CON LA ROMA INSEGUE UNA COPPA DA LEGGENDA
Mourinho ha sempre vinto le finali disputate, come il Siviglia stasera avversario a Budapest: può riuscirci giocando così
Quando la Roma nacque, Ferenc Puskas aveva poco più di due mesi. Quello che sarebbe diventato il più forte calciatore ungherese venne alla luce l’1 aprile 1927, il club giallorosso fu fondato il 7 giugno dello stesso anno. Stasera, nello stadio intitolato a Puskas, scomparso nel 2006, la Roma in
La strategia Va esaltato il lavoro degli esterni. C’è El Shaarawy, Dybala non al massimo parte in panchina Del mio futuro ho parlato con i due capitani Pellegrini e Mancini
segue contro il Siviglia la più importante vittoria internazionale della sua storia. È vero, l’Europa League è figlia della Coppa Uefa e nipotina della Coppa delle Fiere, che il club vinse nel 1961. Però adesso la strada è più tortuosa: 62 anni fa bastarono nove incontri, la finale di Budapest è il quindicesimo. La capitale dell’Ungheria ricorre in questo gioco di incroci. Nel 1961, per la prima volta dalla sua ideazione, la Coppa dei Campioni non fu alzata dal Real Madrid di Puskas: si impose il Benfica allenato da un tecnico carismatico e divisivo, Bela Guttman, nato a Budapest. Guttman conquistò due Coppe dei Campioni, esattamente come Josè Mourinho che però ha una bacheca molto più ricca grazie ai due successi in Europa League e a quello in Conference della scorsa stagione.
Che numeri
Mourinho è lo Special One delle finali europee, cinque feste su cinque. Il Siviglia è il re dell’Europa League: il primato di sei vittorie e la consapevolezza di non aver mai assaggiato il sapore amaro di una sconfitta all’ultimo atto. È roba da invincibili, quindi, ma stasera ci sarà spazio per una sola leggenda. Questa era la coppa degli italiani, otto successi tra il 1989 e il 1999. Ma dopo la vittoria del Parma di
Malesani, il buio. Il dato forse più inquietante è che una squadra spagnola ha sempre vinto una finale europea (Supercoppa esclusa) contro un’avversaria straniera nelle ultime diciassette occasioni. Può sembrare, quindi, che per la Roma sia necessario un miracolo. Ma non è cosi. Per portare la coppa a casa servirà una prestazione lucida, intelligente, allo stesso tempo accorta e coraggiosa.
Il piano gara
José Luis Mendilibar è un teorico della semplicità. Non vende fumo, a costo di apparire antiquato. Calcio semplice, per il tecnico di origini basche, significa preparare bene la partita ma poi pretendere che siano i giocatori a leggerne lo sviluppo e a scegliere la soluzione migliore. E per migliore si intende la più naturale, quella che si adatta in maniera quasi automatica alla logica del gioco. Forse per questo motivo il Siviglia tende ad allargare il campo per andare spesso al cross, utilizzando la spinta dei terzini. Il 4-2-3-1 si trasforma in un 3-2-4-1 perché un terzino a turno va ad affiancare i trequartisti costringendo la difesa rivale a sfilacciarsi. E sui cross si fionda En-Nesyri, ma anche i compagni a rimorchio, cioè i vari Ocampos, Gil, Torres, Rakitic (e pure Suso e Lamela, dall’inizio o più probabilmente dopo). L’assenza dello squalificato Acuna è una buona notizia: l’ex interista Alex Telles fa meno paura. La pressione sulle seconde palle è elevata e il Siviglia cerca spesso il tiro dal limite. In fase difensiva, invece, si chiude quasi con un 5-4-1 perché Fernando si abbassa molto. Però gli spagnoli lasciano parecchi spazi anche perché le marcature preventive sono abbastanza morbide. La Roma non dovrà accontentarsi di presidiare la propria metà campo. Il piano tattico giallorosso prevederà sicuramente un’attenta copertura dell’area che per il Mourinho giallorosso è un po’ come le sperimentazioni con l’uovo per Cracco: una specialità. Ma stavolta, a differenza delle altre gite fuori porta (zero gol segnati in trasferta nella fase a eliminazione diretta), servirà anche uno sviluppo offensivo.
Dybala di scorta
La Roma è più forte sui calci piazzati, ma per batterli bisogna attaccare. Sarà necessario gestire con maestria i tempi della circolazione ed esaltare il doppio lavoro degli esterni, pronti a fare prima i terzini e pochi secondi dopo le ali: le transizioni possono essere decisive, perché quando perde la palla il Siviglia è vulnerabile e ci mette un po’ a sistemarsi. Pellegrini dovrà trovare il momento giusto per le imbucate verso Abraham. El Shaarawy, unico vero contropiedista, avrà il compito di squassare una difesa che concede tanto. Mourinho, sulla cui permanenza in giallorosso non scommetteremmo un fiorino ungherese dopo le frasi di ieri, sa che stavolta non si può solo lanciare lungo: bisogna anche salire con la palla e accompagnare l’azione. Dybala non dovrebbe giocare dall’inizio, però la sua qualità potrebbe essere preziosa nel finale, per congelare il pallone o cercare la giocata risolutiva. Puskas era un attaccante mancino che amava svariare e fare anche il regista offensivo. Raccontano che guardarlo giocare fosse una Joya.
Questa finale per noi è un evento straordinario, per i tifosi è storica. Siamo qui per vincere
Josè Mourinho Allenatore della Roma
Invincibili Gli spagnoli sono imbattuti all’ultimo atto: sei trionfi su sei partecipazioni