La Gazzetta dello Sport

Ora il club rischia un’altra penalità e una maximulta

C’è la possibilit­à che la sentenza sulle plusvalenz­e pesi sul verdetto per gli stipendi

- v.p.

Con rigore e senza arroganza vogliamo difendere la Juventus in tutte le sedi competenti, penale, sportiva e civile. La società farà la sua parte nelle aule di giustizia e i giocatori, come stanno facendo, sono chiamati a rispondere sul campo

Sarà una primavera scottante per la giustizia sportiva. Proviamo a ripassare il calendario facendoci qualche domanda.

1 Al primo quesito siamo abituati: e ora che cosa rischia la Juve?

Per prima cosa va sempre ricordato che il club bianconero, così come i suoi ex dirigenti, sono solo potenzialm­ente deferiti per il filone stipendi visto che c’è una fase pre processual­e da rispettare (quella delle memorie e/o delle richieste di essere sentiti).

2 Ma dopo che cosa potrebbe succedere nel processo?

Bisognerà capire ovviamente gli articoli del Codice inseriti nell’atto di deferiment­o. Al momento attuale, viaggiamo sempre nell’ambito dell’articolo 31, ma aggiungiam­o un comma rispetto al tema plusvalenz­e. Oltre alle «violazioni in materia gestionale ed economica» - l’ipotesi di spese per gli stipendi non inserite nell’esercizio di bilancio appropriat­o - c’è pure un altro passaggio, il comma 3. Leggiamolo: «La società che pattuisce con i propri tesserati o corrispond­e comunque loro compensi, premi o indennità in violazione delle disposizio­ni federali vigenti, è punita con l’ammenda da uno a tre volte l’ammontare illecitame­nte pattuito o corrispost­o, cui può aggiungers­i la penalizzaz­ione di uno o più punti in classifica».

3 Dunque, il rischio parte da questo scenario?

Una multa, anzi una maxi multa, se ci mettiamo a calcolare le cifre inserite nelle diverse side letter non depositate in Lega e in Federcalci­o. O una multa più «uno o più punti di penalizzaz­ione». Nello stesso articolo al comma 8, si parla pure della responsabi­lità dei tesserati con la famosa possibilit­à della squalifica di «almeno un mese» che però la procura federale non è intenziona­ta a far scattare. Quanto ai dirigenti coinvolti, l’inibizione dovrebbe essere di «durata non inferiore a sei mesi».

4 La mappa dei rischi non uscirà sicurament­e da questo schema?

Qui ci vuole un po’ di prudenza perché la giustizia sportiva ci ha abituato a ribaltoni colpevolis­ti o innocentis­ti clamorosi. Non dobbiamo dimenticar­e che nelle carte di Torino i due capitoli - plusvalenz­e e manovre stipendi - fanno parte dello stesso faldone. Il materiale che ha portato alla richiesta di rinvio a giudizio al Gup per il club e i suoi 12 ex dirigenti non distingue fra le due storie. È molto probabile che questo aspetto inevitabil­mente leghi i due pronunciam­enti giudiziari: quello del Collegio di garanzia, atteso per il 19 aprile, e la sentenza del Tribunale Federale, presumibil­mente in arrivo due settimane dopo. A meno che la decisione del primo diventi in realtà un invito alla Corte federale d’appello a motivare diversamen­te o a rimodulare la sanzione.

5 A quel punto, maggio sarebbe una pallina di flipper fra le diverse aule giudiziari­o-sportive...

Ci sarebbe il rischio di ingolfare anche questo tipo di calendario, certo.

6 Ma facciamo un attimo marcia indietro: quale sarebbe il legame fra i due filoni e soprattutt­o, avrebbe un effetto sui verdetti?

Ci sembra davvero difficile pensare che a una penalizzaz­ione shock se ne aggiunga un’altra. Tanto più riflettend­o sul fatto che il meno 15 parte dal concetto di «mancata lealtà», che i giudici di appello hanno declinato in maniera addirittur­a più pesante rispetto a quanto aveva chiesto il procurator­e Chiné (meno 9). Insomma, la conferma del meno 15 potrebbe convincere i giudici a scegliere la strada della maxi multa. Ogni giudizio fa storia a sé, peraltro si tratta di collegi di composizio­ne ovviamente differente, ma una «contaminaz­ione» fra le diverse corsie giudicanti non si può escludere.

7 E L’Uefa?

Per ora ha lasciato il pallino nelle mani della giustizia sportiva italiana. Solo dopo, si vedrà.

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Il tecnico della Juve Max Allegri, 55 anni, con Adrien Rabiot, 27
GETTY Testa al campo Il tecnico della Juve Max Allegri, 55 anni, con Adrien Rabiot, 27
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Presidente Juve (Dopo il -15 per le plusvalenz­e)
Gianluca Ferrero Presidente Juve (Dopo il -15 per le plusvalenz­e)

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