La Gazzetta dello Sport

Napoli “cresce” altri Victor Viaggio tra i baby nigeriani «Noi preferiamo Vinicius»

- Di Marco Ciriello NAPOLI

Altri Osimhen si allenano su un campo a Cuma, a poca distanza dall’Antro della Sibilla. Nessuna divinazion­e, ma tanta applicazio­ne. La squadra è la MeGiC Planet, loro hanno tra i 12 e i 16 anni, figli di nigeriani, tutti nati in Italia. Qualcuno è andato a Lagos, qualcuno no. «Non pensavo facesse così caldo in Nigeria», mi dice Ibrahim Kolawole (16 anni, centrocamp­ista), misurando in una frase la distanza tra il suo essere europeo e il provenire dall’Africa. Parlano tre lingue: italiano a scuola, inglese a casa, napoletano sul campo. E nell’Italia calcistica in affanno, solo Donnarumma e Berardi nati sotto Roma, e la Serie A che schiera solo Immobile e D’Ambrosio titolari, forse saranno i nuovi meridional­i. «Si può giocare in una piazza, per strada, su di un prato, basta avere 4 sassi per fare due porte e un pallone ben gonfiato (o anche un po’ sgonfio)», scriveva Agostino Di Bartolomei: aveva capito che l’importante è giocare, anche col pallone un po’ sgonfio.

Liberi È lo spirito di Roberto Caracciolo e Gennaro Pirozzi, allenatori e dirigenti, che hanno unito le loro società e messo insieme da Castel Volturno (la nostra Ellis Island) a Frattamagg­iore, Varcaturo, Giugliano, i ragazzini migliori per mandarli in campo col 4-3-3, liberi di dribblare come Kvaratskhe­lia. Non è una semplice squadra di allievi o un under 14 regionale, è un film di Spike Lee. La maggior parte (19 nigeriani e un ghanese, e poi ci sono i napoletani) vive al Villaggio Coppola, il quartiere abusivo più grande d’Europa, ma loro sono già abitati da una correttezz­a e una pulizia che fa sperare, proprio mentre a Napoli, sul lungomare, ci si spara, e un ragazzo di 19 anni, Francesco Pio Maimone, rimane sull’asfalto col sogno di aprire una pizzeria. I sogni degli altri Osimhen invece vanno lontano da

In periferia Figli di africani ma nati in Italia, giocano a pallone e sognano tifando Bayern, Real e City

Napoli, solo tre tifano per la squadra dell’anno, e solo cinque riconoscon­o Victor Osimhen come modello, che nel caso di Emmanuel Aifuwa Osakpolo (difensore centrale, 16 anni), viene scavalcato da Alphonso Davies del Bayern Monaco. È probabile che l’anno prossimo molti cambino idea, come succede spesso a quella età.

Altri modelli Ero venuto a vedere i loro allenament­i convinto che fossero tutti aggrappati alla coda della cometa Osimhen, ma poi sono andato in panchina e ho trovato una realtà differente. L’esterno sinistro Iketchckw Eluwa Ferre (16 anni): «Mia madre e la madre di Osimhen hanno bevuto dalla stessa fontana, per me è come un fratello maggiore, guardo i suoi gol, gli highlights, non ho tempo per una partita intera, ma non voglio essere lui, vorrei essere Leao o Vinícius». Parlare con questi ragazzi è un continuo muoversi in avanti, arrivano di corsa, si siedono in panchina e comincia il film, nel caso di Savior Akporugo (16 anni, attaccante) c’è un balzo nel passato: suo padre non vuole che giochi, perché la domenica salta la messa. Tra l’altro un osimhenian­o convinto, che vorrebbe essere allenato da Ancelotti. Uno dei pochi che tra la nazionale italiana e quella nigeriana sceglie la seconda: «Ho un fratello a Lagos». Vai Savior, non importa per chi segni. Pure l’altro attaccante, Godswill Eraubare (13 anni e 7 gol in 15 partite), scegliereb­be la Nigeria. Anche se il cibo e la nazionale italiana sono le scelte di maggioranz­a. Hanno genitori che non riescono a seguirli perché sono in Germania come i nostri nonni fino a qualche anno fa, altri sono macellai, muratori, negozianti; hanno mamme sarte, casalinghe o badanti delle nostre nonne; e non hanno tatuaggi ma occhi che sono finestre, in testa un accenno di dread, nelle orecchie il rap e la trap mentre leggono i manga, e credono – ancora – in Dio (cattolici più dei musulmani).

Immarcabil­i È divertente sentire la discussion­e in napoletano tra il più colto del gruppo e un compagno di classe sulle figure retoriche, oggetto dell’interrogaz­ione del giorno dopo al liceo. L’argomento che li troverebbe preparati è sicurament­e Cristiano Ronaldo, esempio, quasi per tutti, per l’applicazio­ne e il sacrificio, seguono Messi, N’Golo Kanté, Leao e Mbappé. Trovano spazio Anguissa, Kim e Zielinski, ma anche i difensori hanno come spirito guida Ronaldo. Bisognerà avvisare J. K. Rowling che in Harry Potter ha inserito la Sibilla Cooman ispirandos­i a quella Cumana: il modello è cambiato. E non è il Napoli l’orizzonte, ma il Bayern Monaco, il Manchester City e il Real Madrid. Seguono la Premier League e la Ligue 1, più Marsiglia che Psg, giocando col nome sulla maglia di un compagno di squadra che non c’è più, Christian Etinosa Uwangue. Sono già in Europa, sono già altrove. Immarcabil­i come Osimhen.

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Una delle squadre giovanili della MeGiC Planet, che si allena a Cuma, nell’area metropolit­ana di Napoli, ed è composta anche da ragazzi di origini nigeriane nati in Italia. Sotto, un bambino con la maschera di Osimhen e un’altra squadra dell’hinterland napoletano con ragazzi africani
Speranze Una delle squadre giovanili della MeGiC Planet, che si allena a Cuma, nell’area metropolit­ana di Napoli, ed è composta anche da ragazzi di origini nigeriane nati in Italia. Sotto, un bambino con la maschera di Osimhen e un’altra squadra dell’hinterland napoletano con ragazzi africani
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