La Gazzetta dello Sport

Da Pelé a Romario e Ronaldo La storia verdeoro parla chiaro La Coppa la alzano i bomber

- Di Filippo Maria Ricci

L’ultima volta che il Brasile ha vinto il Mondiale in attacco giocava con Rivaldo, Ronaldo e Ronaldinho. Per dire del potenziale offensivo di quella squadra, il giovane Kakà, al tempo ancora al San Paolo, fece una sola fugace apparizion­e. Gli attaccanti di Barcellona, Inter e Psg, 30, 25 e 22 anni, erano inarrestab­ili, intrattabi­li, imprendibi­li. Il Brasile segnò 11 gol solo nelle tre partite del girone, e poi altri 7. Fu la redenzione di Ronaldo, dopo il malore della finale del 1998 e il doppio infortunio subito con l’Inter, ovvero la storia del documentar­io lanciato qualche settimana fa da Dazn. L’attacco di Tite è diverso da quello di Scolari per caratteris­tiche fisiche e tecniche, ma allora come oggi parliamo di una generazion­e che al Mondiale cercava la consacrazi­one, con una differenza: nel 2002 il Brasile veniva da due finali consecutiv­e, e da allora non c’è più arrivato.

Piccoli e letali Nel 1994 l’attacco del c.t. Parreira era atomico, ma limitato nel numero e contenuto tatticamen­te: Bebeto e Romario erano circondati da mediani. Il Brasile segnò in tutto il torneo i gol fatti solo nella prima fase nel 2002, 11: Bebeto e Romario finirono in copertina ma lo stile di Parreira era simbolizza­to da Dunga, il giovane Ronaldo non giocò nemmeno un minuto e in Brasile quella nazionale è rimasta nella memoria collettiva solo per il risultato, anche perché riportò a casa il Mondiale dopo 24 anni, l’attesa più lunga nella storia del calcio brasiliano, per ora. E se proseguiam­o a ritroso la radiografi­a degli attacchi del Brasile campione, leggere gli attacchi e le formazioni che tra il 1958 e il 1970, l’era Pelé, vinsero 3 Mondiali su 4 fa quasi sorridere. Oltre ad avere in squadra il miglior giocatore dell’epoca e forse della storia, i vari c.t. che guidarono la verdeoro alla conquista del mondo potevano contare su un potenziale offensivo bestiale. Nel 1970 Zagallo schierava Gerson con Jairzinho, Tostão, Pelé e Rivelino. Il Brasile segnò 19 gol in 6 partite, 11 tra quarti, semifinale e finale, col 4-1 all’Italia conclusivo.

Cinque attaccanti Nei Mondiali in Svezia e in Cile il potenziale offensivo era ugualmente impression­ante, e cambiò da un Mondiale all’altro solo per l’infortunio di Pelé, che nel 1962 all’esordio contro il Messico segnò ma si fece male e lasciò il posto ad Amarildo. Per il resto tanto con Aymoré Moreira che con Vicente Feola Didì era il cervello che si muoveva, guidava e si associava con Garrincha, Vavá, Pelé (o Amarildo) e Zagallo. In Cile i gol furono 14 e curiosamen­te ci fu anche il secondo ed ultimo 0-0 del Brasile nei 5 Mondiali vinti: fu con la Cecoslovac­chia poi superata 3-1 in finale. Quattro anni prima i gol erano stati erano stati 16, 5 e 5 (sempre a 2) tra la semifinale con la Francia e la finale con la Svezia. Il mondo fu conquistat­o da un ragazzino di 17 anni chiamato Pelé. Era un fenomeno, ed era circondato da grandissim­i attaccanti. Altri tempi, sicurament­e. Ma il Brasile attuale, con le 9 punte convocate da Tite (Neymar, Vinicius, Rodrygo, Richarliso­n, Raphinha, Antony, Gabriel Jesus, Martinelli e Pedro), grazie alla grande solidità difensiva può permetters­i di schierarne insieme un buon numero.

Tante stelle Nel 2002 squadra inarrestab­ile con Ronie, Ronaldinho e Rivaldo. Unica eccezione nel 1994

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 ?? EPA/AP ?? Campioni del mondo Ronaldo e Ronaldinho, che con Rivaldo componevan­o il trio d’attacco del Brasile campione nel 2002. Pelé con la Coppa Rimet vinta nel 1970 e sotto Romario, che con Bebeto formava la coppia d’attacco campione del mondo con la Seleçao nel 1994
EPA/AP Campioni del mondo Ronaldo e Ronaldinho, che con Rivaldo componevan­o il trio d’attacco del Brasile campione nel 2002. Pelé con la Coppa Rimet vinta nel 1970 e sotto Romario, che con Bebeto formava la coppia d’attacco campione del mondo con la Seleçao nel 1994

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