La Gazzetta dello Sport

Il Pistolero rampante

CONTADOR E IL TEST SULLA SALITA DEL LUSSARI «È LA PIÙ DURA MAI FATTA IN UN GRANDE GIRO»

- PETRUSSI di Alessandra Giardini

Su Thomas

Non ha avuto un giorno negativo: è sempre stato molto solido

«Sarà diversa da tutte le altre tappe: difficilis­sima e contro se stessi. Sforzo gigantesco di 40’»

Su Roglic

A lui piace stare tanto fuori sella, analizza tutto al millimetro

Andiamo da Alberto Contador, che in salita danzava sui pedali. Un misto di bellezza e di efficacia, di poesia e di resa (in termini di risultati) che hanno segnato un’epoca: sette grandi Giri vinti (due volte il Giro, due volte il Tour e addirittur­a tre la sua Vuelta), le più grandi salite domate con leggerezza, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Allora andiamo da Alberto Contador a farci raccontare cosa ci aspetta, 18,6 chilometri dai 750 metri di Tarvisio ai 1.766 di Monte Lussari, i primi 10,7 piani, al 2% costante, su una ciclabile, poi cambiano le bici e il mondo e arrivano 7,9 chilometri all’insù, di cui 7,3 di salita pura, feroce, verticale, con punte al 22-23% in mezzo al bosco. Una strada cementata con una zigrinatur­a in modo da dare alla biciclette più grip, soprattutt­o in caso di pioggia. Andiamo da Contador a farci spiazzare. «Io l’ho provata. L’ho fatta tutta in piedi sui pedali».

► In che senso in piedi? Al 2223%?

«Beh sì, è il mio stile naturale. Non tutti la faranno così, Thibaut Pinot immagino di sì, e anche qualcun altro. Dipende dal modo di correre. Thomas, Roglic e Almeida stanno spesso seduti in sella».

► Che salita dobbiamo aspettarci?

«Una roba mai vista, durissima, nei sette chilometri e mezzo finali c’è soltanto un piccolo momento di tregua, diciamo così, verso la fine. Una piccolissi­ma illusione. Ma non va mai sotto il 15%».

► Possiamo paragonarl­a a qualche altra salita?

«Per me è anche più dura dello Zoncolan. Ma non è neanche quello il punto».

► Qual è il punto?

«È che si tratta di una salita diversa da tutte le altre, sei su una strada piccola, in mezzo al bosco, è una strana sensazione, quasi di solitudine. E tu vai su a 8-10 chilometri all’ora. Solo contro il tempo, solo contro te stesso. Sono convinto che sarà la cronoscala­ta più dura della storia di un grande Giro».

► In Spagna avete qualcosa del genere?

«No, non direi. Ce n’è qualcuna che può assomiglia­re al Monte Lussari, ma parliamo di salite brevi, due o tre chilometri. Tipo la Bola del Mundo, a Madrid, ma quella è tre chilometri o poco più. Ma sette e mezzo no, così è davvero troppo».

► Non c’è l’asfalto, questo incide?

«Sì, ovviamente. Quando c’è l’asfalto è sempre più facile. Con il cemento invece la salita si fa ancora più dura. Dall’altra parte però c’è una buona trazione per la bici. Ma sarà anche questo un elemento che complica tutto».

► Dopo la prima parte cambierann­o tutti la bici? ► Quanto tempo si perde nel cambio di bici?

«Come minimo venti secondi, se non di più. Il problema è che ti fermi quando vai forte: devi passare da 50-55 chilometri orari a zero e poi riprendere, c’è anche un problema di riprendere il ritmo su una bici diversa».

► A Cortina, prima della salita finale, Roglic ha cambiato la bici e ha messo una monocorona.

«È un po’ il suo modo di correre. A lui piace stare fuori di sella a lungo, avrà sicurament­e analizzato tutto al millimetro. Ma sul Lussari non si parla di millimetri: bisognerà stare pronti per pendenze del 22-23%. Tremende».

► Senza ammiraglie cambia qualcosa?

«No, alla fine non cambia niente. Sono sicuro che i direttori sportivi dalle moto riuscirann­o comunque a parlare con i corridori e a dar loro dei riferiment­i. Ma poi quali riferiment­i? Questa cronoscala­ta è più una sfida contro se stessi. Alla fine si fanno i conti».

► Manca soltanto la cronoscala­ta, e abbiamo i primi due divisi da ventisei secondi. Chi vince?

«Come faccio a saperlo. Però direi Geraint Thomas. L’ho visto sempre molto solido, è l’unico che non ha mai avuto un giorno negativo. Anzi, veramente non ha mai avuto neanche un metro di crisi dall’inizio del Giro».

► Roglic potrebbe pensare alla cronometro che gli costò il Tour?

«Questa sarà diversa, e anche uguale. Diversa perché allora aveva lui la maglia di leader. Adesso giustament­e è nella situazione opposta: è Thomas in maglia, e lui è secondo. Ma di sicuro ci penserà. È sempre una cronoscala­ta in cui ci si gioca un grande Giro. In questo senso è uguale».

► Il recupero nell’ultima notte dopo una tappa come quella delle Tre Cime conterà molto?

«Conterà, sicuro. Dopo la lettera dell’Uci e le polemiche nessuno ha potuto prendere l’elicottero per scendere, alla fine tutti avranno avuto le stesse condizioni, tutti saranno arrivati in albergo tardi».

► Sarà un duello tra Thomas e Roglic o c’è ancora spazio per Almeida?

«Sicuro che c’è spazio».

► Ha un minuto da recuperare e negli ultimi due giorni ha sempre perso.

«Sì, ma sarà una giornata difficilis­sima. E completame­nte diversa da tutte le altre. Stiamo parlando non di una tappa normale, ma di uno sforzo gigantesco di 40’. Non conterà la squadra, non conterà il pubblico, non conterà la tattica. Sì, penso che Almeida abbia ancora questa possibilit­à».

In piedi Io l’ho fatta tutta sui pedali, ma è una scelta personale. Pinot potrebbe imitarmi

 ?? ?? Una prova da campione Alberto Contador, mentre scala il Monte Lussari «I grandi favoriti sicurament­e sì, gli altri non ne hanno motivo».
Una prova da campione Alberto Contador, mentre scala il Monte Lussari «I grandi favoriti sicurament­e sì, gli altri non ne hanno motivo».
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In alto Alberto Contador in maglia rosa nel 2008, sotto nel 2015. Revocata per squalifica dopo la positività al doping la vittoria nel 2011
BETTINI I due Giri del Pistolero In alto Alberto Contador in maglia rosa nel 2008, sotto nel 2015. Revocata per squalifica dopo la positività al doping la vittoria nel 2011
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