La Gazzetta dello Sport

Giù le mani da Diego

Dall’Argentina a Napoli, Maradona viene evocato per Leo e il georgiano: ma come lui non ce n’è BASTA FARE PARAGONI MESSI È UN REMAKE PER KVARA È PRESTO IL PIBE RIMANE UNICO

- Di Marco Ciriello

Maradona, in questo ultimo mese, è stato evocato, paragonato, scavalcato, tanto che leggendo giornali e riviste e social, ascoltando e guardando radio e tivù viene in mente Totò davanti una schiera di sceneggiat­ori molto lontani dalla realtà che lo proiettava­no in trame e personaggi assurdi, che dopo averli ascoltati disse: «Beh, allora, ragazzi, adesso vogliamo ritornare in sé?». Ecco, servirebbe un Totò che a reti unificate dicesse: Adesso tornate in voi, e lasciate in pace Maradona. Basta con i paragoni, Diego non è termine ma limite. Chi l’ha visto palleggiar­e con la carta a Siviglia, le arance all’Argentinos Juniors o le palline da tennis a Dubai sa che c’era qualcosa che passava dalle parti di Houdini, un vertice di armonia e istinto selvaggio che l’urbanizzat­o Messi non può e non deve avere. Sono cambiati i tempi e i canoni e persino i palloni. Maradona aveva il campo, giocava ovunque, Messi ha avuto e ha una stanzetta sempre custodita dalle guardie di fantasia Xavi e Iniesta o Di Maria. E si distingue da tutti, tranne che da Maradona.

Una mano Qualche anno fa, Maria Rosa Maradona, raccontò: «Mio fratello a 15 anni ha smesso di avere una vita. È diventato un’altra persona. Pensava sempre lui a tutto. È sempre stato un eroe. Ma non poteva farcela da solo». Se da vivo non ci riuscì, bisogna che almeno da morto gli diamo una mano. Tutti. Prima ancora che il Mondiale cominciass­e: venne fuori la pazza idea di portare il suo cuore in una teca a Doha, una reliquia calcistica, che avrebbe confuso ancora di più le cose, mischiando il sacro col profano. Il cuore, rimasto fuori, è l’ultimo pezzo di Maradona, e sembra essere uno specchio di cui tutti posseggono un pezzo e specchiand­osi ne raccontano la vita o, peggio, pensano di sapere che cosa direbbe, che cosa farebbe, come quelli che cosa scriverebb­e Calvino, canterebbe Battisti o girerebbe Leone. Basta con gli ammicchi, basta con la banalizzaz­ione, se non volete farlo per Maradona almeno fatelo per Messi, e se non volete farlo per Messi pensate al povero Khvicha Kvaratskhe­lia già crocefisso come Kvaradona. La più grande aspirazion­e di Messi da bambino era quella di essere Maradona, missione impossibil­e nonostante i milioni di testimoni pronti a giurare che è andato anche oltre, da contrappor­re agli altri milioni pronti a negarlo, in realtà niente può essere simile a Maradona, ma Messi è stato il suo remake più fedele. In Argentina, le vecchie generazion­i, chiamate sempre a gestire le affollate formazioni di camsanno pioni, se ne uscivano con un paradosso: Maradona è il più grande calciatore della storia del calcio, e uno dei grandi calciatori argentini, e poi seguiva il nome dell’eroe locale o globale, da Di Stefano a Carlovich, da Riquelme a Tevez, giochino perpetrato dallo stesso Diego spostandos­i da Córdoba a Santa Fe a Mar del Plata, e da un barrio all’altro. Cambiando città cambiavano i nomi e anche il paradosso, e si trovavano altri pensatori da mate, che risolvevan­o la cosa con: sono uguali dai piedi alla cintola, perché dalla cintola in su si parla di quello che avviene fuori dal campo, e fuori dal campo Messi non esiste.

Lasciamolo La disputa era già vecchia, a Baires come a Napoli, ed è impossibil­e estinguerl­a, è uno dei giochi del mondo scaturiti da quello del calcio, ma è possibile sottrarre Maradona, metterlo di lato o sopra – ammiccando ai più ortodossi – provando a seppellirl­o davvero, magari aggiungend­o il cuore e con esso l’accademica fedeltà ma non l’amore, una emme. Lasciando in pace Maradona lasceremmo a

Messi il suo Mondiale, inseguito come un Superenalo­tto, e libereremm­o Kvara dal ruolo di nuovo “messi-a”, senza il rischio di ridurre le sue spalle ad ali di corvo, la lombalgia era un primo chiaro sintomo di peso maradonian­o. È giusto pensare Maradona come divinità che illumina il cammino del Napoli dopo aver spianato quello della Selección e prima guidato il Boca Juniors a vincere il Clausura 2022 grazie al River Plate e al suo portiere Armani, che sull’1-1 al 90’ para un rigore a Galvan, togliendo il titolo al Racing. Il suo ricordo è ancora materia: fa ombra e leggenda, il rumore non serve.

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Lionel Messi, 35 anni, capitano dell’Argentina che in Qatar ha conquistat­o la Coppa del Mondo 36 anni dopo il trionfo della Seleccion guidata dalle prodezze di Diego Armando Maradona, che in quegli anni giocava con il Napoli AFP
Campione del Mondo Lionel Messi, 35 anni, capitano dell’Argentina che in Qatar ha conquistat­o la Coppa del Mondo 36 anni dopo il trionfo della Seleccion guidata dalle prodezze di Diego Armando Maradona, che in quegli anni giocava con il Napoli AFP
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Khvicha Kvaratskhe­lia, 21enne, georgiano, attaccante arrivato dalla Dinamo Batumi, è uno dei protagonis­ti del Napoli salito in vetta in classifica GETTY
Nuova stella del Napoli Khvicha Kvaratskhe­lia, 21enne, georgiano, attaccante arrivato dalla Dinamo Batumi, è uno dei protagonis­ti del Napoli salito in vetta in classifica GETTY

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