La Gazzetta dello Sport

INTER SFAVORITA? ANCHE CAPELLO&C. LO ERANO COL BARÇA POI HANNO VINTO

- di ALBERTO CERRUTI

Stavolta è difficile dire che nelle finali non ci sono favoriti e quindi, nel caso specifico, Inter e Manchester City hanno cinquanta probabilit­à su cento di successo. Stavolta, nella gara che sabato a Istanbul assegnerà la Champions 2023, i favoriti sono gli uomini di Pep Guardiola, sia perché non hanno mai perso nelle dodici gare precedenti, dal primo 4-0 al Siviglia all’ultimo 4-0 al Real Madrid, sia perché hanno vinto il campionato per la terza volta consecutiv­a, quinta in sei anni. Per fortuna dei nerazzurri, però, la storia delle coppe insegna che qualche volta il pronostico viene ribaltato sul campo. Ne sa qualcosa proprio il City, anche due anni fa campione d’Inghilterr­a e poi sconfitto nella finale di Champions (0-1) contro il Chelsea, soltanto quarto in Premier e staccato di ben diciannove punti. Per rimanere in casa nostra, ci sono due precedenti, nel bene e nel male, che possono incoraggia­re le speranze dei nerazzurri, anche se riguardano i loro dirimpetta­i rossoneri. Il più clamoroso e beneaugura­nte, visto che anche allora Guardiola era un avversario, risale alla finale di Atene del 18 maggio 1994, quando il Barcellona guidato da Johan Cruijff, che affrontava il Milan senza Franco Baresi e Billy Costacurta, era strafavori­to. E invece quella partita fu il capolavoro di Fabio Capello che ricostruì la difesa con Filippo Galli e Paolo Maldini centrali, tra il capitano Mauro Tassotti e Christian Panucci, davanti ai quali si scatenò Daniele Massaro con una doppietta, seguita dai gol di Dejan Savicevic e Marcel Desailly per un esaltante 4-0, nello stesso anno in cui il Milan festeggiò anche lo scudetto, unica volta nella storia del club rossonero e per un allenatore italiano. Fu il modo migliore per castigare l’arroganza di Cruijff, sicuro di vincere, ma anche per cancellare il brutto ricordo dell’anno prima, quando nella finale del 1993, a Monaco di Baviera contro l’Olympique Marsiglia, il grande favorito era il Milan, reduce da dieci vittorie con ventitré gol segnati e appena uno subito, tra l’altro al secondo scudetto consecutiv­o. Tutto inutile, perché ai francesi bastò una rete di Basile Boli per interrompe­re bruscament­e il primo sogno europeo di

Capello. Da allora sono passati trent’anni, quasi la metà di quelli trascorsi dal primo, e per questo ancora più indimentic­abile, trionfo europeo dell’Inter al Prater di Vienna, il 27 maggio 1964, che può allenare le speranze dei nerazzurri. Di fronte ad Armando Picchi e compagni c’era il Real Madrid, non più lo squadrone dei cinque successi consecutiv­i in Coppa dei Campioni, ma ancora con i tre leggendari Ferenc Puskas, Alfredo Di Stefano e Francisco Gento. Normale, quindi, che i nerazzurri partissero sfavoriti, anche perché erano alla loro prima finale. Da buon “Mago”, però, Helenio Herrera, ribaltò il pronostico e grazie al 3-1 firmato dalla doppietta di Sandro Mazzola e dal gol di Aurelio Milani, quella squadra passò direttamen­te dalla cronaca alla storia, diventando la Grande Inter. Nel calcio è impossibil­e qualsiasi paragone a distanza di tempo, ma la storia non si cancella. E soprattutt­o quella ricorda a Simone Inzaghi che nulla è impossibil­e.

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 ?? ?? Il ricordo Il capitano del Milan Mauro Tassotti (a sinistra) col tecnico Fabio Capello al rientro da Atene nel ’94 con la Champions vinta contro il Barça
Il ricordo Il capitano del Milan Mauro Tassotti (a sinistra) col tecnico Fabio Capello al rientro da Atene nel ’94 con la Champions vinta contro il Barça

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