BETTIOL-FIANDRE ULTIMO RE D’ITALIA «UN LIBRO SU DANTE PER ISPIRARMI»
Quella fantastica domenica 2019: doppietta storica con il fiorentino (la nostra 11a vittoria) e Bastianelli «Qui le pietre mi vogliono bene»
«Èbello tornare su queste strade. La gente mi saluta mi riconosce. Ritorno su quelle pietre che nel 2019 mi hanno voluto bene». Alberto Bettiol, l’ultimo re italiano del Giro delle Fiandre - nel 2019, completando una fantastica doppietta con Marta Bastianelli, regina della prova femminile -, racconta così la sua ricognizione sul percorso della Classica (273 km con 19 Muri da affrontare e 6 tratti di pavé) che domenica lo vedrà al via da Bruges.
► Quanti chilometri ha fatto?
«Gli ultimi 120. È stata più lunga del solito perché Honoré e Powless non hanno mai corso il Fiandre e quindi volevano conoscere di più il percorso. Inizialmente era in programma per venerdì, ma si è deciso di anticiparla perché è prevista pioggia. Durante la ricognizione abbiamo incontrato anche la Quick Step di Alaphilippe e la Jumbo di Van Aert».
► Sarà lei il capitano della Ef?
«Partirò con un occhio di riguardo della squadra, ma per come sta andando Powless ci permette di avere un’arma in più da sfruttare. Certo, la corsa non la faremo noi. Saranno i tre fenomeni a scrivere la sceneggiatura del Fiandre».
► Quali contromisure si possono adottare?
«Ogni squadra proverà a inventarsi una strategia nel caso qualcosa andasse storto a Van Aert, Van der Poel e Pogacar. Per giocarsi una corsa di questo tipo l’unica speranza è questa».
► Quale potrebbe essere il copione della corsa?
«A Harelbeke ho visto che sono nel gruppettino dei corridori che sono subiti dietro i tre top. Tutti sappiamo che dobbiamo anticiparli, anche se non credo che Jumbo, Alpecin e Uae permettano a troppi uomini di andare in fuga. C’è il rischio che nessuno riesca nell’intento perché il Fiandre verrà talmente duro che al secondo passaggio sul Vecchio Kwaremont (a 55 km dall’arrivo, ndr) Van Aert, Pogacar e Van der Poel se ne andranno. Anche se il finale potrebbe regalare una sorpresa».
► A che cosa si riferisce?
«Solitamente sul lungo viale finale asfaltato di 8 km si trova vento laterale che ti spinge. Dalle previsioni sembra che domenica potrebbe invece spirare in senso contrario. Se i tre iniziassero a guardarsi troppo, gli inseguitori potrebbero riagganciarsi».
► Cosa “ruberebbe” ai tre fenomeni?
«Pogacar ha talento da vendere, Van Aert va forte al Nord, al Tour, dovunque. E Van der Poel ha un’accelerazione incredibile, uno scatto secco, quando punta qualcosa è difficile che sbagli. Ma la cosa che invidio a tutti e tre è la capacità di rimanere sul pezzo senza problemi. Non è facile essere loro, con questa popolarità, questa meritata esposizione mediatica. Sono bravi a gestire la situazione e a non risentirne».
► Come si muoveranno?
«Uno come Van Aert non so quanta voglia abbia di arrivare a giocarsi il Fiandre in volata con Van der Poel, che l’ha già battuto nel 2020. Mentre Pogacar se ha l’opportunità deve attaccare sul Vecchio Kwaremont. Se non prova lì, non so dove può staccarli».
► Mentre lei faceva la ricognizione del Fiandre, il c.t. Bennati visionava il percorso del Mondiale di Glasgow.
«Sapevo che sarebbe andato, ma non ero a conoscenza del giorno. Sicuramente ci invierà foto, video e considerazioni generali. Quello iridato è un appuntamento che casca alla perfezione rispetto al mio programma di gara. Arriva due settimane dopo il Tour, dove correrò in appoggio a Carapaz».
► Dopo il Fiandre la vedremo anche alla Roubaix?
«Sì, rimarrò in Belgio per la corsa di Pasqua. Sarà la mia prima volta alla Parigi-Roubaix. Ho 29 anni e mi regalo questa doppietta».
► Alla Strade Bianche è stato protagonista di una brutta caduta. Il casco l’ha salvata. Cosa le hanno scritto sui social?
«Non li seguo molto, preferisco far gestire da altri i miei profili. Non voglio avere distrazioni. Preferisco riposarmi e leggermi un libro».
► L’ultimo?
«”Dante”, il libro scritto dallo storico Alessandro Barbero. Un testo che mi ha incuriosito molto. Mi sono preparato così per il Fiandre».
Van Aert, Van der Poel e Pogacar se ne andranno sul Kwaremont Alberto Bettiol sulla tattica
A loro invidio la capacità di restare se stessi, con questa popolarità Alberto Bettiol sui tre fenomeni