«Juve, sei casa mia e sai come reagire Ma se hai bisogno, io torno da te...»
Il Mondiale in astinenza da centravanti avrebbe bisogno di David Trezeguet. Lautaro fatica, la Spagna ha il falso 9 e il Brasile il 9 atipico, la Germania si aggrappa a Fullkrug: va bene Giroud, ma per un uomo d’area sono tempi duri. Trezeguet è in Qatar con la Fifa e oggi sarà a vedere l’Argentina, la terra dei suoi genitori, la nazione in cui è cresciuto. Chi lo incontra a Lusail però non può non parlare soprattutto delle novità della sua Juve.
3Molto colpito?
«Certo, è stata una notizia arrivata da un giorno all’altro».
3Impressioni?
«Mi pare si tratti di una questione soprattutto burocratica, amministrativa. Ci saranno dei cambiamenti, ma Andrea Agnelli ha fatto un lavoro straordinario: lo stadio, il centro sportivo, la seconda squadra… È stato un esempio. Ora John Elkann dovrà capire come gestire la situazione e bisognerà dargli tempo».
3Quali errori hanno portato a questo?
«Mi hanno colpito i tanti cambiamenti. Da Allegri a Sarri e Pirlo, poi di nuovo Allegri. Una politica basata sui giovani, poi un mercato con giocatori di esperienza. Difficile vincere così».
3Nel 2006 avete vissuto una situazione simile. Come andò?
«Anche allora fu un cambio rapido. Io decisi di rimanere perché sentivo il bisogno di restare. È stato molto naturale, vedendo il club in difficoltà».
3 Un rapporto durato fino a giugno 2021, con la fine del rapporto da brand ambassador.
«Alla Juve ho vissuto dieci anni da calciatore e sette in società. Ho fatto il corso da d.s. in Spagna per conoscere un’altra tipologia di calcio. Nel 2021 ho scelto di chiudere da ambassador e di rientrare sul lato sportivo, non c’è stata la possibilità di farlo alla Juve ma per me la Juve è sempre casa».
3In questo anno e mezzo, che cosa ci siamo persi?
«Avevo un progetto per il River Plate con un candidato presidente con cui avrei lavorato da d.s., però le elezioni non sono andate bene. Ora lavoro con la Fifa ma sento che il mio ruolo ideale è in un club, un tramite tra i giocatori e i dirigenti. Mi piace l’idea di far capire al dirigente e al giocatore un altro punto di vista».
3E se casa, cioè la Juventus, richiamasse?
«Io, per la Juve, ci sono: se mi richiamerà, tornerò. Credo fortemente che gli ex giocatori debbano avere un ruolo importante nei club. Ci sono altre persone che devono decidere ma credo di poter essere utile: ho conosciuto la Juve in campo e alla scrivania».
3Del Piero, Chiellini, Buffon, Marchisio. Si fanno tanti nomi di ex giocatori…
«Hanno dato tutti tanto alla Juve e sono adatti a ruoli diversi. Ognuno ha una sua specificità».
3E tra i tanti esempi di club, quale modello?
«Direi il Bayern. Idee chiare, un legame col passato dato dagli ex giocatori, un progetto serio».
3E al Mondiale, che cosa è di esempio?
«Mi pare non ci sia una tendenza unica e vedo alcune cose che non capisco. L’Australia che prende gol provando a giocare da dietro. Messi che cerca palla a metà campo. Guardate il suo gol al Messico: è lì che deve ricevere palla, sulla trequarti».
3Francia e Brasile favorite?
«La Francia, al di là dell’immensa qualità, sa che cosa deve fare in campo: questo mi colpisce. Il Portogallo è interessante e può vincere, con Leao come arma dalla panchina: ha senso, come con Coman. Pensate a un terzino: è stanco da 60’ con Dembélé ed entra un altro più rapido».
3Un giocatore e una squadra che hanno colpito?
«Il Senegal senza Mané: complimenti. E Gakpo: lo avevo visto in Monaco-Psv ma faceva l’esterno. Qui, al centro, si è liberato: il gol al Qatar è da attaccante vero».
Credo che gli ex giocatori debbano avere un ruolo nei club: io posso essere utile
3E Mbappé?
«Fortissimo e lo vediamo tutti. Aggiungo una chiave: ha imparato a fare le pause. Prima partiva sempre a tutta, ora sceglie i tempi. Conta molto».
3Ultima cosa: nostalgia per i vecchi numeri 9?
Del Piero, Buffon, Chiellini e Marchisio sono adatti per ruoli diversi David Trezeguet Sulle ex bandiere bianconere
«Un po’. Pochi hanno una prima punta, a parte Giroud o Morata. E poi pochissimi attaccanti attaccano la profondità. Vengono tutti a giocare con i compagni ma, mettetela come volete, alla fine nel calcio servono due attaccanti che finiscano il lavoro».