A.A.A. Ronaldo offresi, ottime referenze Quando il calcio sembra una televendita
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Cristiano Ronaldo offresi. CR7 non si è presentato al raduno del Manchester United. «Motivi familiari», si è giustificato con il club, poi si è allenato al centro federale di Lisbona, la città in cui si trova. Vedremo che cosa accadrà oggi, ma lo scenario sembra chiaro, addio Old Trafford. Cristiano ha capito che il nuovo tecnico dello United, l’olandese Erik ten Hag, in carica da aprile, non è sensibile al fascino del fuoriclasse carico di gloria e di record. Ten Hag si è formato alla scuola oranje e il calcio totale non prevede deroghe, ogni giocatore è utile, nessuno è fondamentale. Mezzo secolo fa venne fatta un’eccezione per Johan Cruijff, ma il 14 dell’Ajax e dell’Olanda era già un allenatore in campo. Il ritorno a Manchester di CR7 non è stato esaltante. Jorge Mendes, il super procuratore ronaldiano, lavora per trovare una soluzione che tenga insieme tutto: la montagna di denaro che Cristiano esige; la competitività della squadra, necessariamente iscritta alla Champions; un tecnico e uno spogliatoio che accettino Ronaldo come un Re Sole al di sopra del bene e del male. Le voci si sprecano, CR7 è stato accostato a questa e a quell’altra società. Non è uno spettacolo esaltante. Anzi, striscia un filo di tristezza, manca giusto il “Baffo” delle televendite. Qualcuno ne ha approfittato per un po’ di ironia acchiappa-like. Il Salisburgo ha twittato: «Possiamo offrirti trofei, gare di Champions, belle montagne e la più talentuosa
Barcellona e il Chelsea. Tutto può essere, però ci sembra che in Baviera abbiano una visione differente e siano refrattari a mega operazioni con giocatori già avanti sul Sunset Boulevard. Il Barça è scampato al fallimento e Cristiano, madridista per storia personale, avrebbe il coraggio di vestire il blaugrana? Ha più chance l’opzione Londra, perché il Chelsea è passato di proprietà dai russi agli americani e dall’altra parte dell’Atlantico sono sensibili alle celebrità come fonti di business. Le potenzialità di CR7 sul mercato americano sarebbero notevoli. Noi buttiamo lì una provocazione: nell’anno del Mondiale in Qatar perché Ronaldo non se lo piglia il Paris Saint Germain, di proprietà del fondo sovrano qatariota? Il Psg potrebbe riunire per una stagione i grandi duellanti degli ultimi 15 anni, Cristiano Ronaldo e Leo Messi. Basterebbe liberarsi di Neymar, già in rampa di cessione. Sarebbe un’operazione epocale, senza controindicazioni economiche: il Psg è il CR7 dei club, al di sopra di qualunque fair play finanziario. Certo, dovrebbe versare a Ronaldo lo stesso stipendio di Messi, non un euro di più o di meno. Certo, il nuovo allenatore Christophe Galtier conterebbe meno dei fisioterapisti dei due fenomeni. Tutto quello che volete, ma Cristiano e Messi assieme sarebbero un film da Oscar, tipo Paul Newman e Robert Redford in “Butch Cassidy”. Allez Psg.