Nel nome del nonno
LA NIPOTE DI BARTALI «PER ME È UN ONORE RICORDARE I VALORI E LA SFIDA CON COPPI» Gioia è impegnata a tenere viva la memoria di Gino. «Quelle parole di Mattarella: che grande emozione»
Un tuffo al cuore. Ma un tuffo allegro, come tutto ciò che il nonno Gino le ha trasmesso. E’ quello che Gioia Bartali ha provato leggendo le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che in una intervista alla Gazzetta ha dichiarato la sua ammirazione per Fausto Coppi, ma soprattutto il tifo per Bartali.«Sono rimasta molto colpita dalle parole di Mattarella. Ho grande stima del presidente e c’era già il desiderio di incontrarlo». Gioia è in pratica la curatrice dell’eredità dei valori del nonno e partecipa a molte iniziative. Non ha potuto essere presente all’inaugurazione di un murale a Rodano, nel milanese, dove una scuola verrà intitolata a Gino, perché non stava bene, ma andrà presto a far visita all’istituto. Sostiene gli eventi che la Gino Bartali School di Ran Margaliot organizza in Israele. «Sono i valori di mio nonno che voglio conservare e tramandare».
► Gioia, che effetto le ha fatto sentire il presidente ricordare suo nonno?
«Le sue parole mi hanno trasmesso un’emozione profonda, anche perché in un momento come quello che stiamo vivendo, con tanti problemi e i cittadini dell’Emilia Romagna alle prese con una situazione drammatica, è incredibile che trovi il tempo per occuparsi di sport e dire parole belle. Lo vedo come un nonno, come mio nonno. Mattarella non è soltanto una istituzione, lo percepisco come un uomo nel pieno della maturità che cerca di trasmettere messaggi positivi. Credo ce ne sia bisogno».
► Com’era suo nonno?
«Dire affettuoso è scontato. Io cerco di ricordarlo ogni giorno e di tramandare i valori che gli appartenevano. Sono molto contenta che una scuola stia prendendo il suo nome. Io e mia sorella Stella saremo presenti, e siamo anche molto legate a Ran per le iniziative che organizza in Israele».
► Forse non tutti ricordano i legami di Gino con Israele...
«Beh, mio nonno ha contribuito a salvare molti ebrei e tanti gliene sono ancora grati».
► Lei è anche in rapporti di amicizia con il figlio di Coppi.
«Ci sentiamo spesso. Sono molto legata a Faustino: una volta ho capito che non si ricordava come mi chiamavo, così dico sempre, “ciao, sono la nipote di Bartali”. E’ simpaticissimo e ci scambiamo molte foto».
► Lei è nata a Milano, ma ora vive a Montegranaro, nelle Marche.
«Merito del nonno, che mi ha trovato un lavoro qui, grazie a Michele Gismondi, che fra l’altro era il gregario di Coppi. Vede? Si torna sempre lì, a una rivalità che era anche stima e amicizia. Anche qui c’è crisi, ma da anni lavoro in un calzaturificio artigianale e sto benissimo. Sono tutti coppiani, ma pazienza. Qui ci sono via Coppi e via Bartali, abito in zona e preferisco sempre passare da via Bartali. Nulla di personale, però... E se qualcuno si chiama Fausto per via di Coppi dico, ecco, allora non si può essere amici. Scherzo ovviamente».
► Coppi-Bartali è una rivalità ancora viva?
«Quando c’erano loro il ciclismo era lo sport del popolo. La tifoseria era divisa, ma in modo sano e il pubblico ha dato tanto anche a loro. Erano spinti dalla gente che li aspettava lungo le strade. nel percorso del Giro. Nel dopoguerra c’era bisogno di energia per ripartire e loro la trasmettevano alla gente, anche agli italiani all’estero. Conservo tante lettere che arrivavano al nonno, tanti tifosi scrivevano dalla Francia. Correvano anche per loro. C’erano momenti difficili da ricordare e tentare di superare, credo che se fossero vivi lo farebbero adesso per le popolazioni dell’Emilia Romagna. Penso agli amici che andavano a pedalare tutti i giorni su quei colli che adesso non ci sono più, cancellati dal diluvio».
► Gioia, che cosa sa di quel passaggio di borraccia?
«Beh, qualcosa si sa ormai, ma credo che non sia importante chi l’ha passata a chi. È stata un segno di solidarietà fra due antagonisti, anche mio padre Andrea lo diceva sempre. Per me ha rappresentato anche un trauma, non sa quante volte da ragazzina a scuola mi hanno chiesto della famosa borraccia. “Ma tuo nonno l’ha passata a Coppi o Coppi l’ha passata a lui?”. Io credo che sia bello ricordare soltanto il gesto che ha unito due campioni in un momento di difficoltà».
Coppi
Sono in contatto con il figlio Faustino. Mi piace parlare di mio nonno nelle scuole Borraccia
Non è poi così importante sapere chi l’ha passata a chi. Conta semmai il gesto di solidarietà I tifosi
Ce n’erano tanti anche all’estero. mio nonno e Coppi correvano anche per loro Il presidente
Vedo Mattarella come un nonno di tutti gli Italiani, non come istituzione
► Lei a chi passerebbe la borraccia?
«Da madre di due adolescenti dico che la passerei ai ragazzi, che ne hanno bisogno in questo momento di confusione. A me piace parlare nelle scuole dei valori di Gino. Ai giovani Bartali piace e vorrei che diventasse il nonno di tutti».