La Gazzetta dello Sport

Il principe è f

- Andrea Cremonesi INVIATO A SILVERSTON­E (GRAN BRETAGNA)

di a rabbia è durata poco perché quando la squadra lo ha chiamato per la consueta foto di gruppo Charles Leclerc si è presentato sorridente e rilassato, partecipe alla gioia spagnola di Carlos Sainz, che a Silverston­e ha festeggiat­o il suo primo successo in F.1. Ma la delusione, quella no, dentro il monegasco se la porterà per un pezzo. E la ferita di Silverston­e continuerà a sanguinare come quella di Montecarlo: tra Leclerc e Binotto è calato il gelo. Gli ingegneri gli hanno spiegato nel dopo corsa che non si poteva fare altrimenti quando è entrata in pista la Safety Car provocata dalla Alpine di Esteban Ocon. Non si poteva perché l’obiettivo numero 1 sotto gli occhi dell’amministra­tore delegato Benedetto Vigna era quello di portare a casa la vittoria. Perdere anche il settimo gran premio di fila con una macchina così non sarebbe stato accettato e accettabil­e. Dunque bisognava vincere. A tutti i costi, anche a costo di sacrificar­e colui che per velocità, determinaz­ione, rabbia agonistica l’avrebbe meritata di più.

Scelta obbligata Richiamare Charles, lasciando in pista Carlos - dicono a Maranello - avrebbe esposto lo spagnolo al rischio concreto di essere passato da Perez e Hamilton (ammesso che Lewis si sarebbe fermato) senza avere la certezza della rimonta di

Leclerc. Inoltre, sbagliando valutazion­e, al remote garage pensavano che le gomme soffici avrebbero degradato in fretta e che Charles, se avesse resistito agli assalti nei primi due giri, avrebbe poi potuto controllar­e la gara sino al traguardo. Così non è stato.

Vittorie negate E allora ecco la delusione del monegasco che a conti fatti sulle prime dieci corse del campionato ne ha perse quattro che erano già vinte: Spagna e Baku per guasti meccanici mentre si trovava al comando, Montecarlo e Gran Bretagna per due scelte di strategia che lo hanno penalizzat­o col risultato che la testa della classifica quando si è a un GP dalla conclusion­e del “girone d’andata” resta ancora notevole: 43 punti. Ma è facilmente immaginabi­le che Leclerc si chieda se è ancora al centro del progetto, lui che ha sposato la Ferrari a vita (ha firmato nel 2018 sino al 2024), ha preso la leadership del team a suon di risultati, detronizza­ndo Sebastian Vettel (il tedesco a Spa 2019 non partecipò con altrettant­o entusiasmo alle celebrazio­ni per il primo successo di Charles) e poi ha stretto i denti quando la rossa si è vista costretta a ridurre la potenza del motore, per un diktat della Fia. E adesso che è giunta l’ora di essere ripagato per lo sforzo e i sacrifici...

Equilibrio cambiato È innegabile che l’avvento di Sainz (primo pilota assunto sotto la gestione di Binotto, va ricordato) ha cambiato un po’ gli equilibri. Lo spagnolo non è baciato dallo stesso talento del compagno di squa

SocialClub Quel dito puntato

dra, ma ha una grande dote: legge le corse quasi come il connaziona­le Fernando Alonso che in questo è un maestro. Da qui il no sonoro alla tattica, che si sarebbe rivelata suicida, dettata da Maranello a Monaco: se non avesse trovato Nicholas Latifi sulla sua strada la festa di domenica sarebbe arrivata con oltre un mese d’anticipo. Ma Carlos sa anche gestire bene i rapporti con il compagno e il team, mai una polemica e quando serve, come domenica, senza fiatare si mette a servizio. Tutti crediti che poi vengono incassati.

Zero garanzie Il meglio deve ancora venire, è la tesi di papà Sainz, sbarcato in Sardegna per la Extreme E e questo suona un po’ come una minaccia per Leclerc che ha solo 11 punti di vantaggio.

 ?? ?? La foto comparsa sui social dopo il GP e pubblicata ieri dalla Gazzetta: Mattia Binotto e Charles Leclerc a colloquio appena dopo la fine della gara. Il team principal poi ammetterà: «Gli ho detto di stare calmo»
La foto comparsa sui social dopo il GP e pubblicata ieri dalla Gazzetta: Mattia Binotto e Charles Leclerc a colloquio appena dopo la fine della gara. Il team principal poi ammetterà: «Gli ho detto di stare calmo»

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