Mentalità, giovani e un gruppo rodato È il tesoro di Juric
Sanabria e Rodriguez sono i simboli della vecchia guardia: il lavoro di due anni lascia una ricca eredità
Basi solide, forti e di garanzia. I primi due anni di governo torinista di Ivan Juric lasciano un’eredità che è un valore di assoluto livello: dalla mentalità alle metodologie di lavoro, per finire al patrimonio tecnico rappresentato dai calciatori di proprietà, passato attraverso un progressivo ricambio generazionale frutto degli investimenti della proprietà e costruito dal direttore tecnico, Davide Vagnati. Il Toro è già in viaggio verso lo Juric atto terzo, e ripartirà da una piattaforma di certezze. Continuità e qualità sono i due principi chiave. Dopo le vacanze a Spalato, per Juric ci saranno i presupposti per una bella ripartenza lanciata.
Patrimonio Proprietà, direzione tecnica e allenatore nei primi due anni hanno seminato tanto. Oggi l’eredità è ben visibile. Non a caso, l’allenatore croato nel salutare il campionato aveva spiegato: «Abbiamo una bella base da cui ripartire. Motivo per cui sono molto stimolato dalla prossima stagione». Il successivo appuntamento di Masio della domenica pomeriggio, al tavolo con il presidente Urbano Cairo e il direttore tecnico Davide Vagnati, è servito a certificare la totale sintonia e l’assoluta condivisione del progetto tecnico tra tutte le componenti del club. «Nei primi due anni con Juric abbiamo fatto dei passi in avanti e c’è stato un bel miglioramento. Adesso dobbiamo completare il progetto», aveva raccontato il presidente del Torino, Urbano Cairo. E allora si ripartirà da un patrimonio tecnico di ottimo livello, sia dal punto di vista quantitativo sia qualitativo: della rosa che ha appena concluso la stagione, diciannove sono i calciatori di proprietà del club. Qualcun’altro, poi, è in giro tra l’Italia e l’Europa in prestito e sarà molto probabile rivederli in ritiro a Pinzolo. È il caso, ad esempio, del centrocampista Kone e del trequartista Horvath. Dal primo luglio arriverà il portiere Popa. A conti fatti, lo zoccolo duro del Toro è puntellato da una ventina di calciatori.
Senatori e giovani È una squadra molto ben assortita, tra gli uomini più esperti e i giovani, alcuni dei quali sono letteralmente esplosi nell’ultimo campionato. Sanabria e capitan Rodriguez sono certamente i simboli della vecchia guardia, ma accanto a loro ci saranno, ad esempio, anche Milinkovic, Radonjic, Linetty e questo Karamoh che è stato completamente
riscoperto. C’è un elevato tasso di solidità, ma anche di qualità. E di talento è ricca la pattuglia dei giovani: Samuele Ricci e Ivan Ilic sono i due nomi da copertina. A luglio, a Pinzolo, tornerà a lavorare lo sfortunato Zima, Pellegri si ripresenterà dopo l’Europeo con l’Under 21, Singo e Seck inseguiranno un definitivo salto di qualità. Gineitis avrà un anno in più con Juric, con i suoi diciannove anni con i quali potrà mangiarsi il futuro. Abbiamo lasciato per ultimi Schuurs e Buongiorno, le due autentiche rivelazioni della stagione granata. Sono entrambi classe ‘99 e quindi non possono di certo entrare nella vecchia guardia, ma forse neppure più essere definiti come giovani. Sono due pilastri.
Metodo I due anni di Juric lasciano pure un valore immateriale, sintetizzabile nella mentalità trasmessa al gruppo e nella metodologia di lavoro ormai assimilata. Due valori preziosi che aiuteranno il progetto-Toro a completarsi nel terzo anno di Juric. E a migliorarsi laddove è stato imperfetto: poche vittorie in casa (5) e troppi infortuni.
Patrimonio Sono 19 i calciatori di proprietà del club. Tanta qualità con Ricci, Ilic, Radonjic, Buongiorno, Schuurs