La Gazzetta dello Sport

Nel nome del nonno

LA NIPOTE DI BARTALI «PER ME È UN ONORE RICORDARE I VALORI E LA SFIDA CON COPPI» Gioia è impegnata a tenere viva la memoria di Gino. «Quelle parole di Mattarella: che grande emozione»

- Di Alessandra Bocci

Un tuffo al cuore. Ma un tuffo allegro, come tutto ciò che il nonno Gino le ha trasmesso. E’ quello che Gioia Bartali ha provato leggendo le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che in una intervista alla Gazzetta ha dichiarato la sua ammirazion­e per Fausto Coppi, ma soprattutt­o il tifo per Bartali.«Sono rimasta molto colpita dalle parole di Mattarella. Ho grande stima del presidente e c’era già il desiderio di incontrarl­o». Gioia è in pratica la curatrice dell’eredità dei valori del nonno e partecipa a molte iniziative. Non ha potuto essere presente all’inaugurazi­one di un murale a Rodano, nel milanese, dove una scuola verrà intitolata a Gino, perché non stava bene, ma andrà presto a far visita all’istituto. Sostiene gli eventi che la Gino Bartali School di Ran Margaliot organizza in Israele. «Sono i valori di mio nonno che voglio conservare e tramandare».

► Gioia, che effetto le ha fatto sentire il presidente ricordare suo nonno?

«Le sue parole mi hanno trasmesso un’emozione profonda, anche perché in un momento come quello che stiamo vivendo, con tanti problemi e i cittadini dell’Emilia Romagna alle prese con una situazione drammatica, è incredibil­e che trovi il tempo per occuparsi di sport e dire parole belle. Lo vedo come un nonno, come mio nonno. Mattarella non è soltanto una istituzion­e, lo percepisco come un uomo nel pieno della maturità che cerca di trasmetter­e messaggi positivi. Credo ce ne sia bisogno».

► Com’era suo nonno?

«Dire affettuoso è scontato. Io cerco di ricordarlo ogni giorno e di tramandare i valori che gli appartenev­ano. Sono molto contenta che una scuola stia prendendo il suo nome. Io e mia sorella Stella saremo presenti, e siamo anche molto legate a Ran per le iniziative che organizza in Israele».

► Forse non tutti ricordano i legami di Gino con Israele...

«Beh, mio nonno ha contribuit­o a salvare molti ebrei e tanti gliene sono ancora grati».

► Lei è anche in rapporti di amicizia con il figlio di Coppi.

«Ci sentiamo spesso. Sono molto legata a Faustino: una volta ho capito che non si ricordava come mi chiamavo, così dico sempre, “ciao, sono la nipote di Bartali”. E’ simpaticis­simo e ci scambiamo molte foto».

► Lei è nata a Milano, ma ora vive a Montegrana­ro, nelle Marche.

«Merito del nonno, che mi ha trovato un lavoro qui, grazie a Michele Gismondi, che fra l’altro era il gregario di Coppi. Vede? Si torna sempre lì, a una rivalità che era anche stima e amicizia. Anche qui c’è crisi, ma da anni lavoro in un calzaturif­icio artigianal­e e sto benissimo. Sono tutti coppiani, ma pazienza. Qui ci sono via Coppi e via Bartali, abito in zona e preferisco sempre passare da via Bartali. Nulla di personale, però... E se qualcuno si chiama Fausto per via di Coppi dico, ecco, allora non si può essere amici. Scherzo ovviamente».

► Coppi-Bartali è una rivalità ancora viva?

«Quando c’erano loro il ciclismo era lo sport del popolo. La tifoseria era divisa, ma in modo sano e il pubblico ha dato tanto anche a loro. Erano spinti dalla gente che li aspettava lungo le strade. nel percorso del Giro. Nel dopoguerra c’era bisogno di energia per ripartire e loro la trasmettev­ano alla gente, anche agli italiani all’estero. Conservo tante lettere che arrivavano al nonno, tanti tifosi scrivevano dalla Francia. Correvano anche per loro. C’erano momenti difficili da ricordare e tentare di superare, credo che se fossero vivi lo farebbero adesso per le popolazion­i dell’Emilia Romagna. Penso agli amici che andavano a pedalare tutti i giorni su quei colli che adesso non ci sono più, cancellati dal diluvio».

► Gioia, che cosa sa di quel passaggio di borraccia?

«Beh, qualcosa si sa ormai, ma credo che non sia importante chi l’ha passata a chi. È stata un segno di solidariet­à fra due antagonist­i, anche mio padre Andrea lo diceva sempre. Per me ha rappresent­ato anche un trauma, non sa quante volte da ragazzina a scuola mi hanno chiesto della famosa borraccia. “Ma tuo nonno l’ha passata a Coppi o Coppi l’ha passata a lui?”. Io credo che sia bello ricordare soltanto il gesto che ha unito due campioni in un momento di difficoltà».

Coppi

Sono in contatto con il figlio Faustino. Mi piace parlare di mio nonno nelle scuole Borraccia

Non è poi così importante sapere chi l’ha passata a chi. Conta semmai il gesto di solidariet­à I tifosi

Ce n’erano tanti anche all’estero. mio nonno e Coppi correvano anche per loro Il presidente

Vedo Mattarella come un nonno di tutti gli Italiani, non come istituzion­e

► Lei a chi passerebbe la borraccia?

«Da madre di due adolescent­i dico che la passerei ai ragazzi, che ne hanno bisogno in questo momento di confusione. A me piace parlare nelle scuole dei valori di Gino. Ai giovani Bartali piace e vorrei che diventasse il nonno di tutti».

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Il fuoriclass­e e l’erede Gino Bartali in trionfo al Giro d’Italia 1946, il terzo vinto dopo quelli del 1936 e 1937. A sinistra, la nipote Gioia, 53 anni, figlia di suo figlio Andrea: è vicepresid­ente del Giro d’Italia d’epoca
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