Da Higuain a Paquetà Gli errori di Leonardo hanno pesato sui conti
In principio furono Higuain, Caldara, Paquetà e Piatek. Flop ultramilionari in maglia rossonera di fronte ai quali i soldi investiti (male) per De Ketelaere, Origi e Adli somigliano quasi a spese di secondo ordine. Perché sì, in tempi non lontani il mercato del Milan ha vissuto momenti decisamente peggiori del 202223, e anche i conti di via Aldo Rossi, almeno in una prima fase, ne hanno risentito: per un ripasso occorre tornare agli oltre 130 milioni bruciati in una stagione, quella in cui a dirigere il mercato era stato Leonardo.
Pipita in fuga Il brasiliano fu chiamato nell’estate 2018, quando Elliott aveva appena preso possesso del club. Un paradigma che sembrava perfetto: la nuova proprietà che si affida all’esperienza di un grande ex — Leonardo era stato calciatore e poi allenatore del Milan — affiancato da una bandiera (Maldini, nominato direttore dello sviluppo strategico). Il neo d.t. aveva margini operativi enormi: con Gazidis a.d. in pectore ma non ancora in società (sarebbe entrato a novembre), tutto il budget passava dalle sue mani. L’inizio fu spettacolare: dalla Juve arrivarono Gonzalo Higuain e Mattia Caldara, presentati in una terrazza di piazza Duomo. L’operazione Higuain era potenzialmente gigantesca: prestito da 18 milioni con diritto di riscatto a 36, cui si aggiungevano 7,5 milioni di ingaggio. Per Caldara furono investiti 35 milioni. Alla somma si aggiungevano i 14 milioni sborsati per Laxalt. Sei mesi dopo, Gattuso — ai tempi tecnico del Milan — si ritrovò a lottare per un posto in Champions senza nessuno dei tre: Caldara sempre infortunato, Laxalt riserva e Higuain... al Chelsea. Dopo un buon inizio (4 gol nelle prime 6 gare tra A e Europa League), il feeling tra il Pipita e il Diavolo si era spento presto: la chiamata da Londra permise al Milan di limitare i danni, risparmiando 9 di prestito.
Pistolero scarico A gennaio del 2019, dopo aver tentato invano di riportare Ibra in rossonero (Zlatan sarebbe arrivato nel 2020), Leonardo decise di virare su Krzysztof Piatek, ”matricola” che nei primi mesi di A, al Genoa, era una macchina da gol. Il d.t. non badò a spese nemmeno in questo caso: Piatek arrivò per 35 milioni. Segnò 7 gol in un mese ma la sua stagione si chiuse in calo, mentre il Milan mancava l’aggancio al treno Champions. La seconda annata del polacco, iniziata con Giampaolo e proseguita con Pioli, finì a inizio 2020, dopo 5 gol in 20 presenze: coi 27 milioni incassati dall’Hertha Berlino il Milan ha realizzato una plusvalenza, seppur minima.
Paquetà a peso d’oro Ma Piatek non è stato l’unico fallimento di quel 2019: sempre a gennaio, dal Flamengo era sbarcato a Milanello anche Lucas Paquetà, costato 38,4 milioni. Terzo acquisto più caro di sempre nella storia del club nonché spesa più alta della gestione Elliott. Anche con lui è andata malissimo: voluto da Leonardo, Paquetà ha salutato a settembre del 2020 (al Lione per 20 milioni) dopo 44 presenze e 4 gol in due stagioni. Tra equivoci tattici (trequartista o mezzala?), scarsa incisività in campo e crisi di ansia (prima di un BresciaMilan chiese a Pioli di non convocarlo). Leonardo, intanto, non era più il d.t.: l’addio si era consumato dopo una stagione.