La Gazzetta dello Sport

CIAO VITTORIO... SE AMO IL CICLISMO È GRAZIE A TE

- Di DAVIDE CASSANI © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Ricordo una affermazio­ne di Vinicius de Moraes: «La vita, amico, è l’arte degli incontri!». È una frase che mi ritorna in mente quando penso a Vittorio Adorni. È stato lui l’uomo del mio più prezioso incontro sportivo. Torno a un tempo lontano per spiegarmi meglio. Avevo sette anni, mi fidavo molto della tenera mano di mio padre che mi portò a Imola a vedere il Campionato del Mondo di ciclismo su strada. Era il 1968 e quel 1° settembre è stata la giornata di Vittorio Adorni. Non potevo fare a meno di vederlo perché non era nascosto dentro il gruppo. Dopo pochi chilometri dal via era già in fuga e gli ultimi 90 km li fece tutti da solo. È stata un’impresa storica e ogni volta che passava sotto i miei occhi mi innamoravo sempre di più del ciclismo. A dire il vero ero tifoso di Felice Gimondi perché era il beniamino di mio padre, ma da quel giorno il mio cuore aprì una seconda finestra per far entrare anche Adorni. Una cosa è certa, fu proprio quel giorno, assistendo a quell’impresa, vedendolo in testa alla corsa dalla partenza all’arrivo, che non solo mi innamorai del ciclismo, di più,

decisi che avrei tentato ogni via per diventare, anch’io, un corridore. Lo sono diventato e ogni volta che davo un colpo di pedale in corsa, ma ancora adesso, quando esco per puro divertimen­to, ogni pedalata mi ricorda Vittorio.

Ho cercato anche di imitarlo, di ripetere le sue imprese, senza riuscirci. Ma l’importante è che Adorni mi ha aiutato ad amare la bicicletta che è stata una parte molto importante della mia vita. Ma non è stato l’unico insegnamen­to e guida che mi sono venute da Vittorio Adorni. Lui è stato il primo commentato­re tecnico nella storia della television­e accanto al mitico Adriano De Zan. Da lui ho imparato il garbo e l’espression­e sincera, il tentativo di dire qualcosa di diverso e di originale su tutte le corse che commentavo. Ecco le ragioni per cui Adorni sarà per sempre nei miei ricordi e soprattutt­o sarà per sempre nel mio cuore. Il ciclismo perde non soltanto un grande signore ma anche un

Avevo 7 anni quando vidi Adorni vincere a Imola: fu proprio quel giorno che decisi di fare il corridore

uomo che ha insegnato e che soprattutt­o ha calcato il palcosceni­co della vita dello sport con classe e signorilit­à. È stato un grande corridore ma è stato anche molto altro. Presidente del consiglio profession­istico all’interno dell’Unione Ciclistica Internazio­nale e anche assessore allo sport del comune di Parma, la sua città. Senza dimenticar­e che è stato il primo capitano di un giovane Felice Gimondi e, nel 1968 maestro di Eddy Merckx alla Faema. Ciao Vittorio, ho cominciato ad innamorarm­i del ciclismo con te e con te andrò avanti fino alla fine perché sei stato un faro della mia vita. E voglio ricordarti con quel sorriso che ti ha sempre illuminato.

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Campione del Mondo Vittorio Adorni durante il Campionato del Mondo corso a Imola nel settembre 1968.

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