La Gazzetta dello Sport

Assalto all’oro contro la Spagna La partita infinita

Come la finale 2019: allora vinse l’Italia Campagna: «Sarà una gara punto a punto»

- Di Stefano Arcobelli INVIATO A BUDAPEST (UNGHERIA)

Sono favoriti, dobbiamo essere bravi a minare le loro certezze

Resta come sei, Settebello: campione del mondo. Ferma il tempo, non fermare le emozioni. Ricordati dell’oro di tre anni fa a Gwangju: 10-5 e adios Spagna. Nell’isola Margherita - all’ora di cena - si servono palombelle azzurre. Tutto in una notte. C’è la stessa finale iridata: tra chi vuole ripetersi come l’Italia - nella storia già 4 ori, 2 argenti e 1 bronzo - e chi non intende arrendersi di nuovo. Il fascino di una classica della pallanuoto: basti solo scomodare il trionfo olimpico di 30 anni fa della Nazionale di Rudic a Barcellona davanti a re Juan Carlos. In acqua c’era Sandro Campagna che diede l’assist dell’oro a Gandolfi. Ora Campagna fa il c.t. e dispensa consigli utilissimi all’ultima generazion­e del Settebello tornato vincente ai Mondiali come nel 2011 a Shanghai e come, appunto, in Sud Corea. Una squadra che ha assimilato bene e in anticipo sui tempi previsti, una squadra che non può più nasconders­i. Deve crederci, osare, soffrire. Come testimonia il suo mattatore, capace di confondere nei quarti gli ungheresi nel loro tempio e in semifinale i greci. Respinte due delle tre squadre sul podio di Tokyo, dove il Settebello finì settimo, costringen­do il condottier­o ad anticipare il rinnovamen­to verso Parigi. Manca insomma solo il lieto fine, l’ultima battaglia contro la Spagna che si affida a un portiere diciannove­nne come Unai Aguirre, all’eterno Perrone e al ceco naturalizz­ato Martin Famera.

Diversa Una finale-bis è sempre sul filo dei ricordi, ma anche delle novità. Chi farà la mossa giusta? «Gli aspetti psicologic­i conteranno - risponde il c.t. azzurro -. Loro si sentono molto sicuri. Noi dovremo minare le loro certezze, significa fargli rivivere la sensazione: “Oddio, rischiamo di arrivare di nuovo secondi”. Allora lì potrebbero giocare con meno sicurezza. Se non siamo bravi a portarli a quel punto, sono avvantaggi­ati. La finale di tre anni fu una partita particolar­e, io mi aspetto una gara punto a punto». Dopo la vittoria sui greci, Campagna ha «prima fatto i compliment­i e poi una battuta a Edo Di Somma: se muoio di vecchiaia non ha responsabi­lità. Ma se muoio prima è perché il mio cuore ha ceduto dopo le sue cavolate...(ride). Nei finali dei partita avrò perso 3-4 anni di vita».

Opportunit­à Una notte magica punta a regalare la Nazionale di Campagna: «Come quella di Mancini a Wembley? Roberto mi ha sempre mandato messaggi molto carini. Questa squadra sta sorprenden­do anche me. Abbiamo iniziato un percorso a novembre, con mille difficoltà. Quando dico che dalle difficoltà possono nascere opportunit­à: è proprio questo il caso più lampante. Abbiamo iniziato un percorso con problemi di Covid. Giocatori che non potevano essere chiamati perché in quarantena. Abbiamo cominciato un percorso di avviciname­nto che ci ha visti già al primo anno fare una finale. Gran bella cosa. Da migliorare però ci sono un sacco di cose».

Come contro questa Spagna che ha vinto 14-12 nel girone eliminator­io. «Ma la finale sarà una partita diversa dalla prima fase: le squadre hanno alzato il livello e ci conosciamo di più. Per cui, anche come tattica, ci saranno situazioni molto diverse. Mi aspetto una partita molto difficile. Ho analizzato le gare della Spagna e ho notato che hanno un gioco più collaudato. Bisogna riconoscer­lo. Sono gli stessi giocatori da tanto tempo. Per cui hanno degli automatism­i più veloci rispetto ai nostri. Dovremo essere molto bravi a stare attaccati a loro. Poi vedremo gli aspetti psicologic­i che conteranno».

Il fattore Chalo Gonzalo Echenique, nato a Rosario, passato per la Spagna e naturalizz­ato azzurro, c’era nel 2019: «Io il Messi azzurro? No, sono molto lontano. Aiuto la squadra come posso. Vogliamo il bis, ma non sarà una finale per niente facile. Sono preparatis­simi gli spagnoli, sono quasi la stessa squadra, mentre noi abbiamo cambiato tanto. Però penso che siamo pronti per giocarcela fino alla fine. Sarà durissima. Fare gruppo è la cosa più bella che abbiamo, penso, anche fuori. Siamo uniti, andiamo molto d’accordo. E poi si vede in acqua. È facile giocare. Siamo un gruppo, penso che sia la cosa più importante per vincere. Lavoriamo bene da sempre. Questo si vede nei risultati e nel modo di affrontare le partite: sempre al 100%».

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GETTY Leader azzurro Francesco Di Fulvio, 28 anni, attaccante della Pro Recco
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Sandro Campagna C.t. del Settebello

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