Il nuovo Karamoh
Il francese si è confessato alla tv di casa «Adesso sono un giocatore diverso. Merito dell’allenatore» Yann Karamoh
Ora so cosa devo fare dentro l’azione, penso alla squadra. Mi sento pronto per il salto di qualità
Il momento più bello? Il gol di Adopo a San Siro. Eliminare il Milan è stato fantastico
Infanzia, gioventù, la vita familiare, il figlio di 4 anni in Francia, la fidanzata lontana e poi, naturalmente, il Toro. Yann Karamoh si è raccontato in una lunga chiacchierata con la tv di casa, Torino Channel, dalla quale emerge la figura di un giovane adulto che ha abbandonato definitivamente certi atteggiamenti un po’ stravaganti che ne macchiavano l’immagine per concentrarsi su una carriera che promette di proseguire sempre meglio in maglia granata. L’attaccante parte dalla sua posizione preferita in campo: «Dai 13 ai 17 anni ero una mezzala... Poi il mio allenatore dell’epoca mi disse: gioca come vuoi, perché sono i giocatori che devono imparare a capire quale è lo spazio giusto in cui muoversi. E così oggi non ho preferenze: destra, sinistra, centro, ala... L’importante è riuscire a dare un contributo alla squadra. E con Juric è possibile perché si tratta di un allenatore che vuole aiutare i suoi giocatori. Con lui, se dai sempre il massimo, puoi arrivare a livelli alti».
Col mister E qui si entra nei dettagli: «Parlo molto con Juric sulla fase offensiva, sul come attaccare la porta. Mi è servito questo confronto continuo perché oggi sono un giocatore diverso rispetto a quello che ero all’Inter o al Parma. Ho capito che c’è un momento per correre e uno per aspettare. Mi sento pronto per un salto di qualità. Ho più maturità anche dentro la mia vita. Mi sono abituato a pensare alla giocata che devo fare mentre arriva la palla. Maturità vuol dire capire cosa puoi fare dentro l’azione».
Viva Adopo È la prima volta che si racconta e ci tiene a farsi capire bene. C’è pure un momento molto simpatico quando gli chiedono quale sia stato il fatto più emozionate vissuto con la maglia granata addosso. «Per il momento è il gol di Adopo in Coppa Italia a San Siro. Siamo andati tutti a festeggiarlo, impazziti di gioia. Entrare in un quarto di finale battendo il Milan è stato fantastico». Il momento no? Facile a dirsi, l’infortunio al polpaccio. «Eh, l’ho vissuto male. Appena guarito sono andato a parlare col mister, volevo giocare col Lecce e col Napoli. Adesso sto molto bene, mi sento pronto a tornare utile».
Consigli La chiusura è un prezioso consiglio ai giovani. «Oggi ho una visione diversa del vostro campionato rispetto a quando sono sbarcato a Milano. A quel tempo pensavo che tutte le porte fossero spalancate, poi mi sono accorto che non è così. Ricordo il mio arrivo all’Inter, volevo sempre giocare e invece non sono sceso in campo per tre mesi. Ero assai scoraggiato, piangevo al telefono con mia madre... Ho capito quali sono le difficoltà del calcio italiano e sono sempre vicino anche ai giocatori giovani, ai Primavera. Dico loro di pazientare e di saper aspettare. E soprattutto di non mollare nei momenti difficili: devi rimanere concentrato sulle tue cose e sui doveri, senza pensare di giocare a tutti i costi».