ALLA “NUOVA” JUVE SERVONO ORGOGLIO E FORZA DI REAZIONE
Ecosì è nata ufficialmente la “nuova” Juve, con la lista presentata da Exor dei cinque componenti del nuovo Consiglio d’Amministrazione. Non ci sono uomini di sport, almeno per ora, ma un governo tecnico che - nei suoi profili spiega bene e, senza troppo spazio all’interpretazione, quale sarà il suo ruolo, il suo compito. Commercialisti di primissimo livello, esperti di finanza e di diritto, per affrontare le tre partite - l’unica concessione al gergo sportivo - neppure troppo all’orizzonte: con la Procura di Torino, con la Procura Federale e con l’Uefa. Saranno giorni, mesi, impegnativi e la strategia è chiarissima: da una parte i nuovi dirigenti, che dovranno occuparsi dell’extra campo, dall’altra lo staff tecnico e la squadra che dovranno affrontare una sfida strettamente calcistica. D’altronde ci ha pensato il direttore generale e amministratore delegato, Maurizio Scanavino, a incontrare pochi giorni fa il tecnico e i giocatori per spiegare che i due impegni andranno perfettamente in parallelo.
E ribadire che i programmi del club non cambiano, così come le ambizioni bianconere. La palla passa dunque ad Allegri, che - in un perimetro allargato, da manager più ancora che da allenatore - avrà il compito di guidare e isolare il gruppo. Ma tutto quello che succede intorno - con le Procure al lavoro e le novità che si rincorrono ogni giorno - quanto influenzerà sul suo lavoro e come impatterà sul rendimento tecnico? È la domanda più gettonata e in tanti aspettano la ripresa del campionato - poco più di una settimana e si tornerà in campo con la Cremonese - per valutare la reazione. Finiranno i calciatori per avvertire il peso di una situazione così delicata? Certo, anche nel calcio - come in tutte le attività - è difficile fare previsioni certe. A volte - facendo ricorso a un po’ di retorica - è bastato un ciuffo d’erba per cambiare il corso degli eventi. Figuriamoci quando entrano in ballo interessi generali e personali, stati d’animo ed emotività. Ma di sicuro non c’è letteratura che imponga o indichi uno stato particolare di preoccupazione. Anzi, è esattamente il contrario verrebbe - neppure troppo paradossalmente - da dire. La storia dello sport è fatta di imprese particolari in condizioni delicate, difficili, quando i nervi sono messi a dura prova; così come nel calcio non mancano esempi illuminanti in questo senso. Sarà - per parafrasare Mourinho in una delle sue espressioni più forti - il rumore dei nemici? Sarà quel senso di unione e compattezza che, in un clima vero o presunto di assedio, finisce per compattare tutti? Sarà, più semplicemente, quel senso di professionalità che ti suggerisce, anzi ti impone, di impegnarti e concentrarti soltanto sulla tua mission? Fatto sta che, anche a livello di Nazionale, abbiamo dato il massimo nell’82 e nel 2006: vincendo il titolo, puntando forte sul gruppo e sul carattere; e forse anche sulla scia di quelle battaglie che si stavano consumando o si erano appena consumate fuori dal campo. E anche chi credeva che la stessa Juve, per restare in tema e non andare troppo lontano, avrebbe faticato a compattarsi dopo Calciopoli - si sarebbe sfarinata - è rimasto profondamente deluso. I bianconeri riuscirono infatti a riprendersi il loro legittimo posto in serie A dopo appena pochi mesi stringendo un patto di ferro tra senatori e
Quanto peseranno i problemi societari? La storia dello sport è piena di imprese memorabili fatte in momenti difficili
giovani - e nel giro di pochi anni ad inaugurare il ciclo di scudetti più straordinario che si sia mai visto in Europa. Perché, e non c’entra solo la fisica, è fondamentale la forza di reazione. La sensazione, dunque, è che le tre partite da giocare fuori dal campo, non incideranno affatto sul rendimento della squadra. Anzi. D’altronde il calcio è un bazar di slogan e frasi fatte: dal progetto al “daremo il massimo”.
E poi l’orgoglio, già l’orgoglio: quante volte
- e spesso a sproposito - è stato evocato? Ecco, stavolta sì che la parola ci sta bene.