La Gazzetta dello Sport

Le foto in ospedale Il Santos si prepara C’è tutto il Brasile al capezzale di O Rei

- Alessandra Bocci

a folla fuori dall’ospedale, le notizie che arrivano con il contagocce, l’ansia che cresce da quasi un mese. Poi, la foto di Kely, la figlia di Pelé, che alza il velo di riservatez­za della famiglia e mostra un abbraccio tenerissim­o, con una frase chiara ed efficace, sintetica come una didascalia: «Ancora una notte con lui». Il mito che ha unificato un Paese immenso, l’uomo dei mille e mille gol, il giocatore che ha lasciato l’amore di tutta una vita calcistica, il Santos, soltanto per andare a chiudere la carriera negli Stati Uniti, è ancora ricoverato all’ospedale Albert Einstein di San Paolo ma non risponde più alle terapie per il tumore all’intestino. Fuori il via vai dei giornalist­i è incessante, passa qualche tifoso con la maglia del Santos, tanti si fermano a chiedere le notizie che i responsabi­li dello staff medico e la famiglia filtrano con grande rigore. Il re è protetto e certamente non è solo: nella notte di Natale c’era tutta la famiglia riunita, non soltanto la figlia Kely, ma anche i fratelli Flavia, Edinho, Joshua e Celeste, oltre alla moglie Marcia Aoki. Hanno scattato foto nelle quali si vedono volti stremati ma sorridenti, per trasmetter­e al padre sedato le energie giuste fino all’ultimo respiro.

Le parole di Kely «Ci sono sempre molte cose per le quali essere grati, anche trascorren­do il Natale in ospedale siamo consapevol­i del privilegio che è essere in un ospedale come questo, vedere nostro padre curato da questi profession­isti, super competenti ed estremamen­te affettuosi. Non passa un momento senza dimenticar­e questo privilegio. Anche nella tristezza, dobbiamo solo essere grati. Grazie per essere insieme, grazie per tutto il vostro amore, grazie per essere qui con lui ora», ha scritto la figlia. Il Brasile non può sperare, e tantomeno può sperarlo la famiglia che conosce bene

la situazione, in un risveglio miracoloso. Può soltanto accompagna­re nel migliore dei modi un uomo che ha regalato allegria in tutto il mondo, da quando comparve sulla scena del Mondiale del 1958, in Svezia. Non era ancora maggiorenn­e quando vinse la sua prima coppa del Mondo e aprì la galleria d’arte dei suoi gol magnifici. «Loro avevano Didì, Vavà e Pelé, e io non stavo tanto bene», commentò con la consueta ironia lo sconfitto Nils Liedholm.

Figlio d’arte

La leggenda di Pelé cominciò in quei giorni, e non è fatta soltanto di titoli vinti, di record e di fantastici dribbling, o di reti riconosciu­te e venerate come le più belle del mondo. Pelé è diventato un’icona, ha seminato negli anni giudizi anche taglienti, è stato ministro dello sport e attore, Figlio di un papà calciatore sfortunato, ha fatto anche il lustrascar­pe per guadagnars­i da vivere prima di diventare un divo, ma queste erano cose comuni, soprattutt­o in quegli anni poveri. La cosa strana casomai è che Pelé non abbia mai ceduto alle lusinghe europee e abbia in pratica vissuto tutta la carriera con la maglia del Santos appiccicat­a addosso. E il club ora si prepara a ricordarlo, a tener viva la sua memoria. Quando accadrà non si sa, il tumore al colon ormai non gli concede scampo, ma è tutto pronto per celebrare uno dei grandi miti della cultura popolare brasiliana, autore di canzoni, fra l’altro, e soprannomi­nato agli inizi Gasolina

proprio in onore di un cantante del suo musicaliss­imo paese.

Colori Perché il calcio di Pelé era colore e note musicali, ed è così che i figli provano a trasmetter­e all’esterno dell’ospedale le loro sensazioni, ricordando i momenti belli più che la tristezza in attesa. E il Santos ha già pronta la maglia che indosserà nel nuovo anno in onore del suo giocatore simbolo, con una corona e due stelle ricamate. La zona di Vila Belmiro è pronta ad accogliere i tanti tifosi che si radunerann­o quando arriverà la notizia della fine. Perché quello è stato il suo stadio, la sua culla, ci sono i murales che lo ricordano, i vecchi bottegai che ancora ti raccontano la sua storia. La storia di un ragazzino imprendibi­le che bruciò tutti i record di precocità e che in una delle notti più tristi per il Brasile del calcio ha avuto la forza di rincuorare Neymar che lo aveva agganciato nella classifica dei marcatori. «Ti ho visto crescere, ragazzo, e sarò sempre un tuo fan». E qualche giorno dopo, Neymar ha ritirato un premio per conto dell’ex attaccante ormai bloccato in ospedale da quasi un mese. «Come si pronuncia Pelé? Si pronuncia Dio», è il famoso titolo dedicato da un quotidiano inglese al brasiliano che ha fatto ballare il mondo con il suo calcio. Adesso che la storia sta per finire in un letto di ospedale, tutto il Brasile cerca di ricordarlo per quello che è stato: uno che ha trasmesso passione alla gente e riesce a farlo ancora grazie agli scatti teneri di sua figlia.

La famiglia si è riunita la notte di Natale accanto a lui per dargli ancora forza

Il suo club pensa a come ricordarlo: maglia speciale e stadio aperto per l’omaggio

 ?? ??
 ?? ?? Sostegno 1 I tifosi del Brasile in Qatar con una immagine di Pelé. 2 I familiari riuniti in ospedale nella notte di Natale. 3 La foto postata da Edinho, uno dei figli di Pelè: «Padre, la mia forza è la tua». GETTY
Sostegno 1 I tifosi del Brasile in Qatar con una immagine di Pelé. 2 I familiari riuniti in ospedale nella notte di Natale. 3 La foto postata da Edinho, uno dei figli di Pelè: «Padre, la mia forza è la tua». GETTY

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy