LEZIONE INGLESE FRA RIPRESA POST MONDIALE E BOXING DAY
Sorpresa di Natale. Si scopre che la paura delle conseguenze del Mondiale d’autunno era esagerata. Nessun buco nero nel quale inevitabilmente precipitare dopo 40-50 giorni di sosta, nelle previsioni pigri per alcuni, carichi di tensioni extralarge per altri. Almeno questo è quanto racconta il primo campionato importante ricominciato in Europa. Il Boxing Day della Premier League, come al solito altamente spettacolare, non ha ribaltato le gerarchie stabilite nella prima parte della stagione e ha visto subito protagonisti i giocatori di ritorno dal Qatar. Certo, potrebbe essere un’eccezione e non la regola, ma i verdetti sono stati così netti da renderli credibili ed estendibili ad altre
realtà. La preoccupazione principale o, se preferite, la speranza più viva, se vista con gli occhi di chi era rimasto indietro, era, è, la possibilità di un rovesciamento dell’inerzia dei risultati: che cioè chi stava dominando potesse essere rallentato perché intorbidito dalla lunga pausa, mentre chi era in difficoltà potesse trovare il modo di ricaricare le batterie e correggere eventuali errori di impostazione. Non è stato così. L’Arsenal ha proseguito la sua corsa di testa, dominando in rimonta il derby con il West Ham, nonostante l’handicap psicologico di un gol subito al primo contropiede concesso agli avversari. Il Newcastle ha confermato, con un largo successo sul campo del Leicester, di essere la squadra rivelazione dell’anno. Il Brighton di De Zerbi ha pure vinto fuori casa, continuando i
progressivi miglioramenti nella qualità della manovra. Il Tottenham di Conte si è salvato dopo essere stato sotto, così come era inizialmente passato in svantaggio nelle otto partite precedenti l’interruzione mondiale. Il Liverpool ha ribadito di essere sulla strada del ritorno ai vertici, vincendo come aveva vinto le due gare prima della sosta. L’altro interrogativo era, è, legato alle condizioni dei reduci dal Qatar. Anche qui i riscontri dalla Premier League (maggiore fornitrice di giocatori ai Mondiali: 136!) sono positivi. In primo luogo, sono tutti già tornati in campo, tranne i finalisti e gli infortunati (due le vittime più illustri, i brasiliani Richarlison del Tottenham e Gabriel Jesus dell’Arsenal). Ma ciò che ancor più conta è che sono stati subito determinanti. Perfino i più delusi e abbattuti.