La Gazzetta dello Sport

Il nuovo Karamoh

Il francese si è confessato alla tv di casa «Adesso sono un giocatore diverso. Merito dell’allenatore» Yann Karamoh

- di Nicola Cecere

Ora so cosa devo fare dentro l’azione, penso alla squadra. Mi sento pronto per il salto di qualità

Il momento più bello? Il gol di Adopo a San Siro. Eliminare il Milan è stato fantastico

Infanzia, gioventù, la vita familiare, il figlio di 4 anni in Francia, la fidanzata lontana e poi, naturalmen­te, il Toro. Yann Karamoh si è raccontato in una lunga chiacchier­ata con la tv di casa, Torino Channel, dalla quale emerge la figura di un giovane adulto che ha abbandonat­o definitiva­mente certi atteggiame­nti un po’ stravagant­i che ne macchiavan­o l’immagine per concentrar­si su una carriera che promette di proseguire sempre meglio in maglia granata. L’attaccante parte dalla sua posizione preferita in campo: «Dai 13 ai 17 anni ero una mezzala... Poi il mio allenatore dell’epoca mi disse: gioca come vuoi, perché sono i giocatori che devono imparare a capire quale è lo spazio giusto in cui muoversi. E così oggi non ho preferenze: destra, sinistra, centro, ala... L’importante è riuscire a dare un contributo alla squadra. E con Juric è possibile perché si tratta di un allenatore che vuole aiutare i suoi giocatori. Con lui, se dai sempre il massimo, puoi arrivare a livelli alti».

Col mister E qui si entra nei dettagli: «Parlo molto con Juric sulla fase offensiva, sul come attaccare la porta. Mi è servito questo confronto continuo perché oggi sono un giocatore diverso rispetto a quello che ero all’Inter o al Parma. Ho capito che c’è un momento per correre e uno per aspettare. Mi sento pronto per un salto di qualità. Ho più maturità anche dentro la mia vita. Mi sono abituato a pensare alla giocata che devo fare mentre arriva la palla. Maturità vuol dire capire cosa puoi fare dentro l’azione».

Viva Adopo È la prima volta che si racconta e ci tiene a farsi capire bene. C’è pure un momento molto simpatico quando gli chiedono quale sia stato il fatto più emozionate vissuto con la maglia granata addosso. «Per il momento è il gol di Adopo in Coppa Italia a San Siro. Siamo andati tutti a festeggiar­lo, impazziti di gioia. Entrare in un quarto di finale battendo il Milan è stato fantastico». Il momento no? Facile a dirsi, l’infortunio al polpaccio. «Eh, l’ho vissuto male. Appena guarito sono andato a parlare col mister, volevo giocare col Lecce e col Napoli. Adesso sto molto bene, mi sento pronto a tornare utile».

Consigli La chiusura è un prezioso consiglio ai giovani. «Oggi ho una visione diversa del vostro campionato rispetto a quando sono sbarcato a Milano. A quel tempo pensavo che tutte le porte fossero spalancate, poi mi sono accorto che non è così. Ricordo il mio arrivo all’Inter, volevo sempre giocare e invece non sono sceso in campo per tre mesi. Ero assai scoraggiat­o, piangevo al telefono con mia madre... Ho capito quali sono le difficoltà del calcio italiano e sono sempre vicino anche ai giocatori giovani, ai Primavera. Dico loro di pazientare e di saper aspettare. E soprattutt­o di non mollare nei momenti difficili: devi rimanere concentrat­o sulle tue cose e sui doveri, senza pensare di giocare a tutti i costi».

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