IL NAPOLI CREA LA JUVE CONSERVA SUD CONTRO NORD SCONTRO TOTALE
Notte da brividi al Maradona: Spalletti, con 7 punti di vantaggio, ospita Allegri che ha messo in fila 8 vittorie senza subire gol
Orgoglio Napoli Tradizione Juve
Nord contro Sud è la prima lettura, forse un po’ barbara, dello scontro. La Juve dei 36 scudetti, che ha vinto 9 degli ultimi 11, contro il Napoli che aspetta il terzo da 33 anni. Il titolo italiano non scende a sud del Po da 22 anni (Roma 2001). Un flusso di potere e una rivalità tra città che ha solide radici risorgimentali, come spiegherebbe bene Maurizio Gasparri. La Juve ha mescolato le carte negli anni ‘60 e ‘70 diventando squadra amata dagli operai Fiat emigrati a nord, sulla rotta di Anastasi, Furino e Causio, Napoli-Juve conserva però il suo valore sociale: l’orgoglio del Sud contro l’atavico dominio del Nord. Ma viviamo una contingenza atipica, perché è il Sud a guardare dall’alto il Nord: 7 punti più in su, frutto di una supremazia dimostrata il 17 giornate. Il Napoli, campione d’inverno, gioca per tenere il vantaggio per lo meno immutato e poi gestirlo nel ritorno dove, Juve a parte, affronterà le grandi in casa. Lo scudetto non è stato mai stato così vicino a scivolare sotto il Po, anche perché è un Napoli diverso che ha chiuso sul podio 7 degli ultimi 10 campionati. Bivaccare in alta quota rafforza autostima e personalità e abitua al peso delle pressioni. Per esempio, ieri Spalletti ha gestito con leggerezza la conferenza stampa, rispondendo con grazia ad Allegri, senza scomodare Maradona e l’eternità, come nella vigilia suicida di Napoli-Milan del campionato scorso. Allora gli azzurri, troppo carichi, implosero sotto il peso della partita chiave. Vedremo come reagirà stasera davanti alla Juve delle 8 vittorie di fila che cala con la sola prospettiva di vincere. Allegri, che ama difendersi, dovrà attaccare. Anche i due tecnici sono mondi agli antipodi. Si sa.
ATTACCO-DIFESA Luciano il bello Max il pratico
Spalletti lo ha spiegato bene anche ieri: «Non possiamo fare a meno della nostra bellezza». La città si specchia nella qualità del gioco della squadra, come nel Golfo di Napoli. La Juve riflette la produttività di una brutta periferia industriale. Allegri ha riconosciuto i meriti di Spalletti, ma a suo modo, ghignando: «E’ il più bravo ad allenare e a insegnare. Io sono allenatore per sbaglio». Il Napoli è superiore in tutte le categorie virtuose: gol (39-26), tiri in porta (102-81), tocchi nell’area avversaria (555-348), dribbling (121-86). La Juve eccelle nelle scorciatoie alternative alla manovra organica: lanci lunghi (213142) e cross in area (215-197). Anche questa è una contingenza atipica, rispetto alla tradizione. Il Napoli gioca da grande molto più della Juve che è risalita mangiando il pane degli umili: la difesa. Nelle otto vittorie messe in fila il poderoso fortino di Szczesny non ha subito un solo gol. In tutto il campionato i portieri bianconeri hanno raccolto solo 7 palloni in rete, almeno 6 in meno di qualsiasi altra squadra. Naturalmente il tema tattico più telefonato è questo: il miglior attacco del torneo, quello del Napoli (39) cercherà di aprire varchi in una delle più solide difese d’Europa. Non solo i guizzi di Kvara, ma anche la velocità di circolazione, affidata a Lobotka, per impedire al fortino bianconero di posizionarsi, protetto da una mediana muscolarmente poderosa. Il tutto senza perdere di vista transizioni e preventive, perché la Juve, verosimilmente, coverà ripartenze, subito con Di Maria, più avanti con Chiesa. Al solito, Allegri giocherà con il tempo che, più passa, più gli diventa amico: attendere per poi spendere il tesoro in panchina ai danni di chi si è stancato a creare. Suggestiva la presenza di un campione del mondo argentino, Di Maria, nel tempio di Maradona: quasi un pellegrinaggio ex voto dopo la grazia ricevuta in Qatar. Milik cercherà di prolungare la tradizione dei cuori ingrati che corre da Altafini a Higuain, in gol al San Paolo (1-0) per lo scudetto di Sarri. Il Napoli sconfisse la Juve in casa nei due campionati vinti; doppietta di Diego nel ‘90 (3-1). Platini imbucò una punizione (1-1) per lo scudetto 1983-84. Napoli-Juve è stata spesso una storia di grandi firme e spesso ha determinato il corso del campionato. Qui, novembre 2011 (3-3), Conte varò il 3-5-2 che Allegri indossa ancora adesso. Tira aria di notte decisiva.
Cambio di maglia tra cicale e formiche
Ultima voce nel censimento degli opposti: le proprietà. Da una parte si staglia l’unicità istrionica di Aurelio De Laurentiis, padre e padrone, dall’altra la Famiglia che da un secolo, in una collana di eredi, si identifica con la Juventus. Il Napoli spettacolare e cinematografico del produttore romano; la Juve solida e produttiva come una filiera industriale. De Laurentiis ha raccolto tra le macerie di un fallimento il Napoli che nella sua storia ha vissuto più di una tempesta finanziaria. La Famiglia invece è sempre stata garanzia di sostenibilità, di futuro e di competenza. Ora invece un Napoli virtuoso, dai bilanci in ordine e dal mercato illuminato affronta una Juve che ha i bilanci sotto inchiesta, a causa di mercati sciagurati. Cicale e formiche si sono scambiati la maglia e le latitudini. Un’altra contingenza atipica nella sfida degli opposti. O, se volete, nella Partita. Con la maiuscola.
Stili diversi Il miglior attacco (Napoli) contro la miglior difesa. Kvara punge, Di Maria riparte
Le proprietà De Laurentiis l’istrionico esempio di bilanci virtuosi, Agnelli nei guai per le spese folli