La Gazzetta dello Sport

Spalletti al primo tatuaggio Lo scudetto... è sulla pelle

- di Salvatore Malfitano

Valentino Russo è occupato a consultare un’agenda fitta di appuntamen­ti, quando squilla il telefono. È Giovanni Di Lorenzo che lo cerca e per lui non è una novità leggere il nome di un calciatore sul display. Tanti infatti si rivolgono al suo tratto per imprimere qualcosa di duraturo sul proprio corpo: Icardi, Zaccagni, Paredes, Insigne, Donnarumma e il capitano del Napoli per citarne alcuni. Ma la richiesta, in questo caso, è insolita. «Il mister ha visto quello che hai fatto con me e Politano, vorrebbe farsi tatuare da te». Luciano Spalletti, 64 anni, un uomo che non si sottrae alle tendenze della moda, ma senza alcun tatuaggio, che decide di fare il primo adesso. Anzi, i primi due. È l’amore ad ispirare le sue scelte: sul braccio destro i nomi dei tre figli (Samuele, Federico e Matilde); sul sinistro, quello del cuore, lo scudetto vinto dal Napoli. Russo si reca a Castel Volturno giovedì scorso, l’idea dell’allenatore è semplice: il logo del club e il tricolore. Il tatuatore lo interpreta a modo suo, gli mostra il progetto dei due stemmi che spuntano sotto la pelle. Spalletti ne è entusiasta e gli dà il via libera. «In tredici anni di profession­e, mi sarà capitato al massimo due o tre volte che un uomo voglia tatuarsi per la prima volta a quest’età» racconta Russo, che ne ha trentadue. Così, si sente quasi obbligato a chiedere al tecnico se abbia paura degli aghi. Domanda di routine, risposta ad effetto. «Non ho mai avuto paura di niente» gli ribatte Spalletti, col suo solito modo di fare, e rilancia: «Ma non sarai mica stanco per il viaggio?».

In due ore Cominciano a ridere, la sintonia nasce spontanea tra i due. Anche perché Valentino è un napoletano trapiantat­o in Toscana da quando ha memoria ed è un appassiona­to tifoso del Napoli, Luciano è un toscano che ha fatto di questa città la sua seconda casa. E per quanto stia per lasciarla, il segno che ha lasciato nella sua vita è indelebile e merita di essere rappresent­ato così. Un paio d’ore per completare le due opere, intanto loro parlano e scherzano. «È diverso rispetto a tutti gli altri – prosegue Russo – mi ha trasmesso qualcosa di unico. È una persona d’oro, ha un modo di fare che mi ha colpito».

Panda tricolore Si riferisce a ciò che accade dopo i tatuaggi.

Spalletti ci tiene ad andare a cena con Valentino, lo porta su una terrazza da cui il mare di Napoli è come incornicia­to dalle palme. In tanti lo riconoscon­o subito, anche perché l’allenatore non cerca di camuffarsi e non teme di frequentar­e il centro e i posti più in vista. Specialmen­te ora che la sua Panda è decorata a tema scudetto. Alcuni bambini lo fissano emozionati, ma timidi. Così è Luciano a chiamarli, li invita a scattare una foto insieme durante la cena. «Mi ha lasciato senza parole e sono orgoglioso del fatto che con me si sia creato naturalmen­te un legame speciale». La conversazi­one scorre tranquilla, senza parlare di calcio. Spalletti riflette sull’amore che prova per Napoli e la sua gente, cerca di spiegarlo a Russo, che lo ascolta assorto. Un incontro da ricordare. «Non riuscivo a dormire e mi commuovo, se ci penso. Sono certo che ci rivedremo». Chissà, allora, quale sarà il prossimo grande amore di Luciano da mettere nero su pelle.

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Luciano Spalletti, 64 anni, si è fatto tatuale lo scudetto del Napoli su un braccio e i nomi dei tre figli sull’altro
Doppio tatuaggio Luciano Spalletti, 64 anni, si è fatto tatuale lo scudetto del Napoli su un braccio e i nomi dei tre figli sull’altro
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