La Gazzetta dello Sport

PERCHÉ LAUTARO ANIMA DELL’INTER PUÒ ROVINARE LA FESTA AL PEP

- di ALESSANDRO DE CALÒ

Ci ha messo un po’ di tempo e non è stato un viaggio facile, ma alla fine Lautaro Martinez è riuscito a prendersi l’Inter. Si è fatto anima e corteccia, infilandos­i sul braccio il simbolo di capitano come un’arma in più da spendere, non una tacca da esibire. Se i nerazzurri possono guardare verso Istanbul, e il Manchester City, senza rassegnars­i all’epilogo di un destino segnato lo devono soprattutt­o a lui. Lautaro è un leader silenzioso, di quelli che quando si alzano le onde sta ritto sul cassero e trascina la squadra nel porto: il Milan affondato nella semifinale Champions e la Fiorentina, ribaltata in coppa con due siluri nella notte romana, restano dei buoni esempi. Non è sempre stato così. Nel corso degli anni Lautaro non aveva saldamente garantito questa impression­e, rimanendo piuttosto in bilico tra i due vertici del suo bipolarism­o: Toro scatenato, e ogni tanto sempliceme­nte seduto. L’ultimo forte sintomo della dipendenza da Lautaro l’Inter lo aveva accusato tra marzo e aprile quando – se non segnava l’argentino – Inzaghi non riusciva più a vincere. Così, il tormentone di primavera era diventato quel “no Toro, no party” che dava il senso di un labirinto nel quale sembrava che i nerazzurri si fossero persi. Di solito, nei momenti di down, Lautaro trovava sollievo accanto a Leo Messi nella nazionale argentina. Con l’Albicelest­e si rigenerava. La Finalissim­a di un anno fa a Wembley, tra gli azzurri di Mancini campioni d’Europa e la Selecciòn di Scaloni regina sudamerica­na, ci racconta ancora qualcosa. Lautaro aveva sbloccato il match prima di offrire l’assist del 2-0 a Di Maria. Poi gli dev’essere successo qualcosa. I Mondiali, per lui, continuano ad avere un retrogusto un po’ amaro. Nel 2018, durante

l’estate dell’arrivo all’Inter, Sampaoli l’aveva lasciato a casa sostenendo che non avesse ancora il cambio di velocità dei giocatori europei. Nel novembre scorso, Lautaro si era presentato da titolariss­imo in Qatar, ma l’esordio con l’Arabia Saudita era stato un flop. Gli avevano annullato due gol prima della rimonta saudita e di una sconfitta allarmante per Messi e compagni. Per non tornare a casa, l’Argentina doveva battere il Messico: finché Lautaro era rimasto in campo i gol non arrivavano. Uscito lui, ed entrato Julian Alvarez, la Selecciòn si era messa a volare, fino al titolo conquistat­o in finale con la Francia. Alvarez è diventato un po’ quello che nell’Italia dell’82 era Paolo Rossi o nel ’90 Schillaci. Invece di consacrars­i nel Mondiale di Messi, Lautaro aveva dovuto

cedere il passo al giovane attaccante che Pep Guardiola aveva prelevato dal River. Il bello è che, anziché arrendersi, il Toro ha saputo reagire, rigenerand­osi nell’Inter. Il 10 giugno, a Istanbul, Lautaro si troverà davanti Alvarez da avversario, con un rapporto di forza capovolto. Il Toro, leader e capitano dell’Inter sta completand­o la migliore stagione della sua carriera: non aveva mai segnato tanto (27 gol e 10 assist nelle 54 partite giocate finora). Il giovane Julian – che in Argentina chiamano Ragno – nel City è invece la riserva del fenomenale Haaland, gioca a strappi e frammenti anche se con buona qualità. Uno dei due vincerà Mondiale e Champions nella stessa stagione. Non capita molto spesso. Il calcio è fatto anche di piccoli segnali, sottili premonizio­ni. Qualche giorno fa il vecchio Diego Milito, autore dei due gol al Bayern nell’anno dello storico Triplete, ha augurato a Lautaro di vincere la Champions come era riuscito alla sua Inter.

C’è già stato un passaggio di testimone tra i due argentini: il 31 ottobre 2015, nel giorno del debutto con il Racing Avellaneda, Lautaro era entrato in campo sostituend­o proprio il Principe Milito. A Istanbul potremmo assistere a un nuovo abbraccio tra i due.

Certo non è probabile, il City è più forte, ma se c’è uno che può rovinare la festa al Pep e ad Haaland è proprio lui, Lautaro. Sappiamo. Basta che il Toro si scateni e non rimanga seduto. Servono un gol subito e l’Inter perfetta. Può succedere. Poi, chissà.

 ?? ?? Doppietta al bacio Lautaro Martinez, 25 anni, e la Coppa Italia
Doppietta al bacio Lautaro Martinez, 25 anni, e la Coppa Italia
 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy