«Thomas-Roglic sarà sfida di nervi e rapporti agili»
Vista da Vincenzo: «Prova complicata Servirà una grande stabilità mentale»
Mai viste crono così. Cambiano le fibre muscolari da utilizzare e come si sta in sella
Questo è un luogo mistico, pellegrinaggio di preghiera che sale dalla vallata di Tarvisio e si conclude in cima al Monte Lussari. Sono numerosi i sentieri religiosi, con piccole cappelle, che portano in vetta a 1760 metri di quota. Thomas, Roglic e Almeida troveranno la maglia rosa nel Santuario della Madonna, amatissimo dai friulani: l’arrivo è proprio di fronte. Venne eretto nel 1360 dopo il miracolo del pastorello, che scovò la statuetta della Vergine con bambino sotto un cespuglio. Siamo in Valcanale, spartiacque tra Italia, Austria e Slovenia. E questa zona oggi si trasformerà in un altro stadio del ciclismo, proprio come lo Zoncolan esattamente vent’anni fa, nel 2003, quando Simoni lo domò per la prima volta: attesi centomila spettatori, gran parte sloveni tifosi di Roglic, che hanno prenotato più del 60% dei biglietti della cabinovia, unico modo per salire velocemente in vetta (a parte andare a piedi). E’ un altro sogno che si realizza, quello di Enzo Cainero, il manager udinese delle tappe del Giro in Friuli-Venezia Giulia: non ha fatto in tempo a vederlo, è morto quattro mesi fa, ma oggi il suo popolo di volontari sarà in prima fila, come sempre.
I dati Sarà una cronoscalata davvero particolare. Sono 18,6 km: i primi 11 pianeggianti, da grandi velocità e lunghi rapporti, dei quali sei sulla Ciclovia di Alpe Adria; poi 7500 metri in salita, terribili. Il tratto iniziale di 4,7 km ha media del 15,3% e punte del 25%, ed è sovrapponibile allo Zoncolan: il picco si toccherà pure a 800 metri dall’arrivo quando si entra su una pista da sci. Il fondo è in cemento ecologico. I 125 corridori sono divisi in tre manche, con 50’ di intervallo per garantire la discesa delle moto di scorta: ne saranno utilizzate altrettante per ogni gruppo. I big saranno seguiti da due moto: una con il d.s. e una con il meccanico (che ha la bici di scorta).
La tecnica Prima dell’ascesa è previsto un punto per il cambio della bicicletta, che faranno tutti i big. Vincenzo Nibali spiega: «A livello tecnico è molto difficile da interpretare, non si è mai vista una cronoscalata così. Il gesto della pedalata sarà sempre uguale, ma cambiano le fibre muscolari che si vanno a utilizzare e la posizione in sella: sulla bici da crono, il corpo è molto avanzato e proteso sulle appendici, e su quella da salita c’è la posizione classica. Meccanicamente, il corridore deve avere in testa il fatto di scendere da una bici e saltare su un’altra, e cambiare la pedalata. Si passa da rapporti molto lunghi, 55/56 davanti, a rapporti cortissimi che usiamo sullo Zoncolan: 36 o anche 34, come moltiplica anteriore. Ci sono pendenze mostruose». A proposito: Roglic, che ha il cambio Sram, ha usato ieri ancora una volta la monocorona a 46 rapporti davanti con una scala posteriore molto stretta per avere i rapporti più vicini (il più agile era il 36), e farà oggi la stessa scelta. Thomas, con cambio Shimano, opterà per un 50/36 davanti e 34 come rapporto più piccolo. In una cronoscalata, un solo precedente al Romandia 2018: su 9,9 km, Roglic inflisse a Thomas 2’29”, ma il gallese non era in lotta per la classifica.
La scelta Ancora Nibali: «Servono stabilità mentale, preparazione, riscaldamento adeguato ma non molto lungo, perché siamo alla ventesima tappa. La crono diventerà una guerra di nervi tra i big: non ci saranno le ammiraglie a seguirli e mancherà quella comunicazione continua con i corridori. E come ti gestisci? Dai tutto in pianura e poi ti ritrovi in difficoltà in salita, oppure ti risparmi per dare tutto dopo?».