La Gazzetta dello Sport

Adopo il predestina­to Bayeye la rivelazion­e «Viviamo un sogno»

A Parigi paragonava­no Michel a Pogba, Brian non ha ancora un minuto in Serie A

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Dieci anni fa, giocavano già insieme. Periferia parigina, la banlieue sullo sfondo. Erano bambini Michel e Brian, ma il talento si riconoscev­a già lontano un miglio. Il destino ha voluto che in estate si ritrovasse­ro nello spogliatoi­o accolti da Juric. L’altra sera Michel Adopo e Brian Bayeye sono stati i due ragazzi terribili, e finora poco noti, nati nell’anno Duemila che hanno fatto piangere San Siro spalancand­o al Toro le porte del paradiso. La notorietà all’improvviso, da due giorni i loro nomi sono nei discorsi del grande pubblico. Brian parte come un razzo sulla destra e pennella l’assist, Michel arriva a tutto cuore, prende il tempo e centra l’angolino: è il gol che vale un capolavoro. Michel e Brian sono partiti da lontano, hanno giocato in Serie C tra Viterbo e Catanzaro, poi una notte si sono presi San Siro.

Pogba A tredici anni, nel 2013, Adopo entra nel Torcy, fabbrica parigina di talenti. Da qui è partita anche l’avventura di Paul Pogba. Cresce bene Michel (francese di origini ivoriane) sesognava guito da quegli istruttori che, anni prima, aveva smussato il diamante Pogba, al punto che nell’inverno 2017 al Torino arrivano le prime segnalazio­ni. «Non fatevelo scappare, questo ragazzo può diventare il nuovo Pogba», si raccomanda­no dalla Francia. Il Toro ne fiuta subito il talento: a gennaio, Adopo arriva in città in prova per 5 giorni. Ne bastano 2 per firmare il suo primo contratto, al Torcy vanno 150.000 euro. Da quel momento parte un lungo viaggio nel vivaio che lo porterà a vincere la Coppa Italia Primavera e la Supercoppa Primavera. Sempre protagonis­ta, fa l’esordio in A con Mazzarri. A livello giovanile gioca mezzala, è uno dei giovani per il quale in molti intravedon­o un orizzonte importante. Nel momento del salto in prima squadra però rallenta la crescita. Ha bisogno prima di farsi le ossa, così va in prestito per un biennio alla Viterbese. Dall’estate è rientrato al Toro, Juric e il club lo tolgono dal mercato. «San Siro è stata la più grande emozione da quando gioco al calcio – racconta Adopo -, grande prova, con il cuore e la grinta abbiamo fatto vedere chi siamo». Da bambino di pilotare gli aerei, di colpo è stato lui a spiccare il volo.

Di corsa Nella sua carriera Brian (francese di origini congolesi) è andato sempre di corsa. Su quella fascia destra non si è mai fermato. Dal Troyes al Catanzaro in C, passando per Carpi. Nella scorsa stagione è stato una delle rivelazion­i in C, trascinand­o il Catanzaro alla semifinale playoff. In estate per lui c’era la fila (dalla A all’estero), l’ha spuntato il Toro che ha puntato sul suo potenziale. Non ha giocato un minuto in Serie A, solo perché da 6 mesi Juric ci sta lavorando per presentarl­o quando lo avrebbe ritenuto pronto. Su di lui ci sono diversi club di B pronti ad accoglierl­o in prestito, ma da Torino non si muove. L’occasione se l’è presa di corsa a San Siro. «Per me è davvero un sogno», ha detto Bayeye anche un po’ emozionato. Alla fine ha proprio ragione Juric: «Questa di Adopo e Bayeye è una storia stupenda».

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