Sainz può salire di “status” Ora serve il capolavoro Ferrari
Goccia a goccia, come acqua sulla roccia, Carlos Sainz si sta prendendo quello che vuole, quello che sente di meritare, quella vittoria che gli manca in Formula 1. E, diciamolo subito, dovesse centrarla non sarebbe solo una questione di numeri, statistiche o chance di puntare al Mondiale. Vincere sarebbe il biglietto d’ingresso a un club ristretto ma che fa la differenza tra i piloti. Carlos conquisterebbe uno status diverso, e persino una percezione diversa di se stesso, anche da parte degli avversari. La pole position di ieri è un’altra goccia che sta consumando la roccia, o sta riempiendo il vaso delle aspettative, per usare un’altra immagine. Erano settimane che Sainz aveva cambiato attitudine: già nelle parole esprimeva la consapevolezza che faceva sempre meno sforzi nel tirare fuori dalla F1-75 tutto il suo potenziale. Gli iniziali «faccio fatica» erano diventati «mi manca un dettaglio ma...», e poi via via parole sempre più chiare, dirette, precise. Adesso la pole, la prima della carriera, su una pista mitica come Silverstone e condizioni estreme. Pista bagnata e segnali che
arrivavano discordanti a sentire i team radio: «Spingi perché sta arrivando pioggia più intensa» dicevano gli ingegneri a turno ai piloti; «Si sta asciugando in fretta», ha
gracchiato via radio a un certo punto Perez. In questo caos è venuta fuori la pole di Sainz, che avrà anche “sfruttato” il testacoda di Leclerc e il rallentamento di Verstappen, ma è soprattutto frutto della crescita dello spagnolo. C’è un particolare da sottolineare nella parole di Carlos, a fine qualifica: «Non mi era sembrato un giro straordinario, niente di così speciale», ha detto tra le altre cose, mentre spiegava la sua prestazione. Segnale molto positivo, non sembri un paradosso: vuol dire che la testa è totalmente focalizzata sulla performance, sei totalmente dentro l’attimo di quello che stai facendo; una qualità e una condizione straordinarie nello sport agonistico. Tutto sembra fluido e lineare, «niente di così speciale» per citare il pilota della Ferrari.
Invece è specialissimo quello che ha fatto, ha mandato un segnale di solidità personale e di compattezza di squadra che sono un bel raggio di sole non tanto tra le nuvole inglesi quanto nel cielo della Ferrari di queste ultime settimane.
Adesso serve quello che non riesce da un po’: tenersi i sorrisi del sabato anche la domenica pomeriggio. E qui si aprono due questioni. La prima: il fattore Verstappen, che ha detto subito «attaccherò senza tregua». E siccome è Max, tutti sanno che farà esattamente quello che dice. Sull’asciutto o sull’acqua, che non è un elemento innaturale per lui. La seconda: il fattore Leclerc, che ha necessità di non stare dietro Max, anzi di recuperargli punti, per continuare a lottare nel Mondiale. Per dirla tutta, a Leclerc servirebbe vincere. La verve di Sainz, la fame di Leclerc e la “ragion di Stato” Ferrari dovranno essere ingredienti dello stesso piatto. Una situazione inebriante ma anche delicata: servirà una prestazione super anche al muretto della rossa. Come dice nella nostra intervista esclusiva Damon Hill, che di Formula 1 ne sa un bel po’, a Silverstone non c’è altro risultato che la vittoria, per la Ferrari.