«Tridente Lukaku-Dybala-Lautaro? Un azzardo, all’Inter serve equilibrio»
ukaku più Lautaro più Dybala. I tifosi dell’Inter sognano, esercizio legittimo in estate, ma questa ipotesi di tridente è trasferibile sul campo? Le perplessità non mancano e Arrigo Sacchi ci aiuta a chiarire il quadro.
3Idea praticabile, quella del trio offensivo, per l’Inter?
«Ho sempre pensato che le squadre non si fanno con le figurine. Ero al Real Madrid come direttore tecnico nel 2004-05, e mi chiesero di allenare. Sapete com’era composto l’attacco? Ve lo dico io: Beckham, Raul, Ronaldo, Zidane, Figo. In panchina, i primi due sostituti erano Morientes e Owen. Non era una squadra, era un film. Però mancava la trama. E allora io ringraziai il presidente, ma rifiutai. Per proteggere la difesa sarebbero stati necessari due mediani con i giubbotti antiproiettile. Le
squadre hanno sempre bisogno di equilibrio».
3Qual
è l’ostacolo principale da superare per schierare insieme Lukaku, Lautaro e Dybala?
«Nel calcio moderno sono necessari undici uomini sempre attivi, sia in fase offensiva sia in fase difensiva. Si devono muovere in continuazione, devono partecipare alla manovra, devono collaborare. Solo in questo modo si può pensare di recuperare velocemente il pallone, quando ce l’hanno gli avversari. Se si consegnano tre giocatori al nemico, significa che in fase difensiva siamo in otto anziché in undici: come si fa? Le squadre vivono di movimenti sincronizzati: è fondamentale lo spirito di sacrificio e sono fondamentali le caratteristiche fisiche dei giocatori. Io non credo, ma potrei sbagliarmi, che
Lukaku, Lautaro e Dybala abbiano queste qualità».
3Le è mai capitato di schierare una squadra superoffensiva, diciamo con tre attaccanti puri? «Torno indietro con la memoria a quando arrivai al Milan: estate 1987. Al Parma avevo sempre adottato un modulo con due ali e un centravanti. Al Milan non avevo le ali e dunque dovetti modificare l’assetto. Optai per un attacco a due punte centrali con una mezzapunta, che era Donadoni, alle loro spalle. Però Donadoni, quando perdevamo il pallone, rientrava immediatamente e collaborava all’azione di pressing. Soltanto in questo modo potevamo avere il dominio del campo. Senza questi automatismi non ci sarebbe stata una squadra, ma undici uomini sparsi per il campo».
Obiezione: City, Liverpool e Psg hanno sempre tre punte. Dunque l’esperimento è possibile.
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«Non ho detto che è impossibile, ma che è molto difficile. Il City, ad esempio, ha grandi campioni eppure, poiché questi hanno perso un po’ di spirito di sacrificio, comincia a fare fatica. Il Liverpool si muove come un’orchestra, è vero, ma ha elementi molto veloci e abili nei movimenti senza palla. Il Psg, che ha un tridente stile Hollywood con Neymar, Mbappè e Messi, a parte il campionato francese, che cosa ha vinto? Il calcio, non mi stancherò mai di ripeterlo, è uno sport di squadra che non può essere interpretato come sport individuale. Inoltre l’Inter, per supportare quei tre, dovrebbe cambiare sistema: ora schiera tre difensori centrali, sarebbe necessario passare a due, altrimenti uno dei tre attaccanti dovrebbe fare anche il centrocampista in fase di non possesso».
3Più
logica una soluzione con due punte, quindi?
«Senza dubbio. Lukaku e Lautaro, assieme, hanno fatto benissimo con Conte e hanno vinto lo scudetto. Lautaro e Dybala, argentini entrambi, credo s’intendano a meraviglia e hanno caratteristiche che si integrano perfettamente. E il tandem Lukaku-Dybala, anche se tutto da scoprire, è un bel mix di fantasia e potenza. Non dimentichiamo che, se si volesse schierare il tridente, bisognerebbe avere due mediani rocciosi e sacrificare una mezzala, un Calhanoglu o un Mkhitaryan».
In conclusione: l’idea suggestiva di mettere assieme la Lu-LaDy viene bocciata?
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«Per carità, io non boccio nulla. Se riescono a farli giocare assieme tutti e tre e a ottenere risultati, chapeau! Sarei contento per loro e anche per me che avrei imparato qualcosa di nuovo».