La Gazzetta dello Sport

«Tridente Lukaku-Dybala-Lautaro? Un azzardo, all’Inter serve equilibrio»

- Andrea Schianchi

ukaku più Lautaro più Dybala. I tifosi dell’Inter sognano, esercizio legittimo in estate, ma questa ipotesi di tridente è trasferibi­le sul campo? Le perplessit­à non mancano e Arrigo Sacchi ci aiuta a chiarire il quadro.

3Idea praticabil­e, quella del trio offensivo, per l’Inter?

«Ho sempre pensato che le squadre non si fanno con le figurine. Ero al Real Madrid come direttore tecnico nel 2004-05, e mi chiesero di allenare. Sapete com’era composto l’attacco? Ve lo dico io: Beckham, Raul, Ronaldo, Zidane, Figo. In panchina, i primi due sostituti erano Morientes e Owen. Non era una squadra, era un film. Però mancava la trama. E allora io ringraziai il presidente, ma rifiutai. Per proteggere la difesa sarebbero stati necessari due mediani con i giubbotti antiproiet­tile. Le

squadre hanno sempre bisogno di equilibrio».

3Qual

è l’ostacolo principale da superare per schierare insieme Lukaku, Lautaro e Dybala?

«Nel calcio moderno sono necessari undici uomini sempre attivi, sia in fase offensiva sia in fase difensiva. Si devono muovere in continuazi­one, devono partecipar­e alla manovra, devono collaborar­e. Solo in questo modo si può pensare di recuperare velocement­e il pallone, quando ce l’hanno gli avversari. Se si consegnano tre giocatori al nemico, significa che in fase difensiva siamo in otto anziché in undici: come si fa? Le squadre vivono di movimenti sincronizz­ati: è fondamenta­le lo spirito di sacrificio e sono fondamenta­li le caratteris­tiche fisiche dei giocatori. Io non credo, ma potrei sbagliarmi, che

Lukaku, Lautaro e Dybala abbiano queste qualità».

3Le è mai capitato di schierare una squadra superoffen­siva, diciamo con tre attaccanti puri? «Torno indietro con la memoria a quando arrivai al Milan: estate 1987. Al Parma avevo sempre adottato un modulo con due ali e un centravant­i. Al Milan non avevo le ali e dunque dovetti modificare l’assetto. Optai per un attacco a due punte centrali con una mezzapunta, che era Donadoni, alle loro spalle. Però Donadoni, quando perdevamo il pallone, rientrava immediatam­ente e collaborav­a all’azione di pressing. Soltanto in questo modo potevamo avere il dominio del campo. Senza questi automatism­i non ci sarebbe stata una squadra, ma undici uomini sparsi per il campo».

Obiezione: City, Liverpool e Psg hanno sempre tre punte. Dunque l’esperiment­o è possibile.

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«Non ho detto che è impossibil­e, ma che è molto difficile. Il City, ad esempio, ha grandi campioni eppure, poiché questi hanno perso un po’ di spirito di sacrificio, comincia a fare fatica. Il Liverpool si muove come un’orchestra, è vero, ma ha elementi molto veloci e abili nei movimenti senza palla. Il Psg, che ha un tridente stile Hollywood con Neymar, Mbappè e Messi, a parte il campionato francese, che cosa ha vinto? Il calcio, non mi stancherò mai di ripeterlo, è uno sport di squadra che non può essere interpreta­to come sport individual­e. Inoltre l’Inter, per supportare quei tre, dovrebbe cambiare sistema: ora schiera tre difensori centrali, sarebbe necessario passare a due, altrimenti uno dei tre attaccanti dovrebbe fare anche il centrocamp­ista in fase di non possesso».

3Più

logica una soluzione con due punte, quindi?

«Senza dubbio. Lukaku e Lautaro, assieme, hanno fatto benissimo con Conte e hanno vinto lo scudetto. Lautaro e Dybala, argentini entrambi, credo s’intendano a meraviglia e hanno caratteris­tiche che si integrano perfettame­nte. E il tandem Lukaku-Dybala, anche se tutto da scoprire, è un bel mix di fantasia e potenza. Non dimentichi­amo che, se si volesse schierare il tridente, bisognereb­be avere due mediani rocciosi e sacrificar­e una mezzala, un Calhanoglu o un Mkhitaryan».

In conclusion­e: l’idea suggestiva di mettere assieme la Lu-LaDy viene bocciata?

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«Per carità, io non boccio nulla. Se riescono a farli giocare assieme tutti e tre e a ottenere risultati, chapeau! Sarei contento per loro e anche per me che avrei imparato qualcosa di nuovo».

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