Plusvalenze, il 20 gennaio si decide sul processo La società: «Noi corretti»
Sono tre le indagini della giustizia sportiva aperte (o riaperte) grazie alle carte dell’inchiesta Prisma. Il fronte plusvalenze, che sembrava ormai concluso, è tornato ad essere uno dei più scottanti. Ed è anche il primo da affrontare. Il 20 gennaio la Juventus e gli undici dirigenti nel mirino della Procura federale (il Cda in carica all’epoca dei fatti, da Agnelli a Arrivabene, più Paratici e Cherubini) torneranno davanti alla Corte federale d’Appello. Come noto il 22 dicembre il procuratore capo Giuseppe Chiné ha presentato l’impugnazione per revocazione della sentenza di assoluzione del 27 maggio per i club coinvolti con la Juve nel primo processo sportivo sulle plusvalenze. Una procedura rara, possibile «se sono sopravvenuti fatti nuovi la cui conoscenza avrebbe comportato una diversa pronuncia». I fatti nuovi, secondo Chiné, sono emersi nelle 14 mila pagine degli atti di Torino grazie a intercettazioni telefoniche, intercettazioni ambientali, documenti cartacei e digitali. Fatti che, come si legge nell’atto di impugnazione, «confermano l’esistenza di un sistema collaudato nel tempo dalla Juventus di scambi incrociati di calciatori con altre società sportive, finalizzati (...) al realizzo di plusvalenze senza esborsi finanziari». L’udienza del 20 gennaio si aprirà con la decisione dei giudici sull’ammissibilità dell’impugnazione. Se accolta prenderà subito il via la fase dibattimentale alla presenza di tutte le parti. La Procura non ha ancora rivelato quali pene richiederà. Nel primo processo plusvalenze aveva chiesto sanzioni amministrative e deferimenti. È probabile che si continui su questa linea, anche se l’articolo 31 del Codice di giustizia sportiva (al comma 2) prevede penalizzazioni di punti e retrocessione se gli eventuali illeciti fossero stati decisivi (ipotesi remota e anche difficile da dimostrare) per l’iscrizione al campionato. La Juve ha ribadito che dimostrerà «ulteriormente la correttezza del proprio operato».
Nuove plusvalenze Le carte Prisma hanno permesso alla Procura federale di aprire un secondo fronte plusvalenze. Rispetto alla prima indagine sportiva, si nota infatti il coinvolgimento di nuove società e nuovi dirigenti. Per il club bianconero si potrebbe dunque aprire un altro processo che, se l’indagine non dovesse chiudersi con un’archiviazione, partirà dal primo grado della giustizia sportiva, dunque davanti al Tribunale federale. Chiné non ha voluto comunicare quali siano le nuove squadre coinvolte, ma leggendo gli atti della Procura torinese si possono fare delle ipotesi. Nel documento di richiesta di misure cautelari, esiste un capitolo dal titolo “Partnership con società terze e opacità dei rapporti di debito/credito”, in cui si parla di «collaborazione e di “partnership” sussistenti soprattutto con le società: Sampdoria, Atalanta, Sassuolo, Empoli, Udinese e con ulteriori società italiane ed estere». Le eventuali pene in questo caso andrebbero sostanzialmente a ricalcare quelle dell’altro processo plusvalenze.
Gli stipendi C’è poi il fascicolo sulle due manovre stipendi decise durante l’emergenza Covid e sulle carte private non depositate (questo soprattutto nella stagione 2020/21). I pm di Torino citano gli articoli 93 e 94 delle Noif sottolineando una violazione delle stesse. La fase istruttoria è ancora in corso, dovrebbe terminare a fine gennaio, ma c’è anche l’ipotesi di una proroga concessa dalla Procura generale dello sport del Coni. Le sanzioni? Sono definite dal comma 3 del famoso articolo 31: «Ammenda da uno a tre volte l’ammontare illecitamente pattuito o corrisposto, cui può aggiungersi la penalizzazione di uno o più punti in classifica». I dirigenti rischiano inibizioni e i calciatori, secondo il comma 8, «la squalifica di durata non inferiore a un mese».