Il fioretto va di moda MARINI,
Marchigiano, ha 22 anni, è attentissimo al look ed è la grande speranza azzurra: il c.t. Cerioni lo ha rilanciato LA SCHERMA DIVENTA GLAMOUR «MA NON SONO SOLO VESTITI E CAPPELLI»
l fioretto azzurro è tornato a brillare, l’hanno detto anche i recenti Europei di Ankara. E nel rilancio dell’arma che ha dato all’Italia i maggiori trionfi c’è la firma pure di Tommaso Marini, il volto nuovo della Nazionale attesa a breve dai Mondiali del Cairo, al via dal 15 luglio. In Turchia, il “millennial” azzurro, classe 2000, talento che sarebbe già emerso senza lo stop Covid nel momento della sua scalata nel ranking mondiale, è stato argento individuale e decisivo nella conquista dell’oro a squadre: risultati che la dicono tutta sulle sue potenzialità.
3Come
nasce Marini fiorettista?
«Sono marchigiano, di Ancona, la terra di quest’arma. Da bambino ho praticato molti sport: nuoto, equitazione, karate,e tennis. Sono portato per le discipline individuali. Poi mamma Anna, del tutto ignara della scherma, mi ha convinto a frequentare una palestra vicina a casa. Avevo 9 anni. Sono andato, mi hanno subito messo in mano un fioretto di plastica e due settimane dopo ho vinto la mia prima gara. È stato il colpo di fulmine. Per 7 anni sono cresciuto lì seguito da Marina Montelli e Daniele Montanari che mi hanno insegnato tutto».
Da Ancona a Jesi: scelta obbligata?
«Direi naturale. Nel 2016 ho deciso di andare nel tempio del fioretto. Nessuno mi ha chiamato né segnalato. Volevo cambiare per capire quale fossero le mie potenzialità, che sentivo tutte dentro. E Jesi era il posto giusto».
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3 Non ha perso tempo a farsi notare. Si sentiva predestinato? «Se hai talento e carattere, a Jesi c’è tutto per emergere. Con gli insegnamenti della maestra Maria Elena Proietti Mosca sono entrato nel giro delle Nazionali giovanili, poi ho iniziato a frequentare le gare di Coppa del Mondo fino ad entrare nella Nazionale assoluta, come riserva per Tokyo».
La svolta tecnica?
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«Quando ho avvertito il bisogno di completarmi e ho chiesto a Cerioni di affiancare Maria Elena. Il fatto che poi sia diventato c.t. mi ha dato una spinta emotiva, perché con Cipressa i giovani non
SocialClub Orecchini, collane ed anelli le sue passioni
sbocciavano per mancanza di coraggio nelle scelte in pedana. Con Cerioni ho vissuto una vera metamorfosi, anche se non tutto è filato liscio».
3Cioè?
«Mi sono un po’ smarrito. All’inizio di questa stagione, dopo due brutte gare in Coppa del Mondo, ho pensato di smettere, lasciare tutto, dopo anni e anni di sacrifici. Ero angosciato per i risultati che non arrivavano, temevo di deludere le persone a me vicine. Salivo in pedana con un pensiero fisso sul risultato: vita o morte. Cerioni mi ha confortato, mi ha detto che gli alti e bassi fanno parte della carriera di chiunque. Ma avevo bisogno di una scintilla per riaccendermi perché mi sentivo spento e confuso».
3La rinascita ha un momento preciso?
«La scintilla è scoccata il 17 aprile, giorno del mio 22° complean
no, quando ho centrato la prima vittoria in Coppa del Mondo a Belgrado. Poi è arrivato un altro successo, in Sud Corea. La mia autostima si è rialzata e agli Europei ho tirato bene: l’argento è arrivato da solo. Ora sono più tranquillo, in modalità zen. Credo nell’influsso delle stelle, sono più in pace con me stesso, non mi metto tante aspettative. Meditazione? No, non avrei il tempo».
3Dai
social lei pare estroverso: cura il look, veste capi di abbigliamento da modello, si dipinge le unghie. Vuole essere diverso?
«Amo la moda, la mia famiglia lavora nel settore. Mi piacciono i vestiti colorati, i cappelli, gli accessori. Non sono stravagante, solo mi vesto in base a come mi sento. Forse mi distinguo dagli altri ma non cerco la diversità. È il mio hobby e il mio piacere. Le unghie dipinte sono un vezzo, me le mangio pure... La fidanzata? Non c’è. Sono sul mercato».
3 E la scuola?
«Diploma al liceo con indirizzo economico sociale, mi sono iscritto a un corso di Giurisprudenza all’Università di Camerino: scienze sociali per la cooperazione internazionale e gli enti no profit. Con calma, però».
Altre passioni?
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«Guardo tutti gli sport con gli amici. Mi piacciono il basket e l’atletica. Il calcio? Simpatizzo per il Milan, ma dire che sono tifoso è una parola grossa».
3I
Mondiali diranno molto sul suo futuro di attaccante?
«In pedana cerco di imporre il mio ritmo, se ci riesco è difficile battermi. Ma pure in difesa me la cavo. Sono alto 197 cm, col mio allungo posso tenere a distanza l’avversario. Ma nella scherma non puoi essere sicuro di nulla».