Il saudita Renard per il miracolo Tata messicano per la faccia
Il c.t. dell’Arabia cerca un’altra impresa dopo le coppe d’Africa Martino per salvare l’immagine
Un allenatore fischiato e vituperato, un altro idolatrato. Il Tata Martino ed Hervé Renard arrivano a questa sfida decisiva tra Messico e Arabia Saudita in situazioni molto diverse. L’argentino non è riuscito a entrare in sintonia con pubblico e stampa, il francese è una specie di divinità: la vittoria in rimonta contro l’Argentina all’esordio di questo Mondiale, che l’Arabia Saudita gioca a un passo da casa, l’ha proiettato su una dimensione galattica.
Zambia storico
Del resto, Renard ci è abituato. Questo cinquantenne in patria potrà anche avere i suoi problemi con conseguente fatica a trovare una strada anche solo accettabile (la retrocessione col Sochaux, il rapido licenziamento a Lilla) però all’estero tra Africa e Medio Oriente non sbaglia un colpo. E ha la tendenza a fare storia. È stato così nel 2012, quando ha portato lo Zambia a un’incredibile vittoria in Coppa d’Africa. Prima, e unica. Finale contro la Costa d’Avorio super favorita, serata magica a Libreville, la capitale del Gabon: lì 18 anni prima la miglior generazione di giocatori dello Zambia aveva perso la vita in un tragico incidente aereo.
Elefanti felici
Tre anni dopo
Renard ha condotto alla vittoria anche la Costa d’Avorio: un successo che sembrava scappare tragicamente alla generazione d’oro di Drogba, dei fratelli Touré, di Kalou, di Gervinho. Di nuovo, successo ai rigori. Poi Renard nel 2018 ha riportato il Marocco al Mondiale dopo 20 anni. E qui in Qatar, l’incredibile rimonta con l’Argentina, con tanto di video di arringa ai giocatori nell’intervallo diventato virale: «Sono stato fortunato, due volte – ha detto ieri il c.t. francese – primo perché i ragazzi dell’area video hanno il permesso di registrare solo un minuto durante l’intervallo, e secondo, fondamentale, perché le cose sono andate bene sul campo. Tante volte fai un gran bel discorso, poi persplendido di e non serve a nulla».
Foto diverse L’Arabia Saudita ha passato la prima fase solo una volta, nel 1994 quando debuttava al Mondiale. «Sono passati 28 anni» sottolineava ieri Renard, quasi a voler assaporare la possibilità di fare la storia, ancora una volta. Per farlo deve cercare di battere il Messico, che arriva a questa sfida decisiva fiaccato dalle polemiche generate da risultati e prestazioni, entrambi fiacchi, nelle prime due partite. L’Arabia Saudita è arbitro del proprio destino, il Messico no, dipende obbligatoriamente anche da Polonia-Argentina. Al “Tata” Gerardo Martino in Messico rimproverano di tutto, scelte di giocatori, stile di gioco, atteggiamento della squadra. E dopo la sconfitta contro l’Argentina anche una foto che il c.t. si è fatto con Lionel Scaloni: i due si conoscono da una vita, dai tempi del Newell’s, ma ai messicani la foto è andata di traverso. Hervé Renard invece con le foto va fortissimo: dopo ogni conferenza in sala stampa c’è la fila dei giornalisti sauditi per un selfie col c.t. Il francese Renard dedica un sorriso hollywoodiano a ognuno di loro: nell’olimpo calcistico di un Paese si arriva anche così. E con una camicia bianca sempre perfettamente stirata.