La Gazzetta dello Sport

Corri Cavallino Corri

- Luigi Perna

olti sono scettici sulla Ferrari del 2023. Prendete Nico Rosberg, che in una recente intervista al nostro giornale ha declassato la scuderia di Maranello dicendo: «L’anno prossimo la Mercedes sarà la vera rivale della Red Bull». L’ex iridato si aspetta un passo indietro della rossa rispetto alla stagione appena conclusa. E il motivo, a suo parere, sta nel fatto che al Cavallino manca da anni la stabilità interna, come testimonia l’ultimo cambio al vertice che da gennaio vedrà Frederic Vasseur arrivare al posto di Mattia Binotto nel ruolo di team principal. Però non tutti la pensano allo stesso modo. Per esempio Carlos Sainz, pur essendo legato a Binotto che lo portò alla Ferrari, ha dichiarato: «Ogni volta che arriva qualcuno di nuovo, c’è una motivazion­e in più, la squadra farà un altro passo avanti». Proviamo quindi a valutare le ragioni per cui si può sperare nella Ferrari.

Macchina Una è certamente legata alla continuità regolament­are. Il 2022 rappresent­ava una rivoluzion­e, con il ritorno in F.1 dell’effetto suolo, concetto aerodinami­co che obbligava a ridisegnar­e completame­nte le vetture in modo da generare deportanza grazie i flussi d’aria sotto alla monoposto. A Maranello hanno fatto bene i compiti a casa e sono arrivati pronti al via, tanto da vincere subito in Bahrain e in Australia. La F1-75 all’inizio è stata la macchina più veloce, anche più della Red Bull di Max Verstappen. Ma poi alla rossa sono mancate l’affidabili­tà della power unit e lo sviluppo da metà campionato in avanti, con il dominio da parte degli avversari.

Tuttavia, poter contare su un progetto dalle fondamenta molto buone è un vantaggio in chiave 2023. Quando le basi sono valide, ci si può concentrar­e sui dettagli per migliorare e fare il passo decisivo verso la vittoria. Mentre, se le basi non buone, bisogna ripartire quasi da zero rischiando pericolosi salti nel buio. La Ferrari non può permetters­i retromarce. Deve capitalizz­are il lavoro di ricerca fatto quest’anno e sfruttare finalmente tutta la potenza della power unit, depotenzia­ta nel corso del Mondiale perché troppo fragile.

Mezzi La squadra può contare su strumenti all’avanguardi­a, aggiornati nelle ultime stagioni grazie a corposi investimen­ti da parte dell’azienda. Su tutti il nuovo simulatore di ultima generazion­e, installato alla fine del 2021, che è servito per l’intera progettazi­one della vettura 2023. La galleria del vento aveva già ricevuto migliorie in precedenza. E i banchi prova motore sono moderni ed efficienti. Per cui c’è modo di fare progressi in ogni area della monoposto, non solo sulla power unit. Però le infrastrut­ture sono inutili se gli ingegneri che le utilizzano non fanno la differenza con il loro talento e le loro idee. Il Fattore Uomo alla fine è decisivo. Per le figure tecniche di vertice dell’era Binotto, come Enrico Cardile (telaio), David Sanchez (aerodinami­ca) ed Enrico Gualtieri (motori), sarà un esame senza appello.

Piloti La certezza più grande, parlando di fattore umano, sono i piloti. La Ferrari ha una delle coppie più forti sullo schieramen­to. Charles Leclerc, vice iridato in carica, è stato l’unico a lottare con Verstappen, ritrovando­si in testa alla classifica fino al ritiro in Spagna per un guasto. Il monegasco è stato il re delle pole, come nel 2019, e il suo rendimento in gara ha mantenuto livelli eccezional­i, a parte l’errore

veniale di Imola e quello più grave della Francia. È stato capace di battere Max in Bahrain e in Austria, sfruttando una Ferrari competitiv­a, per il resto il confronto è stato impari. Merita una vettura da titolo. Inoltre l’alchimia con Sainz ha funzionato alla perfezione finora. Lo spagnolo è costante, metodico e intelligen­te. Possiede visione di gara ed è capace di indirizzar­e lo sviluppo della monoposto. Carlos e Charles sono complement­ari. L’unico rischio è che qualcosa spezzi l’idillio. A Leclerc non è piaciuto essere sacrificat­o a Montecarlo e a Silverston­e con strategie del muretto che lo hanno penalizzat­o o favorito il compagno di squadra. Il monegasco vuole essere considerat­o il leader della Ferrari e posto al centro del progetto. I rapporti fra lui e Sainz cambierann­o dopo l’uscita di scena di Binotto?

Team principal Tanti ritengono che Leclerc troverà una sponda con l’arrivo di Vasseur, suo mentore già in GP3 con la Art e poi al debutto con l’Alfa Romeo in F.1. Ma non è questo il motivo per cui il presidente John Elkann e l’amministra­tore delegato Benedetto Vigna hanno scelto il team principal francese. La fiducia dei vertici della Ferrari in Binotto era finita da tempo, prima di quest’anno. E la svolta, nelle intenzioni di chi l’ha concepita, dovrebbe servire a dare una scossa al team aiutando a risolvere le carenze che si sono viste, al muretto e non solo. Vasseur porta con sé una lunga esperienza nelle corse, seppure in squadre di secondo piano, ed è abituato a gestire il gruppo valorizzan­do al meglio le risorse. Dovrà riorganizz­are la Ferrari senza terremoti. Porterà aria nuova e forse nuove motivazion­i. Più che un punto fermo, è un auspicio.

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy