De Ketelaere, «10» ideale per il Milan Un bel biglietto da visita per RedBird
Ottima idea, merita un 10: il Milan va sempre più deciso su Charles De Ketelaere, un gioiellino che però non sembra per niente ornamentale. Nei piani dei campioni d’Italia, il giovane può semmai rivelarsi un elemento fondamentale. Il fondo RedBird, la nuova proprietà con Gerry Cardinale a capo, è atteso da giorni intensi per gli assetti societari, ma sul mercato deve passare al più presto dalle intenzioni all’azione. De Ketelaere risponde in pieno al profilo ideale per il Milan del futuro: costo non proibitivo, sui 40 milioni, in carriera e pronto per le competizioni internazionali. Proprio perché si è già ricavato una reputazione oltre i confini del suo Belgio, Paolo Maldini e Ricky Massara non possono tentennare nella trattativa con il Club Brugge. È vero che Pioli dispone anche di un altro 10, Brahim Diaz, ma è chiaro che lo spagnolo non può bastare per la prossima stagione: in Champions League non si dovrà più uscire, per quanto a testa alta,
ai gironi. Ancora meno con lo scudetto sul petto.
Da Elliott in poi, la linea rossonera non cambia: niente spese folli alla Psg, meglio acquisti sartoriali. De Ketelaere non sa di azzardo, ma di occasione da non lasciarsi scappare. È definito jolly, logico per uno capace di coprire in attacco quattro-cinque ruoli. Viene da Bruges, o Brugge se preferite il fiammingo, città
dall’atmosfera romantica ma allo stesso tempo pratica: è lì che nel 15° secolo è nata la Borsa valori, nelle logge di una famiglia di origini venete, i Den Bourse. Saranno i natali, ma lo stesso Charles ha l’aria di essere un tipo fantasioso e concreto, con il carattere giusto per fare ancora tanta strada. È del 2001, deve ancora maturare: qual è il problema? Tra i 10 che hanno lasciato il
segno nel Milan, anche Rivera, Boban e Kakà sono diventati vincenti da apprendisti rossoneri. Dal primo Dopoguerra in poi, quel numero ha avuto tanta simpatia per il Diavolo: oltre ai già citati 10, si sono esibiti Schiaffino, Gullit, Savicevic, Baggio, Rui Costa, Seedorf… La galleria è da paura, ma De Ketelaere non deve spaventarsi, l’Italia può aiutarlo nella sua ascesa. Nessuno gli chiederà di ripetere le stramberie del primo belga in rossonero, Louis Van Hege: il centravanti ingaggiato nel 1910 per allenarsi correva al passo del tram 16 da Porta Romana. Il talentino fiammingo dovrà soprattutto contribuire ad altre variazioni sul tema nel gioco di Pioli. Con il suo 1 e 92 rimpolperebbe un reparto di giraffoni, a fianco di Leao, Giroud e, se tutto filerà liscio, Ibrahimovic. Sarebbe il cosiddetto rinforzo all’altezza. Il progetto milanista prevede altri interessanti innesti, come Renato Sanches a centrocampo e Sven Botman in difesa. Non saranno superstar, ma hanno una loro logica nel percorso di risalita dei rossoneri. Nemmeno Leao, Theo Hernandez, Tonali, Tomori e Kalulu sono sbarcati tra gli squilli di tromba, eppure sono saliti di livello tutti insieme. De Ketelaere è persino più conosciuto, anche se per lui la prova del 10 sarà misurarsi in una delle leghe top d’Europa. Il suo acquisto sarebbe un bel biglietto da visita per Gerry Cardinale e i suoi soci. Piuttosto, ci permettiamo un suggerimento. Il ragazzo, non dipende da lui, ha un cognome non facilissimo da pronunciare per noi italiani. In una città come Milano che tende ad abbreviare ogni parola, Dek sarebbe un comodo nome d’arte. Dek come il decaffeinato: ai rossoneri potrebbe dare nuova carica.