Rinnovo in vista per puntare in alto. A fine mese un altro incontro per il sì Ipotesi clausola se chiama una big? Motta fino al 2025 Cinque incedibili e nuovi colpi Saputo è convinto
In 200 giorni s’è preso il Bologna. E non è un modo dire. È (stato) un modo di fare. Quando Paulo Sousa (altro ex “Matisse” della regia come lo fu Thiago) dopo il 2-2 contro la Salernitana dice «Motta sta portando un vento nuovo al calcio italiano», beh, c’è la constatazione della battaglia appena finita e l’idea di aver visto cose differenti. Anche Bologna ha scoperto cose differenti: non si sentiva attraente - nel gioco, nella proposizione, nel “come vincere” - da quando nel 2019 Mihajlovic declinò la parola salvezza con una cavalcata mostruosa. Dal terz’ultimo posto di allora, Sinisa finì decimo, e il fatto che il Bologna di Motta (preso a 6 punti) abbia anche toccato il 7° posto la dice lunga sul risveglio di una città che si era persa fra troppi “vorrei ma non riesco mai”. Motta ha spaccato la noia, detta in parole povere. Anche per questo è giusto dire che in 200 giorni Thiago s’è preso Bologna. Perché dal passo dell’ufficialità (12 settembre) a oggi sono appunto trascorsi 200 giorni ed è ”uscito” di tutto: sconfitta alla prima gara interna (contro l’Empoli), scetticismo e riscatto, creazione di ruoli (Posch) e valorizzazioni (Ferguson, Orsolini, Dominguez e Lucumi), contestazione dura a Casteldebole (inizio ottobre) ma anche gioco riconosciuto, azzeramento delle gerarchie, produzione di punti e qualità di una squadra non fatta da lui.
Le basi Trentuno punti in 21 partite, media di 1,48 punti/partita, periodo che ha visto anche 5 vittorie in sette gare, paletti inderogabili per chi non dava quello che lui avrebbe voluto: poco alla volta anche i Senatori hanno capito che conta cosa si dà e non come ci si chiama; e sarebbe sbagliato dire che Motta e Arna sono agli antipodi. E’ vero che senza il bomber austriaco Motta ha fatto 16 punti ma è altrettanto vero che nelle sue prime dieci gare Arna è sempre stato titolare tranne che in due (infortunato). Arna sarà ko per un altro po’, ma il concetto di fondo resta: la Democrazia Mottiana (tutti coinvolti e tutti potenzialmente titolari a prescindere dal... passato) ha creato una squadra che sa quel che vuole e in cui gioca chi segue certi principi. E questo la dirigenza lo ha capito, da Fenucci a Sartori e Di Vaio: fino a trasmetterlo a Joey Saputo, da ieri in città (con anche impegni istituzionali: Dall’Ara).
Nuovo incontro e clausola Il presidente del Bologna tornerà negli Stati Uniti dopo la gara contro l’Udinese (domenica ore 12,30). In questi giorni, ieri compreso, il n°1 e Thiago hanno chiacchierato con proiezione futuro. A grandi linee però. Senza decisioni definitive ma con l’idea di rivedersi a fine aprile. E, se tutto andrà per il verso giusto, a maggio potrebbe esserci il nero su bianco fino al 2025. Thiago ha un contratto fino al 2024: fretta non c’è, ma le sirene che hanno sibilato (dall’Inter al Psg) consigliano si ipotizzare un’agenda per l’anno che verrà, fors’anche con una clausola nell’accordo in caso di “chiamata dalle big”.
Programmi chiari Thiago considera cinque/sei giocatori perni imprescindibili (fra cui Posch, Dominguez e Ferguson) e sa che per far collimare le ambizioni (sue e della società) serviranno parole chiare e mercato adeguato. Motta non è un pretenzioso a prescindere, visto che a La Spezia di mercato non ne poteva avere e che ha salutato lasciando un anno di contratto; ma sa che salire significa investire, al netto dei risparmi di emolumenti e dei costi già fissati (circa 14 milioni). Saputo, che con l’ingaggio di Sartori ha dato un segnale differente, lo sa. Poi servirà anche l’atto pratico: dai risultati al rinnovo di Dominguez, da Ferguson “blindato” alla questione legata ai giocatori in scadenza (questione ingarbugliata). In 200 giorni Motta ha conquistato Bologna. Ora il Bologna va sempre più verso l’idea di “riaffermare” Motta.