La Gazzetta dello Sport

Come Boston-Lakers I coach e 10 giocatori fanno la Nba d’Europa

- di Dan Peterson

Il primo playoff in Italia è datato 1976-77. Dopo 47 anni accade per la prima volta che due club si affrontano per il terzo anno consecutiv­o! Non per niente Olimpia-Virtus è chiamato “il derby d’Italia del basket”. È una rivalità tipo i Boston Celtics contro i Los Angeles Lakers nell’NBA, tra due grandi squadre con una tradizione importanti­ssima alle spalle, sia per ciò che hanno vinto nella loro storia (29 scudetti Milano, 16 Bologna) per le finali giocate l’una contro l’altra nell’era playoff, cinque in totale.Come dice qualcuno, questi due club sono l’NBA dell’Italia (e forse dell’Europa), visto che sommano dieci giocatori inseriti nella rotazione delle semifinali che hanno un passato nella grande lega nordameric­ana. L’Olimpia ne ha 4: Melli, Napier, Datome e Hall. La Virtus ne ha sei: Teodosic, Belinelli (13 stagioni con 9 squadre), Mannion, Mickey, Ojeleye e Shengelia. Inoltre i due allenatori sono stati assistenti nell’NBA: Ettore Messina, oggi coach dell’Olimpia Milano, è stato vice nientemeno del mitico Gregg Popovich a San Antonio per cinque anni, 2014-19; Sergio Scariolo, oggi coach della Virtus Bologna, è stato vice di Nick Nurse a Toronto per tre stagioni, 2018-21, vincendo il titolo nel 2019. Quindi, due pedigree impression­anti. Di sicuro entrambi hanno trasmesso qualcosa della NBA alle squadre che allenano oggi. Certo, hanno “rubato” dai loro capi uno schema, un esercizio, un’idea, una filosofia, un metodo. Ma sono altrettant­o sicuro che hanno preso lezioni da ogni altra squadra e ogni altro coach nell’NBA. Seguono una frase di Pablo Picasso: “gli artisti mediocri copiano, i geni rubano”. E sia chiaro, Messina e Scariolo sono dei geni, bravissimi nel tenere il passo con i tempi. È più di 30 anni che sono ai vertici del basket, uno sport che ha visto diversi cambiament­i nel modo di giocare in quei tre decenni. Faccio fatica a pensare ad altri coach europei che si sono adeguati a ogni nuova tendenza come loro. Mi vengono in mente Zelimir Obradovic (Partizan Belgrado), Aito (Girona), Ataman (ora con Panathinai­kos Atene).

Tattiche e sorprese Cosa stanno pianifican­do questi due grandi tecnici adesso? Dico come la pensavo io ai miei tempi. Mi chiedevo: “quali tre giocatori dell’altra squadra devo limitare?” Contro Pesaro: Magnifico, Kicanovic e Bouie. Contro Caserta: Oscar, Nando Gentile, Esposito. Contro la Virtus: Villalta, Bonamico e Brunamonti. Se Messina pensa così forse sta studiando come limitare Teodosic. Gioca la carta Hall? Poi, chi prende Belinelli? Prova Napier? Forse no, pochi centimetri. Oppure Tonut? Chi starà addosso a Shengelia? Anche se cede qualche centimetro, prova con Hines? Oppure, più logico, Melli? Se riesce a frenare Teodosic, toglie il creatore del gioco. Se limita Belinelli, contiene un terminale devastante. Se cancella il gioco interno di Shengelia, elimina la forza di Bologna in area. Idem per Scariolo. Ha davvero qualcuno in grado a reggere il ritmo di una scheggia come Napier? Uno specialist­a, anche più alto, come Pajola? Oppure l’atleta Hackett, che accetta ogni dura sfida. Poi che fare con Baron? Il suo tiro da tre è l’apriscatol­e dell’Olimpia. Metti uno specialist­a, come Pajola o rischi uno più alto, come Ojeleye? Poi, chi può difendere l’uno contro uno di Shields? Il tuttofare Cordinier? E occhio alle sorprese! Chi dice che Messina non schiaffi una zona pressing con raddoppi su Teodosic e Belinelli prima che passino la linea di metà campo? Messina ha pure usato la 1-3-1 nel passato. Anche Scariolo non lascerà Milano giocare una gara tranquilla! Farà una zona o teme i tiri da tre di Baron? Farà una “boxand-one” (quattro a zona e uno a uomo) contro Shields? Oppure, una “triangolo e due” con tre a zona, uno su Baron e uno su Shields. La bravura di Messina e Scariolo sta nella loro flessibili­tà. Loro sono pronti a cambiare in un niente. In questo, mi ricordano Valerio Bianchini, maestro nel leggere la partita e inventare le mosse in un baleno. Ettore e Sergio hanno ciò che viene chiamato “feeling della partita”. Sono il Cesare Rubini e l’Aza Nikolic di questi tempi.

 ?? ?? Amarcord Il duello dei play nella finale scudetto 1984: Mike D’Antoni (Milano) contro Roberto Brunamonti (Virtus)
Amarcord Il duello dei play nella finale scudetto 1984: Mike D’Antoni (Milano) contro Roberto Brunamonti (Virtus)

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