«Perdere così fa davvero male Il mio futuro? Parlerò col club»
Vincenzo al secondo ko dopo la Coppa Italia: «Noi una grande squadra Ora vedrò il presidente»
La marea Il sogno era a un passo con seimila tifosi che non hanno mai smesso di incitare la squadra
La distrazione La buona partita della Fiorentina è stata macchiata nel finale da un errore difensivo
Peccato per il finale. Sarebbe stato proprio bello vincere un trofeo nella città di Zeman. E di Kafka. Perché di Zdenek da Praga Vincenzo Italiano si sente un po’ il continuatore, se non uno dei successori, comunque il ceco è stato un suo maestro o idolo. «Abbiamo perso due finali giocando bene - ha detto il tecnico viola -. Peccato stasera, non immaginavo di finirla così. Abbiamo giocato, avuto occasioni pareggiato il rigore che poteva ammazzarci e sprecato il vantaggio con Mandragora».
I maestri Italiano assieme allo Jurgen Klopp del gegenpressing, il “contropressing”. Assieme a maestro Bielsa e a Guardiola. «Io erede di Zeman? Lo stimo tantissimo perché ha dato grandi spunti a tanti allenatori», dichiarava qualche mese fa Vincenzo da Karlsruhe, Germania, figlio di emigranti rientrati a Ribera, nell’agrigentino. E che si giocava all’Eden Arena, o Fortuna Arena, comunque la si chiami, un nome benaugurante, sembrava un bel segno. Davanti a oltre 6 mila sfegatati tifosi viola che non l’hanno lasciato mai solo.
Grande tifo Come in tutto questo viaggio in Conference. In totale 17 appuntamenti, di cui 9 in trasferta. Ebbene, i tifosi della Fiorentina c’erano nel preliminare di Enschede col Twente e c’erano da Edimburgo fino alla lontanissima Sivas turca. C’erano tanti a Praga in finale. E Italiano ha portato a casa 12 vittorie, e 4 ko, il primo match di girone a Istanbul e in casa col Lech e Basilea, ribaltati in trasferta. E la finale... Non ha fatto fuori il potente West Ham di Londra che non ha mai perso in Conference, 14 successi in 15 gare! Un team da 450 milioni di valore della rosa, rispetto ai 235 della Viola. Eppure l’italianissimo Italiano ha scialato gioco all’europea, re dei gol fatti, 37, dei tiri totali e tentati, delle palle recuperate, alle spalle del solo Villarreal spagnolo per possesso palla. Una squadra alla Italiano, non italiana.
Senza grilli per la testa Non aveva chiesto fenomeni nel suo gruppo in estate. Per dire Dodo è costato meno di 15 milioni allo Shakhtar. Il Barak miracoloso bomber a Basilea 8,5. Mandragora poco più di 8. Il West Ham? Un mercato chiuso a -170 milioni di euro, Paquetà pagato al Lione 43 milioni, Scamacca 36 come Aguerd, il panchinaro Cornet 21… Altra storia, insomma. Vincenzo da Ribera ha fatto con quello che offriva la casa. In campionato ha strappato un settimo e un ottavo posto, e la Fiorentina veniva da un sedicesimo e un decimo. Aggiungendo ben 13 punti alla prima stagione, perdendo qualcosa (6) rispetto all’anno scorso: «C’è un po’ di rammarico per la prima parte di campionato – ha detto due mesi fa -. La grandissima voglia di andare avanti in Conference forse ha tolto un po’ di attenzione al campionato. Adesso è cambiata questa mentalità».
La gavetta Ma, siamo certi, voglia di riprovarci. Italiano in cerca sempre di miglioramenti. Come il passaggio dal 4-3-3 al 4-2-3-1, più adatto a questa squadra. E poi la ricerca di più attenzione nell’aspetto difensivo, dopo essere stato un promotore dell’attacco sempre e comunque. Perché Vincenzo viene dalla gavetta, quella vera. Solo cinque anni fa l’ex centrocampista del
Verona allenava in Serie D all’Arzignano.
Poi col Trapani ha guadagnato la B, e con lo Spezia la Serie A. Dalla quarta serie alla prima, in sintesi, in soli due anni… Se non è un miracolo di volontà e risultati questo… E ora la finale di Coppa Italia e quella di Praga. La città di Zeman e Franz Kafka. Non un terzino destro dello Slavia o del Dukla, ma un grandissimo che scriveva di Metamorfosi, per esempio. Come quella di Italiano in soli 5 anni: da tecnico debuttante e sconosciuto al più desiderato d’Italia. Le ultime parole di Italiano riguardano il futuro: «Ci si incontrerà col presidente e si parlerà».