EURO-FIORENTINA TANTE OCCASIONI IN UN COLPO SOLO
Cinque anni fa, di questi tempi, Vincenzo Italiano allenava i dilettanti dell’Arzignano in Serie D. E questa è forse la storia più bella della finale di una Conference League diventata ormai il portafortuna del nostro pallone. Stasera, cinque anni dopo, Vincenzo Italiano questa finale la vuole vincere con la sua Fiorentina per dare un senso concreto allo straordinario lavoro cominciato dalla provincia, predicando calcio e passione, inseguendo un’idea e un sogno. Anche qualche utopia.
Ma questo è Vincenzo Italiano, l’ultimo esempio di allenatore che si è fatto da solo ammirando Arrigo Sacchi, guardando Bielsa, studiando Guardiola, mettendoci poi tanto del suo. Assomiglia anche a Spalletti, ma questa è una storia ancora tutta da scrivere. Italiano è convinto che i risultati arrivino soltanto se al centro di una squadra c’è l’organizzazione di gioco e non i giocatori, soltanto se si fa la partita davvero in undici, a cominciare dai piedi del portiere. E il meccanismo funziona, questione di mentalità.
Molto zemanianamente basta segnare un gol in più dell’avversario per essere felici.
E la Fiorentina è una squadra felice. Attorno al calcio di Italiano ha lavorato duro, è cresciuta, si è consolidata, ha superato le difficoltà e non pochi scetticismi di una Firenze sempre divisa e sempre combattuta, è andata oltre e arriva stasera a giocare la sessantesima partita di una stagione che comunque andrà ricordata e celebrata. Le fatiche viola.
Questa è la seconda finale in quindici giorni e non succedeva da sessant’anni. E anche se la sconfitta con l’Inter in Coppa Italia ha fatto male, questa Fiorentina ha ancora dentro la voglia matta di fare la storia. Concetto banale, ma quando l’ultimo trofeo risale a 22 anni fa con Roberto Mancini allenatore e la Coppa delle Coppe è addirittura datata 1961, tornare a vincere in Europa avrebbe davvero quel senso lì. Un senso di eterno.
E nessuno venga a dire che la Conference è una coppetta, pensate soltanto a cosa ha costruito Mourinho a Roma vincendo la “coppetta” un anno fa. Per questo, ma solo per questo, andrebbe imitato: ognuno ha la sua Champions. West Ham permettendo, ovvio. Gli inglesi sono tosti, hanno ottimi giocatori, forse sono meno squadra della Fiorentina, ma più esperti e forti fisicamente. Tutto questo si sapeva.
E allora ecco altre storie, come quella di Nico Gonzalez che s’è
Italiano allenava in D 5 anni fa, Gonzalez ha saltato il Mondiale: si meritano la finale
perso il titolo mondiale con l’Argentina per un infortunio e cerca la sua personalissima rivincita, o di Cabral che vuole festeggiare il titolo di capocannoniere della Conference, tutta energia nel motore viola. Ma anche Dodò, che è stato fermato dalla guerra in Ucraina, a Firenze ha ritrovato la gioia di giocare e adesso quella gioia la vuole restituire.
Attorno a questa Conference ci sono però anche storie strane, naturalmente firmate Uefa. Come si fa a organizzare una finale in uno stadio come quello dello Slavia Praga da appena ventimila posti? Il calcio non era di tutti?
Andatelo a spiegare a quei quarantamila italiani e inglesi che sono rimasti fuori!