Da Udine all’Udinese Paul e lo stop doping Cinque mesi nel tunnel in attesa del processo
La Juventus ritrova l’Udinese: l’inizio della fine della stagione di Paul Pogba. All’andata – 20 agosto - il numero 10 bianconero viene convocato, ma trascorre 90 minuti in panchina in Friuli. La Signora vince 3-0 con gol di Chiesa, Vlahovic e Rabiot. Eppure, suo malgrado, è protagonista anche l’ex Manchester United. Non in campo. Ma nel post gara, quando viene sorteggiato all’antidoping. E a distanza di venti giorni - 11 settembre - arriva la stangata che rovescia l’annata del campione del mondo 2018: positivo al testosterone e ai suoi metaboliti e sospeso in via cautelare per doping. Sono passati 175 giorni dall’esordio di Udine e i minuti di Pogba restano i 52 complessivi tra Bologna e Empoli, quelli collezionati tra il controllo di Udine e l’ufficialità della squalifica. È cambiata la Signora di Allegri, trasformatasi nella prima rivale dell’Inter per lo scudetto. Ma a variare è stata soprattutto la vita di Paul. Domani Pogba non ci sarà con l’Udinese, ma proprio in questi giorni potrebbe conoscere la data della sua partita più importante: il processo presso il Tribunale nazionale antidoping. Inizialmente fissato per il 18 gennaio, poi rinviato a dopo il 15 febbraio come chiesto dai legali del numero 10. L’ultima di una serie di tappe: dalla conferma delle controanalisi (positivo anche il campione B dell’urina, 6 ottobre) ai 4 anni di squalifica richiesti dalla Procura antidoping (7 dicembre). Gli avvocati sono al lavoro per dimostrare la non intenzionalità del giocatore nell’assunzione della sostanza dopante che, in quel caso, porterebbe al dimezzamento della pena.
Da Pjanic a Evra Cinque mesi lunghissimi. Vissuti in famiglia, con la moglie Maria Zulay e i bambini, ma forzatamente lontano dalla Juventus. Paul la scorsa settimana è stato fotografato a San Siro accanto all’ex bianconero Lilian Thuram, il padre dell’interista Marcus, a seguire il derby d’Italia. Una delle poche occasioni in cui è comparso in pubblico vicino alla Signora. I regolamenti vietano al centrocampista non solo di allenarsi con la squadra, ma anche di frequentare la Continassa. Così, tra i vari blitz a Parigi, quello a Dubai in compagnia di Miralem Pjanic e quello al Gp di Abu Dhabi con l’amico Patrice Evra, il Polpo ha sfruttato la villa super attrezzata sulle colline torinesi per tenersi in forma in attesa del processo. Nell’ex reggia del Cristiano Ronaldo juventino, Pogba lavora con uno staff personale: palestra, piscina interna. E ampio giardino, dove il Polpo sfida anche i figli a pallone. Non è come disputare una partita di Serie A. E diversa è anche la retribuzione. Dalla sospensione per doping – e in attesa del verdetto e dell’eventuale divorzio con il club – la busta paga si è ridotta drasticamente: circa 2 mila euro al mese (il minimo previsto dal contratto collettivo) e non gli 8 milioni a stagione (più 2 di bonus) previsti dall’accordo firmato nell’estate 2022. Quello che non si è interrotto, è il legame con gran parte della squadra. A partire dal connazionale Rabiot e Timothy Weah, che non abita molto lontano da lui. Il feeling con l’americano è sbocciato durante il ritiro estivo e la scorsa settimana, durante il soggiorno di George Weah in Italia, Pogba ha conosciuto anche l’ex Pallone d’Oro del Milan. Proseguono i contatti anche con la Francia del c.t. Didier Deschamps.