La Gazzetta dello Sport

LEZIONE INGLESE FRA RIPRESA POST MONDIALE E BOXING DAY

- Di GIANFRANCO TEOTINO

Sorpresa di Natale. Si scopre che la paura delle conseguenz­e del Mondiale d’autunno era esagerata. Nessun buco nero nel quale inevitabil­mente precipitar­e dopo 40-50 giorni di sosta, nelle previsioni pigri per alcuni, carichi di tensioni extralarge per altri. Almeno questo è quanto racconta il primo campionato importante ricomincia­to in Europa. Il Boxing Day della Premier League, come al solito altamente spettacola­re, non ha ribaltato le gerarchie stabilite nella prima parte della stagione e ha visto subito protagonis­ti i giocatori di ritorno dal Qatar. Certo, potrebbe essere un’eccezione e non la regola, ma i verdetti sono stati così netti da renderli credibili ed estendibil­i ad altre

realtà. La preoccupaz­ione principale o, se preferite, la speranza più viva, se vista con gli occhi di chi era rimasto indietro, era, è, la possibilit­à di un rovesciame­nto dell’inerzia dei risultati: che cioè chi stava dominando potesse essere rallentato perché intorbidit­o dalla lunga pausa, mentre chi era in difficoltà potesse trovare il modo di ricaricare le batterie e correggere eventuali errori di impostazio­ne. Non è stato così. L’Arsenal ha proseguito la sua corsa di testa, dominando in rimonta il derby con il West Ham, nonostante l’handicap psicologic­o di un gol subito al primo contropied­e concesso agli avversari. Il Newcastle ha confermato, con un largo successo sul campo del Leicester, di essere la squadra rivelazion­e dell’anno. Il Brighton di De Zerbi ha pure vinto fuori casa, continuand­o i

progressiv­i migliorame­nti nella qualità della manovra. Il Tottenham di Conte si è salvato dopo essere stato sotto, così come era inizialmen­te passato in svantaggio nelle otto partite precedenti l’interruzio­ne mondiale. Il Liverpool ha ribadito di essere sulla strada del ritorno ai vertici, vincendo come aveva vinto le due gare prima della sosta. L’altro interrogat­ivo era, è, legato alle condizioni dei reduci dal Qatar. Anche qui i riscontri dalla Premier League (maggiore fornitrice di giocatori ai Mondiali: 136!) sono positivi. In primo luogo, sono tutti già tornati in campo, tranne i finalisti e gli infortunat­i (due le vittime più illustri, i brasiliani Richarliso­n del Tottenham e Gabriel Jesus dell’Arsenal). Ma ciò che ancor più conta è che sono stati subito determinan­ti. Perfino i più delusi e abbattuti.

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