella piovosa Galizia tiene a battesimo i futuri campioni del mondo contro la Polonia. Enzo Bearzot, il c.t. che ha guidato la Nazionale a un applaudito quarto posto al Mondiale del 1978 in Argentina, è accusato dalla stragrande maggioranza della stampa di avere mancato il titolo europeo due anni prima in Italia e soprattutto di avere convocato Paolo Rossi, che ha appena scontato due anni di squalifica, preferendo lui e Selvaggi al capocannoniere del campionato, il romanista Pruzzo.
Risultato bugiardo «In attesa di un miracolo», titola alla vigilia la Gazzetta e il miracolo per poco non si realizza, anche se Boniek alla vigilia aveva pronosticato un 2-0 per la Polonia. Il suo futuro compagno nella Juve, Tardelli, è la prima bella sorpresa, limita le scorribande di Boniek e colpisce anche la traversa. Lo 0-0 finale è bugiardo, perché l’Italia avrebbe meritato la vittoria, anche se Rossi incassa le prime critiche, al contrario del capitano Zoff che festeggia la centesima presenza in Nazionale. Nella seconda gara contro il Perù servono i gol, ma l’1-0 di Conti non basta perché una sfortunata autorete di Collovati fissa l’1-1, rendendo decisiva l’ultima partita contro il Camerun. Sembra facile e invece anche stavolta, dopo la rete di Graziani, arriva l’1-1 di M’Bida. Tre partite senza successi moltiplicano le critiche. «Avanti senza gloria», titola la Gazzetta. Chiudiamo il girone dietro la Polonia, ma a pari punti e pari differenza reti con gli africani ci qualifichiamo per la seconda fase avendo segnato un gol in più. Il clima si fa incandescente e la squadra si ribella. «Siamo stanchi delle vergognose invenzioni», sbotta Tardelli. Il riferimento è alle notizia secondo la quale Graziani avrebbe perso 70 milioni di lire al casinò, alle interrogazioni parlamentari sui premi per la qualificazione e alle battute relative alla “affettuosa amicizia” tra Rossi e Cabrini. Morale: prima di partire per Barcellona dove li aspettano l’Argentina e il Brasile, i giocatori si riuniscono e decidono di chiudersi nel primo, storico, silenzio stampa.
Una speranza Il capitano Zoff, a nome di tutti, spiega: «Ci stanno attaccando non soltanto come giocatori ma come uomini. Bearzot ha lasciato decidere noi, perché lui sta fuori». E i due, come si usa a quei tempi, parleranno tutti i giorni e non solo alla vigilia delle partite. Con le bocche chiuse, gli azzurri si preparano ad affrontare i campioni del mondo, con un Maradona in più.
Graziani discute con il Vecio
Il ragazzo del gol «Una speranza c’è», scrive alla vigilia Lodovico Maradei, cercando di andare coraggiosamente controcorrente. E la speranza si trasforma in realtà grazie a Tardelli e Cabrini che rendono inutile la rete finale di Passarella, e alla marcatura asfissiante ma corretta di Gentile su Maradona. Rossi non è ancora in forma, ma Bearzot lo conferma contro il Brasile. L’umidità asfissiante con i 37 gradi di Barcellona, in un altro lunedì, 5 luglio, e sempre alle 17.15, fa sudare noi in tribuna, ma non Rossi che torna il Pablito di 4 anni prima. La sua tripletta, la seconda marcatura spietata di Gentile su Zico e la parata finale di Zoff che blocca sulla linea il colpo di testa di Oscar sono il conto alla rovescia verso il trionfo mondiale, come ha sempre riconosciuto Bearzot, secondo il quale la vera finale è stata la partita vinta 3-2 contro il Brasile.
L’apoteosi Il resto non è noia, ma la logica conseguenza con il 2-0 sulla Polonia in semifinale grazie alla doppietta di Rossi, e il 3-1 alla Germania Ovest campione d’Europa, l’11 luglio a Madrid, firmato da Rossi, Tardelli e Altobelli. Il presidente della Repubblica, Pertini, in tribuna al fianco del Re Juan Carlos, applaude l’unica nazionale italiana capace di vincere un Mondiale senza mai andare ai supplementari, segnando tutti i gol su azione, dopo aver battuto i campioni del mondo e i campioni d’Europa in carica. Un capolavoro firmato Bearzot, salutato in tutte le nostre città con la riscoperta delle bandiere, fuori dai balconi e dai finestrini delle auto. Il segno di un’Italia che si gettava alle spalle gli anni di piombo e riscopriva il piacere di festeggiare. Grazie a un gruppo di grandi uomini prima che grandi giocatori, rimasti nel cuore di tutti. Anche oggi, quarant’anni dopo la vigilia di quella emozionante avventura.