LA JUVE CHE VERRÀ E LA COMPATIBILITÀ CON ALLEGRI
Èun po’ come ordinare una cioccolata bollente il 15 di agosto, con quaranta gradi all’ombra. Sarà anche buona, anzi lo è sicuramente, ma per dissetarsi non proprio l’ideale. È un po’ come programmare il rientro dalle ferie con il bollino nero. Non sarà una buona idea, anzi non lo è sicuramente, magari ti va bene e fili via senza un intoppo. Ma se decidi di rischiare, ti becchi dieci chilometri di fila - e sei uno di quelli del servizio d’apertura al Tg1 - con chi te la vuoi prendere? A tutto questo è capitato di pensare ieri, ascoltando Maurizio Scanavino - d.g. della Juventus - pronto a raccontare passato e presente bianconero, per poi immaginare il futuro della società e del suo allenatore. Già, Allegri, che - d’altronde - aveva anticipato il finale della storia. E cioè che in panchina l’anno prossimo, ci sarebbe stato ancora lui. Non è dunque in discussione il contenuto dell’annuncio - “Allegri resterà e non c’ è mai stato un dubbio” - quanto le modalità che hanno portato la conferma. Perché ognuno può pensarla come vuole, il popolo ad esempio è a larga maggioranza insoddisfatto, ma non è questo il punto. Allegri è, per curriculum e definizione un grande allenatore. Ma la domanda è nella premessa. Come quella di ordinare una cioccolata a metà agosto, sarà la scelta giusta? Sì, perché nella vita, anche di ogni allenatore e di ogni calciatore - e ci perdonerà lo stesso Allegri se approfittiamo di una sua battuta - c’è sempre una “categoria”. Che non vuol dire esclusivamente una questione di merito o valore. Ma anche di profilo.
Ecco, la Juve che l’estate scorsa ha consegnato al suo pilota una squadra di esperienza - ritenendolo il più adatto per guidare Di Maria, Kostic, Pogba, Paredes - può allo stesso modo considerarlo anche il migliore per avviare una rifondazione e scegliere una linea verde? Perché oltre a promettere un “gioco migliore” (!), Scanavino - ed è anche giusto - ha tratteggiato uno scenario molto chiaro, con i piedi ben piantati a terra, che debba tener conto delle difficoltà legate alla tempesta societaria e a una stagione senza i soldi della Champions. È per questo, d’altra parte, che Di Maria e Paredes sono già tornati a casa. Senza aspettare Giuntoli, che - De Laurentiis permettendo - è comunque il testimonial di quello che sarà o dovrebbe essere il nuovo corso bianconero. Un mercato, come è successo al Napoli, fatto di addii eccellenti, di un monte ingaggi da potare energicamente, di intuizioni a basso costo. Il dubbio insomma è forte e non riguarda le capacità di Allegri, a cui va dato atto, giustamente - di aver rappresentato un punto di riferimento per la squadra in un momento molto delicato. Quando bisognava far ricorso al carisma e all’esperienza, per non perdere la rotta con il mare grosso. Ma resta da capire - al di là di un contratto per due anni da onorare - come sia possibile che il miglior allenatore per Di Maria e Pogba sia allo stesso modo l’ideale per voltare completamente pagina. Il calcio, dite, è sempre e solo uno? Forse sì. E allora, dai, anche se fa 40 gradi, tutti negli spogliatoi a prendere un tè caldo.