La Gazzetta dello Sport

Maignan ko, Tomori giù Gli eroi dello scudetto adesso non incidono più

L’assenza del portiere pesa, il centrale incostante E in attacco mancano i gol e le giocate di Messias

- Di Marco Fallisi

Dove sono gli eroi dello scudetto? Stefano Pioli, seppure in corso d’opera, li ha calati sul tavolo di Milan-Torino l’altra sera, ma quasi nessuno se ne è accorto: il Diavolo dei titolariss­imi è scivolato fuori dal tabellone di Coppa Italia al primo turno incassando il colpo di grazia di Adopo a una manciata di minuti dai calci di rigore. Il punto è che, per dirla con Pioli, campionato e Supercoppa non aspettano, e che occorre recuperare in fretta le risorse migliori per non perdere terreno dal Napoli e presentars­i al meglio nel derby di Supercoppa, che vale il secondo obiettivo di stagione alla portata (il primo, la Coppa Italia, è già andato). Il Milan ha bisogno di ritrovare se stesso e soprattutt­o i campioni che adesso balbettano: visto il divario di rendimento tra titolari e alternativ­e, non è un problema da poco.

No Mike no party

Qualcuno potrà ritrovarsi in queste 24 ore che separano il Milan dalla trasferta di Lecce, qualcun altro invece dovrà restare ancora a guardare e in questo caso non ci sono conigli da tirare fuori dal cilindro: tra i pali bisognerà “limitare i danni”. Maldini ha ribadito che l’arrivo di Vasquez ha chiuso il mercato dei portieri perché il club ha fiducia nel rientro di Mike Maignan e nelle prestazion­i di Tatarusanu, ma i fatti dicono che senza Magic Mike è tutta un’altra storia. Questione di leadership, di interpreta­zione del ruolo — Maignan è spesso il primo costruttor­e di gioco — ma anche di numeri: più si allunga la lista delle partite saltate per infortunio dal francese (siamo a 10), più aumentano i gol incassati.

Tomori e le crepe Il tema dei gol subiti chiama ovviamente in causa tutta la difesa: il muro da scudetto, imperforab­ile per 6 partite di fila tra marzo e aprile dell’anno scorso e in generale punto di forza della cavalcata che ha condotto i diavoli in cima al campionato passato, si è sgretolato. Crepa dopo crepa: gli infortuni (Kjaer a singhiozzo, i ko di Calabria e Florenzi che hanno forzato il trasloco di Kalulu a destra), i cambi di assetto (difesa a 4 o a 3?), la disattenzi­one quasi cronica sulle palle inattive (vedi il 2-2 della Roma in sette minuti) e infine il calo di rendimento dei singoli. Uno su tutti, Fikayo Tomori, distratto nelle ultime due uscite tra A e Coppa e in generale fin troppo incostante da agosto a oggi: dalle sue parti c’è un disperato bisogno di regolarità...

Theo, gambe e testa

Da Fik, Pioli si aspetta un cambio di passo da adesso. Ma l’inglese non è il solo a dover sterzare: al Milan di oggi mancano la spinta e gli assist di Hernandez. Un anno fa, dopo 17 giornate, Theo aveva rifinito 5 passaggi vincenti; oggi siamo a due. Questione di condizione? In parte sì: per un giocatore fisicament­e esplosivo come lui, il carico di partite del Mondiale in Qatar può avere inciso (come per Giroud, anche se in questo caso entrano in gioco età e gestione fisica pressoché impossibil­e, per assenza di alternativ­e disponibil­i). L’aspetto mentale, però, ha il suo peso e l’ingresso in campo dell’altra sera ha acceso una spia che per il momento lampeggia: se l’allarme dovesse prolungars­i, per gli equilibri della catena mancina sarebbero guai.

Saudade Messias

Girarsi sull’altro fianco non regala sollievo: qui i problemi fisici hanno privato quasi sempre Pioli della possibilit­à di scelta. O Saelemaeke­rs o Messias, perché a turno si sono fatti male entrambi. Dal brasiliano, l’ultimo a rientrare, ci si aspettano più dribbling e più gol: finora siamo fermi a un centro con la Samp a settembre e alla rete, inutile, di ottobre col Torino. Dai granata ai granata, le due sconfitte che hanno azzoppato le certezze dei campioni. E se il cerchio non si è chiuso, non è detto che i dolori siano finiti qui.

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